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Amavo guardare le stelle.
Fin da bambina, ne ero affascinata. Mi ricordo ancora quando dissi a mia mamma «Mamma, da grande voglio diventare una stella» e chissà cosa avessi avuto in quella mia testolina per prevedere in un certo senso quello che..sarebbe stato il mio futuro. Ma non credo sia il momento di parlarne, visto che prima di ciò voglio raccontare la nostra storia, o la mia.

Entrati in casa, mi accorsi che il piccolo Liam si era addormentato sul divano insieme a Fiona, cosí lo presi in braccio e Sean svegliò Fiona. Io e Carl lo portammo a letto e poi andai in bagno dopo aver lasciato le mie cose in camera. Dovevo disinfettare di nuovo le ferite. Presi quindi il necessario e poi indossai la maglia di Carl che mi aveva dato per quella sera.

«Tutto bene?» non mi accorsi che intanto lui aveva bussato alla porta
«Si» come doveva andare? Non potevo certo dirgli la verità, cioè che bene, non andava per niente.

«Non ci credo nemmeno morto.
Io me ne accorgo sempre quando hai qualcosa che non va, solo che ogni volta ci passo sopra. Penso "avrà le sue cazzo di cose" ma poi mi ricordo che puoi averle solo una volta al mese. Come minimo, così ti ci vedo gran parte dei giorni della settimana.
Lo sai che puoi parlare di tutto con me»

Oh se solo mi fossi sfogata con lui e li avessi raccontato tutto. Se solo mi fossi buttata tra le sue braccia a piangere, per poi sentire di meno quell'enorme peso che portavo. Forse, sarei stata bene.

«Va tutto bene, davvero. Non c'è niente di cui preoccuparsi» questa, ripeto questa, fu la mia risposta.

Carl aveva scelto di credermi, quella sera.

She brought the rainDove le storie prendono vita. Scoprilo ora