"Ed in certi momenti, pur in mezzo ad un frastuono infernale, l'unica cosa che riusciamo a sentire sono i rumori dei nostri pensieri, i battiti frenetici di un cuore vivo, il suono dei passi su un terreno che attraversiamo correndo e l'eco di un senso di colpa che ti devasta l'anima".
*****
Madrid - Ore 19,00
Sono seduta accanto al letto di Alicia non so da quanto ormai.
Sembra che il battito del suo cuore su quel diagramma sia diventato il mio, perché anch'io mi sento così: inerme, immobile. In coma. Esattamente come lei.
Non ci sono parole per descrivere con quale stato d'animo ho affrontato il viaggio, se avessi potuto avrei buttato giù il pilota dall'aereo e avrei guidato io, a velocità folle, pur di arrivare in tempo.
Perché non ero qui? Perché non ho rispettato la mia promessa?
Guardo Alicia immobile, i tubi infilati nel naso, la flebo attaccata al braccio: ho avuto una reazione quasi di pura ira quando l'ho vista.
Non puoi arrenderti. Non puoi.
Ho bisogno di te. Io come tutti.
Ora più che mai.
Soprattutto tua figlia.
Quella bimba meravigliosa, piccola e paffuta che ho tenuto tra le mie braccia come il più prezioso dei tesori.
Continuano a chiamare dall'ufficio ed io lascio la segreteria accesa, perché non ho voglia di sentire nessuno, meno che mai quelli della Sunlight che vogliono spiegazioni; esistono delle priorità e tu ora sei la mia.
Distacco della placenta. Emorragia.
Come è potuto accadere?
Ricordo il discorso che il dottore ha fatto a Guti questa mattina:
"Signor Gutiérrez" inizia serio.
José, l'uomo che non è nemmeno lontanamente l'ombra della persona che conoscevamo, si alza, andandogli incontro: "Sì, mi dica".
"L'abbiamo intubata. La situazione non è migliorata da questa notte, è sostanzialmente stabile. Non possiamo fare niente per aiutarla, dipende solo da sua moglie ora" spiega calmo.
"E se non dovesse svegliarsi?" dice con voce flebile José, quasi spaventato dalla sua stessa domanda.
"Sarò onesto con lei, signor Gutiérrez. Più tempo rimane in coma, più ci sono possibilità che riporti danni cerebrali. Purtroppo non possiamo fare altro che aspettare" conclude.
"Ma come può essere che al giorno d'oggi succedano cose del genere? Lei doveva solo partorire!" sbotta lui con la carica che solo l'ira causata da un forte dolore provoca.
"Nessuno può prevede un distacco della placenta" risponde pacato il medico, probabilmente abituato a vederne di tutti i colori.
"Certo, per lei è facile, non c'è sua moglie là dentro!" esplode.
"José, ti prego calmati" interviene Iker poggiando una mano sulla spalla dell'amico "Nessuno ha colpa".
Guti sospira e chiude gli occhi: "Mi scusi dottore, so che ha fatto del suo meglio".
"Non si preoccupi, capisco. Se vuole può vederla adesso" risponde il medico "E ora scusatemi, ho un altro paziente da visitare" dice prima di allontanarsi.
Io ed Iker gli facciamo un segno di incoraggiamento, mentre José lentamente si avvia verso la porta e la spinge, quasi terrorizzato come nel peggiore degli horror, ma che in questo caso è diventato realtà.
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A thin borderline || Ramos, Casillas
FanficRimango sola con i miei pensieri e decido di uscire per prendere un po' d'aria, ma quando sto per aprirla sento delle voci concitate provenire dall'esterno: "Allora che pensi di fare, eh?" urla Iker. "Non capisco che vuoi dire" risponde secco Sergio...