"Starai bene qui, Halsey" dice mio padre, come ogni volta che ci trasferiamo in un altra città, e ogni volta è sempre un unica rottura di coglioni "te lo prometto"
Dal mio viso spunta uno dei sorrisi più falsi che abbia mai fatto in tutta la mia vita, ma almeno mi si scollerà di dosso, pensando che io creda in quello che dice.
"Ehm si, ora vado al bagno" mi dileguo, slacciano la cintura e raggiungendo velocemente il minuscolo bagno del jet.
Chiudo la porta a chiave e mi siedo sulla fredda tavoletta bianca con le gambe accavallate l'una sopra l'altra.
Los Angeles.
Ho sentito parlare di questa città in California molto spesso, alla tv, da dei vecchi 'amici' incontrati nelle città in cui ho vissuto, sui giornali, da papà.
Ho scoperto che mi sarei trasferita a Los Angeles solo una settimana fa, dalla segretaria di mio padre, e ho avuto appena il tempo di fare i bagagli che già eravamo di nuovo a bordo di questo 'splendido' jet.
Beh, oddio, è un aereoplano bellissimo, molto moderno e lussuoso e so bene che devo ritenermi fortunata ad averne uno, ma ormai è diventato un mezzo di trasporto troppo frequente.
Questo aereo mi ricorda ogni singolo viaggio fatto in tutta la mia vita, ogni trasferimento, e fidatevi quando dico che ne ho fatti migliaia.
Mi alzo e pigio il pulsante dello scarico, portando velocemente le mani alle orecchie.
So che è una cosa stupida, ma ho il terrore del rumore dello scarico dell'aereo sin da quando ero piccola, avevo paura mi potesse risucchiare e buttare giù dal velivolo, in mezzo al nulla, catapultata a chissà quanto chilometri orari nel vuoto fino a spappolarmi sopra a qualche edificio.
Lavo velocemente le mani e mi sistemo i capelli, per poi aprire la porta e tornare a sedermi sul mio comodo sedile rivestito di pelle color panna.
"Gradisce qualcosa da bere signorina White?" Chiede una ragazza del personale di bordo
"Del te verde freddo, per piacere" chiedo
"Glielo porto subito"Secondo le indicazioni del pilota, mancano pochi minuti all'atterraggio.
3...2...1... Boom
Los Angeles, eccomi qui
Indosso i miei occhiali da sole e prendo la borsa, che avevo riposto nella cappelliera sopra alle poltrone, per poi dirigermi verso l'uscita.
Appena metto piede sulla scaletta, la calda aria californiana mi colpisce, scompigliandomi i lisci capelli castani.
Mi soffermo a scrutare il paesaggio e, delusa dal nulla più assoluto, salgo sull automobile bianca, in attesa che i miei bagagli vengano caricati sul veicolo."Prima volta a Los Angeles, se mi posso permettere?" Chiede l'autista guardandomi attraverso lo specchietto.
Da diverse decine di minuti sto fissando il panorama, con la testa poggiata sul freddo finestrino.
"Ehm si" rispondo.
Ad un tratto la macchina si ferma, in una via piena di gigantesche ville bianche, molto simili tra loro.
"Eccoci arrivati" mio padre posa la sua grande mano sulla mia coscia, e al contatto rabbrividisco.
Ammiro l'enorme villone bianco pieno di vetrate, molto moderno devo dire, coperto da un ampio cancello grigio.
Appena oltrepassata la recinzione, c'è una rotonda circondata D ghiaia e abbellita da una fontana in marmo italiano.
Oltre la rotonda, una scalinata in legno colorato di grigio e una porta moderna con una lunga maniglia verticale in ferro.
Entrati, la casa si divide in due parti: una superiore, a cui si può accedere salendo dei rettangoli neri non dotati di ringhiera chiamati 'scale', e una inferiore, che inizia con quello che sembrerebbe un soggiorno.
"Dunque, questo è il salotto, qui più avanti c'è una cucina, una sala da pranzo, un bagno e le scale per il piano inferiore" spiega mio padre "al quale troverai una palestra, una sala cinema, diversi uffici: uno mio, uno tuo e uno di emergenza."
"Quanti piani ha la casa?" Chiedo
"Beh, contando anche quello inferiore e quello terreno, 5" risponde contando con le dita "io sono al 3, tu al 4 e al 5 c'è la mansarda e la terrazza"
Parto subito in esplorazione e salgo al quarto piano.
Ci sono quattro diverse stanze, che inizio a visitare a partire da quella più a sinistra: la cabina armadio/ stanza make up.
Poi, in ordine da sinistra a destra, vi sono: il bagno, la camera e una stanza per le feste e i pijama party.
Entro nella terza stanza, dove ci sono un letto, un televisore immenso, delle poltroncine, un tavolo e un immensa vetrata che da sul giardino posteriore.
Mi avvio verso la vetrata e scosto le morbide tende bianche, per ammirare il panorama, sperando di non rimanerne delusa.
Ed ecco, che sotto a me vedo qualcosa di simile al paradiso: una piscina con scivoli, campi da tennis, pallavolo, beach volley,...
Cavoli, essendo che prima abbiamo sempre vissuto in città urbanizzate al massimo, non ho mai avuto un giardino, solo terrazze che davano su palazzi illuminati dai cartelli elettrici.
Penso che sfrutterò al massimo la possibilità di avere un giardino, prima di ritornare ai palazzi."Io esco a fare un giro per ambientarmi" grido
"Ok, io sono sistemare il mio ufficio, se hai bisogno chiama" risponde mio padre dal piano inferioreChiudo il cancello alle mie spalle e mi giro, cercando di capire dove mi trovo più o meno e dove andare.
Di punto in bianco un cane dal pelo sfumato bianco e grigio mi salta addosso, leccandomi tutte le gambe.
"Jaxx, sta' fermo" lo rimprovera la padrona
Inutile dire che tanto ormai sono già completamente lavata.
"Dio, scusa tanto, ma a volte non so cosa gli prenda" si scusa la padrona toccandosi nervosamente il capo.
"Non fa niente" sorrido
"Sei nuova qui? Non ti ho mai vista" dice poi
"Ehm, si, mi sono trasferita oggi, piacere, Halsey"
"Oh, piacere Madison, ma chiamami pure Maddie... E lui è il mio cane Jax"
"Va bene, ci si vede in giro" mi dileguo frettolosamente
Dopo aver girato per ore, mi ritrovo in una via affollata, piena di negozi di abbigliamento e altro, se non mi sbaglio è il centro di Los Angeles...
Ma purtroppo non mi sono documentata su questa città, sulle cose caratteristiche, i luoghi da visitare, le migliori caffetterie,...
"Ehi" chiamo un ragazzo coi capelli casani tenuti indietro da una bandana bordeaux in tinta con le vans "sapresti dirmi dove si trova Beverly Boulevard?"
"Ehm, sto andando proprio li, se mi vuoi seguire" sorride
Lo seguo velocemente, mantenendo una distanza 'di sicurezza' nel caso fosse un malintenzionato, ma cercando allo stesso tempo di non perderlo tra la folla, fino a quando non entriamo in un altra via più tranquilla.
"Vieni qui, non stare la" mi rimprovera
Aumento il passo fino ad affiancarlo.
"Io sono Taylor, piacere" si presenta porgendomi la mano
"Halsey, piacere mio" stringo la presa
"Come mai vai a Beverly Boulevard?" Chiede
"Mi sono trasferita lì oggi" sorrido "tu?"
"Vado dal mio migliore amico... Uh, che bello, quindi sei nuova! Da dove vieni?"
Taaaaac
Domanda clue, da dove vengo? Se dovessi dire il nome di tutte le città in cui ho vissuto scapperebbe, se dicessi che non lo so, scapperebbe comunque, quindi..
"Beh, sono nata a Miami ma ho dovuto seguire mio padre in tutti i suoi trasferimenti e quindi ho vissuto in moltissimi paesi americani"
"Wow, che fortuna" commenta sognante
No, per niente, vorrei dirgli, ma tanto non servirebbe a nulla, rovinerei solo la sua giornata e nient altro.
"Tu, invece?"
"100% cittadino di Los Angeles dal lontano 2000" scherza
Sembra davvero molto simpatico...... Taylor?!
"Non ci credo, anche io sono 2000" ridoDurante il tragitto parliamo del più e del meno, fino a quando non giungiamo davanti a casa mia.
"Allora ci si vede in giro" esclamo
"Già, chiamami" sorride
Che scemo, neanche ho il suo numero e dovrei chiamarlo!?
Sorpasso la cancellata ed entro in casa.
"Sono a casaaaaa" grido
"Bella Los Angeles?" Mio padre compare dal nulla più assoluto
"Ehm si" commento sorseggiando della coca cola fresca
"Mi fa piacere" sorride"Ah, stasera avremo ospiti a casa nostra i signori Shadow, i vicini, nonché miei compagni di università, quindi vestiti elegante" conclude
Uff, mi sono appena trasferita in una città completamente nuova e come se non bastasse, ad aumentare lo stress, arrivano questi a cena?!?
Salgo velocemente in camera mia e mi faccio una doccia rilassante, per poi asciugarmi i capelli e piastrali.
Esco dal bagno con l'asciugamano legato in vita ed entrò nel guardaroba.
Mi trucco con della matita, mascara, eye liner e un rossetto nude.
Per quanto riguarda l'outfit, indosso una gonna nera, un top bianco con la scritta 'problems are waitin' for you', delle scarpe col tacco a punta nere e dei gioielli.
Mancano pochi minuti alle 20:30 e la mia stanza è un disordine totale.
Inizio a buttare gli asciugamani nei cesti delle cose da lavare e rifaccio il letto, tiro le tende, spengo la televisione e butto la bottiglia di te nel cestino.
Preciso e puntuale si presenta il fatidico rumore del campanello.
*ding dong*
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COSÌ VICINI, COSÌ LONTANI
Teen FictionHalsey White è una sedicenne americana che può chiamare casa solo il proprio corpo. Figlia di un ricco imprenditore e di una donna dalla misteriosa fine è costretta a seguire il padre ovunque egli si debba spostare per motivi lavorativi, cercando se...