Robin spense la sveglia per la terza volta, aggrappandosi disperato agli ultimi beati minuti di sonno prima di aprire il negozio. Questo è uno dei vantaggi nel vivere vicino al luogo dove lavori: è quasi impossibile essere in ritardo. Alle 7:30 scese finalmente giù dal letto, si trascinò in cucina e mise due fette di pane nel tosta-pane.
<<Allora sei vivo!>> Killian era già seduto al tavolo con una tazza di caffè in mano e con un sorrisetto sul viso. <<Voglio dire, amico, sono sorpreso di non vederti del tutto sveglio>>
<<Perchè non dovrei essere sveglio?!>> Robin si riferì alla tarda notte precedente (o più correttamente, mattina presto). Aprì il frigorifero e prese la marmellata da uno degli scaffali mentre Killian rise e bevve un'altro sorso del suo caffè, alzando l'altra mano con finta innocenza.
<<Sai, non mi interessa a che ora torni a casa>>
<<Killian?>> entrambi rivolsero lo sguardo all'apertura tra le stanze, Killian spalancò leggermente gli occhi non appena fissò il suo sguardo su Robin. Robin ricambiò lo sguardo corrugando la fronte e chiedendosi a chi appartenesse quella voce sconosciuta.
<<Ho dimenticato di dirtelo, Emma è qui>> Killian guardò il pavimento per un'attimo con un sorriso stanco sul volto. La domanda "chi è Emma" cominciò a formarsi sulle labbra di Robin, ma lei era già entrata nella stanza, i suoi lunghi capelli biondi le cadevano come onde lungo il viso e le spalle, e il suo trucco era un pò rovinato dalla sera precedente.
Indossava una delle magliette di Killian e un paio dei suoi pantaloncini, sembrava impassibile, ma non ignara della presenza di Robin.<<Hey>> andò incontro a Robin tendendogli una mano <<Tu devi essere Robin. Sono Emma>> le strinse la mano e annuì sapendo che il suo compagno di stanza debba averle parlato di lui.
<<La mia reputazione mi precede>> le sorrise calorosamente grattandosi dietro la testa.
Ebbero un lungo discorso cortese, e Robin scoprì che in realtà Emma e Killian si vedevano già da tempo. Si prefisse di parlare di tutto ciò all'amico più tardi, si diresse al piano inferiore, verso la porta d'entrata del negozio e girò il cartello da "chiuso" ad "aperto"
_ _ _Regina si svegliò al suono della sua sveglia senza essere sicura di aver dormito totalmente o di aver sonnecchiato tutta la notte. Sorseggiò il caffè seduta al tavolo della sua cucina, aspettando che il suo toast fosse pronto, e fissando la stanza difronte. Gli scatoloni erano ancora disposti lungo le pareti, mezzi aperti, le etichette scritte a mano erano state ricalcate per potersi vedere meglio nella luce fioca.
Una volta finito di prepararsi erano appena le otto passate, quindi ebbe tempo di guardarsi attorno prima di andare in ufficio. Una nuova città con nuove persone era proprio quello di cui aveva bisogno. Si infilò gli stivali e un cappotto grigio, che era l'unico abbastanza chiaro che aveva per quel tempo, ed uscì dall'appartamento.
Ogni strada le sembrò diversa, tutte le abitazioni erano rivestite con legno dipinto e il pavimento era ricoperto di piastrelle di calcestruzzo che producevano un soffice clop ad ogni passo. Svoltò alla strada successiva e sospirò felice, trovando una caffetteria con l'insegna scritta a mano su una lavagnetta appesa fuori. Perfetto.
Il noto profumo dei chicchi di caffè la seguì fuori dalla porta non appena ritornò sulla strada tenendo in mano un bicchiere di cartone. Arrestò i suoi passi, con il bicchiere a mezz'aria nel percorso verso la sua bocca, vide per la prima volta la libreria. L'insegna era di legno con su scritto in grandi lettere dorate "ventitré pagine".
Regina attraversò la strada e spinse la porta sentendo il suono della campanella sopra di essa. Era bellissimo. Ogni parete era ricoperta di libri, troppi ammucchiati su uno stesso scaffale. Camminò rapidamente per il negozio sfiorando con l'indice il bordo dei libri, guardando quelli più recenti disposti su tavoli rotondi al centro della stanza.
All'angolo c'erano due poltrone grandi, sciupate e rivestite di pelle e tra di esse un tavolo. Regina pensò di aver vinto alla lotteria per essersi ritrovata da queste parti, ma i suoi pensieri vennero interrotti da un tocco sulla sua spalla.
<<Ciao!>>
Si girò e vide un uomo sorridente, i suoi capelli castani cadevano leggeri, e la sua barba, simile alla paglia, era disposta tutt'intorno alla sua mascella.
<<Ci conosciamo?>> Regina non aveva intenzione di essere scortese, ma non era una persona molto socievole. Specialmente se non conosceva la persona che le stava parlando. L'uomo sorrise appena prima di parlare, imperturbato dal suo tono tagliente.
<<Se vivi in una piccola città tendi a conoscere tutti. Detto questo, non ti ho mai vista in giro prima d'ora, scommetto che ti sei appena trasferita>> Regina ascoltò e inarcò un sopracciglio, ridendo a dispetto di se stessa. <<Sono Robin Locksley>> le tese una mano e lei la afferrò e la scosse, la mano calda di Robin contro la sua.
<<Regina Mills. Hai indovinato, mi sono trasferita qui ieri>> lo scruta con lo sguardo dall'alto verso il basso <<Lavori qui?>>
<<Si. Sono il proprietario del negozio in realtà>>
<<Questo posto è tuo?!>> Regina aveva 24 anni e Robin aveva al massimo due anni più di lei. Non molte persone nel bel mezzo dei vent'anni possono dire di avere una libreria tutta loro. <<Sono impressionata, è fantastico>>
<<L'ho ereditata dopo che mio padre...è venuto a mancare>> la tristezza aveva indurito i suoi lineamenti per qualche secondo, ma poi si è ripreso rapidamente, i suoi occhi quasi scintillavano nel guardare Regina. scintillano? Ma a cosa stai pensando, Mills.
<<È accaduto anni fa>> la rassicurò.
<<Questo non vuol dire che hai smesso di soffrire>>
Entrambi si guardarono per un secondo, pieni di comprensione l'uno per l'altra. Regina fece un gran sospiro e sorrise, confusa e cercando di nascondere la vulnerabilità della sua precedente affermazione. Non lo conosceva neanche quell'uomo, perché stava per condividere con lui la storia della sua vita? Robin cambiò argomento.
<<Bene, ora ti lascio andare Regina. Chiamami nel caso ti servisse qualcosa>> sorrise e spostò i suoi occhi non appena il suo sguardo incontrò quello di Regina. Lei ridacchiò ringraziandolo per poi tornare a guardare gli scaffali.
Robin tornò al suo posto dietro al bancone, aprendo i moduli d'ordine sul suo computer. Sentì dei passi scendere le scale dal suo appartamento: Emma apparse pochi secondi dopo accanto a lui per offrirgli un'altra tazza di caffè.
<<Emma Swan>>
Robin si guardò intorno senza capire cosa stava accadendo. Regina era in piedi con le braccia incrociate sul petto e un sorriso sulle labbra. Emma si lasciò scappare una piccola risata e corse incontro all'altra donna per stringerla a se. Robin le guardava scambiarsi diverse frasi come "mi sei mancata" o "dove sei stata".
<<Mi sono perso qualcosa?>> Killian aveva seguito Emma per le scale e si era diretto dietro il bancone.
<<Vorrei saperlo anche io>>
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Hey ciao a tutti, volevo, prima di tutto, ringraziarvi per tutte le visualizzazioni che ho avuto sulle mie storie. Inoltre volevo dirvi che, come avrete intuito dal titolo della ff, questa è solo una traduzione della storia scritta in inglese da TheSideOfTheAngels quindi tutti i diritti sono riservati a lei. Grazie per l'attenzione 😘
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Twenty-three pages [traduzione in italiano] (Cc @TheSideOfTheAngels)
FanfictionRobin vive sopra la libreria che possiede all'angolo di una piccola strada nel tipo di città dove tutti passano ma difficilmente ci si fermano. Regina lavora sotto copertura, il suo nuovo caso la conduce nella città che è molto diversa da New York...