CAPITOLO 1

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Era il primo giorno della prima elementare. Io conoscevo quasi tutti della mia nuova classe perché erano all'asilo con me: Giuly, Jack, Susan, Robert, Logan e Miranda. Poi c'era quell'antipatica di Fallon con Clelia e Linda al seguito. Bleah, più snob di così non si può. Anche all'asilo si credevano chissà chi solo perché erano un trio di bionde, e le bionde sono le migliori di tutti, a parer loro.

Dicevo, era il primo giorno di scuola alla Dimoson Elementary School. Prima di entrare salutai mio padre David e mia madre Clare e seguii gli altri bambini della mia età dentro l'edificio. La scuola era enorme: era costituita da tre piani e c'erano tantissime aule! Quella di informatica, il laboratorio di chimica, l'aula di arte, l'aula computer, quella di musica con tanti strumenti musicali e l'osservatorio. Non era un vero e proprio osservatorio, era solo una stanza dal soffitto a cupola con le costellazioni e i pianeti luminosi. La maestra che ci fece da guida per la scuola era simpaticissima: aveva i capelli biondi raccolti, occhi grigio-azzurro e sempre il sorriso sulle labbra. Mi sembra che si chiami Miss Geroms. Durante il giro, però, tutti mi stavano lontani; o almeno qualcuno mi stava vicino e cominciava a conversare con me, poi si inventava una scusa per andarsene, così io rimanevo sola. Suonò l'intervallo e uscimmo in giardino.

Tutti gli altri bambini andarono a giocare a nascondino o a prendere; io no

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Tutti gli altri bambini andarono a giocare a nascondino o a prendere; io no. C'erano le femmine della mia classe intente a scambiarsi portachiavi, ciondoli e robe varie e a civettare isteriche. Ogni tanto mi guardavano con disgusto e ritornavano a parlare fitto fitto. Decisi di starmene per conto mio. Mi appoggiai con la schiena al muro della scuola e mi misi a leggere Percy Jackson. Ero intenta nella lettura, quando qualcuno mi disse:   -Io non l'ho mai ritrovato.-

Alzai lo sguardo dal libro. -Che cosa?-

Una ragazzina della mia età mi si era affiancata. Aveva lunghi capelli scuri raccolti in una treccia laterale che le arrivava fino all'anca e occhi color smeraldo. -Jackson- rispose -non l'ho mai ritrovato.-

Io la guardai interrogativa. -Scusa, non capisco cosa tu voglia dire...-

Indicò il mio libro. -Il protagonista. Non si chiama Percy Jackson, no?-

-Sì...- dissi lentamente. -E quindi?-

-E quindi se io dico:"Percy Jackson" ha due significati: uno è il nome del protagonista di quel romanzo, il secondo, se tu ascolti solo come lo pronuncio- ripeté il nome - può significare anche "ho perso Jackson". Quindi io ti ho detto, così per dire, che io Jackson non l'ho mai ritrovato. Capito?-

Okay, non sono l'unica pazza al mondo e, anzi, ce ne è una ancora di più di me! Roba da non credere.
E' vero, però...- dissi ragionandoci su. -Che forza!- 

Lei mi sorrise. -Oh, non mi sono presentata, scusa. Io sono Violet. Violet Prime.- disse porgendo la mano.

-Hermione Jean Granger, piacere.- le strinsi la mano.

-Dove sei arrivata a leggere?- mi chiese.

-Sto leggendo "Il Mare dei Mostri" e sono arrivata che Percy ha appena salvato Annabeth dalle sirene.-

-Io invece sono quasi alla fine de "La Battaglia del Labirinto". Sai che le sirene sono spietate, vero? Ti fanno credere quello che tu aspiri di più per attirarti a loro e poi divorarti.-

-Già, dei veri mostri.-

-Se tu te le trovassi davanti cosa pensi che ti farebbero vedere?-

Violet mi colse impreparata. Non ci avevo mai pensato, effettivamente. -A me piace leggere, studiare e imparare, perciò... credo che si trasformeranno in scrittori famosi di cui aspiro tanto gli autografi...-

Violet annuì.-Interessante... Io invece da grande voglio diventare una cantante, quindi credo che le sirene si faranno passare per i giudici di X factor- tirò fuori dalla tasca un pacchetto mezzo accartocciato. -Vuoi una gomma?-

-A che gusto sono?-

-Alla menta.- rispose lei. Poi disse sottovoce. -Ti colorano la lingua di blu.-

-Okay, grazie.- ne presi una e me la ficcai in bocca. -Blu come il colore preferito di Percy.-

Violet sorrise. -Vero.-

Poi suonò la campanella di fine intervallo. -Oh, dobbiamo salutarci...- disse triste.

-In che classe sei?- 

-I C.-

-Anche io!- esclamai. I suoi occhi scintillarono. -Davvero? Allora mi rimangio tutto: non ci salutiamo!-

Poi rientrammo a scuola parlando ancora un po'.

Hermione Jean GrangerDove le storie prendono vita. Scoprilo ora