Molte delle leggende che avevo letto sui licantropi - perché sì, l'avevo fatto ed ero rimasta molto sorpresa dalla fantasia delle gente che le aveva scritte - ci descrivono come creature mostruose, demoniache, crudeli e incapaci di provare pietà o rimorso. Perfette macchine per uccidere, bestie feroci assetate di sangue.
Io però mi sentivo più un cucciolo spaventato all'idea di incontrare Elisabeth per parlare della mia... del mio rapporto con Adam. Rapporto a cui neanche io sapevo dare un nome, tra l'altro. Avevamo superato la fase dei nemici e anche quella dei conoscenti, ma non avevo idea di cosa fossimo adesso l'uno per l'altra.
Mi misi a contare i mattoni dell'edificio dall'altra parte della strada per cercare di calmare la mia mente in tumulto. Le avevo dato appuntamento nel suo locale preferito, un caffè vintage con i tavolini in ferro battuto, le tazze da tè in ceramica dipinta e musica jazz in sottofondo. Sapevo che era solo una strategia per ingraziarmela, ma ero davvero in ansia all'idea di parlarle di nuovo diquell'argomento. Dopo che le avevo detto che io e Adam ci vedevamo ci eravamo a stento rivolte la parola, io per paura e lei per rabbia.
Avevo contato centododici mattoni quando vidi Elisabeth avvicinarsi. Mi pietrificai lì sul marciapiede, con lo zaino appeso ad una spalla e un ciuffo di capelli che continuava a finirmi sugli occhi. Beth invece era impeccabile, come sempre: jeans attillati, camicetta di seta, la chioma scura domata in boccoli morbidi che le accarezzavano le spalle. Anche il viso era perfetto, la pelle resa luminosa dal fondotinta, le labbra colorate da un rossetto chiaro e le ciglia sottolineate dal mascara. L'avevo sempre ammirata per la sua capacità di esaltare la propria bellezza con poche, semplici mosse.
Mi schiarii la gola tentando di non sembrare nel panico com'ero in realtà. «Ehi.»
Un angolo della sua bocca si contrasse in una piccola smorfia. «Ehi.»
Soffiai via una ciocca di capelli che mi cadeva sul viso. «Vogliamo... vogliamo entrare?»
Mi fece un segno d'assenso breve e composto, degno di una regina, prima di varcare la soglia del locale facendo tintinnare le campanelle appese sopra la porta. La seguii a testa bassa sforzandomi di trovare le parole giuste per chiederle scusa. Prendemmo posto ad un tavolino piuttosto appartato con un vaso di margherite come centrotavola. Quasi subito, un cameriere passò a lasciarci i menù. Io ne presi uno e lo usai per coprirmi il viso mentre facevo respiri profondi; nel frattempo Beth sfogliava l'altro con aria distratta.
Quando il cameriere ricomparve, lei ordinò un tè verde freddo mentre io, colta da un inspiegabile panico, finii per esclamare la prima cosa che lessi sul menù, ovvero una tisana diuretica al rosmarino che mi fece guadagnare un'occhiata sorpresa dalla mia migliore amica.
«Mi dispiace un sacco, Beth, davvero» Dissi di slancio non appena il cameriere si fu allontanato. «Non avrei mai voluto che tu lo scoprissi così, per caso. Solo che non avevo la più pallida idea di come dirtelo.»
Lei sospirò appoggiando le braccia al bordo del tavolo. «Senti, non sono arrabbiata con te. Lo sono stata, mi sono sentita tradita, ma... non sopporto l'idea che, anche adesso che abbiamo rotto, Adam abbia un tale potere sulla mia vita.»
La guardai con gli occhi spalancati, in attesa che continuasse. Non osavo dire niente.
«Non ha funzionato tra me e lui.» Riprese Beth. «Ma questo non significa che non debba funzionare anche tra me e te. Voglio dire, ti conosco da tutta la vita, so che non ti metteresti mai con il mio ragazzo per ferirmi. Andiamo, so anche che da piccola facevi il bagno al mare senza costume perché non volevi bagnarlo.»
Non riuscii a fare a meno di sorridere. Abbassai lo sguardo giocherellando con l'anello che portavo al dito. «Sì, beh, è pur sempre un indumento, no?»
Anche lei si concesse un piccolo sorriso. «Immagino di sì. Sai, riflettendoci ho capito di essermi presa una cotta non tanto per Adam, quanto per il suo aspetto. Volevo un ragazzo bello e lui lo era. Ma a livello di carattere non avevamo molto da condividere.»
«È un tipo complesso.» Convenni pensando che quella parola fosse fin troppo riduttiva per descrivere Adam. Era sì complesso, ma era anche mille altre cose.
«Toglimi una curiosità.» Mi disse Beth non appena il cameriere se ne andò dopo aver posato le nostre ordinazioni sul tavolo. «Vuoi due state insieme?»
Mi lasciai sfuggire una smorfia, un po' per la domanda, un po' per il nauseante odore di rosmarino della mia tisana. «Uhm... domanda di riserva?»
Lei sembrò sorpresa. «Ma qualche settimana fa mi avevi detto...»
«Lo so cosa ti ho detto, solo che... lo trovo davvero carino e piacevole e interessante, ma...» La mia voce si spense.
«Non c'è stata la scintilla?» Domandò Beth prendendo un sorso del suo tè.
Io fissavo accigliata il mio mentre la mia mente lavorava frenetica per rimettere tutti i pezzi al loro posto e dare un senso a quello che mi si agitava nel petto. «La scintilla c'è stata, perché non mi era mai successo di trovarmi così a mio agio con qualcuno, di... mmh, di entrare in sintonia così tanto con qualcuno. Però non sono sicura che sia quella scintilla.»
«Quindi lui ti piace, ma non sai se ti piace e basta, o ti piace piace?» Riassunse lei.
Annuii, ammirata dalla sua capacità di deduzione: io stessa non avevo idea di cosa diavolo volessi dire. «Esatto. Non vorrei mettermi con lui e poi scoprire che non funziona. Ci tengo troppo al nostro rapporto per vederlo rovinato.»
Beth abbassò lo sguardo scuotendo piano la testa. «E io che pensavo che ti fossi presa una semplice cotta per lui... Tu ci tieni sul serio.»
La guardai sbattendo le palpebre. «Sì.» Mormorai prendendone consapevolezza io stessa. «Assolutamente. Eccome se ci tengo a lui. Semplicemente non me ne rendevo conto, pensavo che fosse qualcosa di meno... profondo.»
«Senti, qualunque cosa tu scelga di fare, avrai il mio appoggio.» Disse lei allungando una mano per stringere la mia. «Ti voglio troppo bene per tenerti il muso per una cosa così sciocca. Mi ero arrabbiata perché pensavo che tu mi stessi rubando il ragazzo, non ho minimamente preso in considerazione l'idea che lui potesse piacerti in un senso diverso.»
«Pensavi che volessi portarmelo a letto?» Sintetizzai.
Lei inarcò entrambe le sopracciglia annuendo. «Esatto! Ne ero convintissima. Ti rendi conto? Dovrei sapere che tu non sei così, ti conosco da una vita.»
«Stavi difendendo il territorio, Beth, non preoccuparti.» La tranquillizzai ricambiando la stretta. «E poi, era una situazione molto equivoca considerando il fatto che nemmeno io sapevo cosa stava succedendo.»
Sospirò pesantemente. «Sai cosa? Sto cominciando a stancarmi dei ragazzi, delle relazioni... sono troppo complicate. Dovremmo mollarle completamente.»
«Finché non troviamo un altro bel ragazzo e ci prendiamo una cotta.» Conclusi io per lei con uno sbuffo amareggiato. «Nel frattempo possiamo mangiare della cioccolata però.»
«Qui fanno una torta lamponi e cioccolato meravigliosa.» Convenne lei prima di richiamare il cameriere con un cenno. Quando lui raggiunse il nostro tavolo proclamò con aria decisa: «Due fette di torta al cioccolato con lamponi, per favore.»
Lui annuì e accennò un sorriso nella direzione di Beth. «Subito.»
Mi appoggiai alla sedia, sollevata, mentre si allontanava. Parlare con Elisabeth aveva un effetto terapeutico, riusciva a sbrogliare i miei pensieri intricati e a dar loro un senso. Era un peccato non poterle raccontare anche di Sean, del branco, dei cacciatori, di Nathan... Se avessi cominciato a parlare anche del lato soprannaturale della mia vita non avrei più smesso.
«Oh, Scarlett, tesoro, perché hai preso una tisana al rosmarino? Tu odi il rosmarino.» Commentò Beth richiamandomi alla realtà.
Scoccai un'occhiata schifata al contenuto della mia tazza. «Sì, hai ragione. Ma ero nel panico.»
Elisabeth sorrise scuotendo la testa. «Sei completamente fuori di testa, lo sai, vero?»
Giocherellai con la collana che portavo stringendomi nelle spalle. «Beh...»
«Ma ti adoro anche per questo.» Aggiunse lei facendomi sorridere.
In quel momento il cameriere tornò al nostro tavolo con le due fette di torta, che ci posò davanti. «Ecco a voi, signorine. Spero sia di vostro gradimento.»
Elisabeth infilzò un lampone con la forchetta e se lo mise in bocca ammiccando nella sua direzione. «Ti faremo sapere.»
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Under a Paper Moon (Completa)
WerewolfScarlett, diciassette anni appena compiuti e un segreto piuttosto scomodo da nascondere, non potrebbe essere più felice di stare nella sua adorata ombra, lontana da sguardi indiscreti e da problemi presenti e passati che non vuole affrontare Adam, r...