settembre

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mi sveglio a causa del rumore fastidioso del mio cellulare sul comodino. Allungo il braccio, tenendo gli occhi ancora ben chiusi, e vedo che la sister mi ha scritto su whatsapp. Con uno sforzo, di gran lunga superiore rispetto alle mie possibilità, sblocco il cellulare e leggo

" halo gioia bella! Come andiamo?" vorrei risponderle che "gioia bella" proprio non mi sento e che vorrei tanto insultarla per avermi svegliato, ma decido di essere magnanima.

"non vedo l'ora di stracciarti le palle con le mie cose!...sono stata meglio...ma si sa che si stava meglio quando si stava peggio".

Il mio cervello mi fa anche ridere da sola mentre inoltro il messaggio. La sua risposta, come prevedibile, non tarda ad arrivare

"allora arrivo subito! Eh certo, piove sul bagnato, quindi...."

"eh beh in un modo o nell'altro siamo fottute, ma "mal comune, mezzo gaudio"...Gesù buono..."

mi aspetto che mi risponda come suo solito e infatti "che poi....".

il senso è, a parte una mancanza totale di rispetto nei confronti di coloro che credono in una divinità, è che al mio "gesù buono" lei risponda "che poi...", nel senso di "che, poi, buono non mi sembra proprio". Ovviamente devo farle sapere che apprezzo il suo spalleggiarmi sempre

"il tuo feedback non smette mai di stupirmi"

"meno male...manteniamo la suspence"

"che poi...in un nano secondo termina...non potremmo mai scrivere un film horror"

"no, mai, così come non ce la farei mai ad essere una giustiziera...ma mica per scrupolo, solo per inettitudine"

ora sto ridendo, mentre mi rigiro nel letto come una tarantolata. Prego ogni santo che mio figlio non si svegli e rovini questi cinque minuti di pace e tranquillità.

"ah pensavo perché avresti avvertito prima le vittime"

"certo, con il mio passo leggero li avrei avvertiti. Senti, pronta o no sto arrivando"

"e alla fine da carnefice a vittima in un secondo"

"esatto e tutti i piani svaniscono come i soldi nel mio portafogli"

"perché ce ne sono mai stati?"

"talmente raro di avere due dindi nel portafogli che neanche me ne accorgo"

"andiamo a fare shopping. Ho una carta illimitata che sta pregando di essere usata"

"tira su il culo. Sono fuori dalla porta finestra"

Rido e mi alzo svogliatamente, andando ad aprirle la finestra. Entra ancora in tuta e preparo il caffè, mentre decide che è l'ora di ascoltare musica, così collega il suo iphone al mio impianto super tecnologico e per tutta la casa la voce di Whitney comincia a cantare "how will I know". Ci osserviamo e iniziamo a ballare come due adolescenti di quindici anni in giro per la sala. Le passo una tazza con il caffè e senza fermarci continuiamo a muoverci, a saltare e cantare. Ridiamo, ridiamo di gusto, e mi sembra di essere tornata a qualche anno fa, in cui questa era la mia occupazione preferita, non smascherare omicida o truffatori.

La nostra coordinazione lascia molto a desiderare, ma non riusciamo a fermarci e a imitare il video di Whitney mentre balla, chiaramente con scarso successo.

Finita la canzone ansimiamo come cani a corto di ossigeno e usciamo in giardino e buttarci sul dondolo, ridendo, e accendendoci una sigaretta. Ribadisco: so che non dovrei, ma al momento l'unica persona a cui riesco a pensare sono io. E anche questa è una scusa patetica, visto che sto avvelenando me stessa, ma la situazione diciamo che richiede un po' di nicotina.

Io e Te. Terzo capitoloDove le storie prendono vita. Scoprilo ora