Marzo

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RICCARDO

Finalmente ha smesso di nevicare. Non tolleravo più di ritrovarmi sempre fradicio e rischiare di spaccarmi la testa ogni volta che uscivo di casa. Le bambine si sono calmate leggermente e la Fede ha ripreso ad andare al lavoro lasciandole al nido del centro per qualche ora. È troppo apprensiva e a quanto pare rompe i coglioni alle educatrici ogni cinque minuti, chiamandomi poi e lamentandosi perché non le danno retta e io con loro. È colpa mia chiaramente, non avevo dubbi. Nel frattempo al lavoro ho deciso di indire una gara tra gli specializzandi: Gabri contro il pignolo scagnozzo di Elliot. Li convoco in ufficio per parlare del caso e quando sono di fronte a me, seduti sulle poltrone della scrivania, distolgo lo sguardo dal mac e mi stravacco contro lo schienale incrociando le braccia e osservando i due poveracci. Gabri che mi conosce sta quasi ridendo, mentre l'altro suda dall'ansia, facendomi divertire un sacco.

Esordisco, dicendo «uno dei due domani avrà un aumento di stipendio, mentre l'altro avrà solo il suo uccello in mano. Quindi chi dei due volete essere?»

Gabri sorride e l'altro storce il naso per i miei modi poco ortodossi.

«mi piacerebbe essere entrambi, ma qualche soldo in più lo preferisco al mio uccello in mano» risponde il mio pupillo

«tanto quello ce l'hai già sempre in mano» blatero mentre l'altro si sta letteralmente sciogliendo.

«non capisco se questa riunione sia uno scherzo o cosa» borbotta il tizio che si chiama Alessandro

«sarà uno scherzo se vincerai. In caso contrario...beh... meglio non scoprirlo, no?!» domando duro e lo vedo deglutire nervosamente.

«io faccio il mio lavoro, non voglio fare gare» insiste il cretino senza spina dorsale.

«scelta tua. Abbandoni prima di iniziare» lo provoco

«non mi sembra una situazione degna di un ospedale questa» ribatte

«allora, prego. Quella è la porta. Se non sono abbastanza serio...» e mi alzo indicando la porta. Rimane impietrito, e spalanca gli occhi, ma con la testa gli faccio cenno di alzarsi. Si ricompone, tremando leggermente e corre via come una formica. Mi sarebbe tanto piaciuto schiacciarlo. Chiude la porta e Gabri scoppia a ridere.

«era terrorizzato» dice ridendo come uno scemo.

«un coglione» ribatto

«quindi posso avere l'aumento e l'uccello in mano?» domanda facendomi voltare e fulminarlo con lo sguardo. Ride sempre di più.

«andiamo da Elliot a proporgli la gara. Magari l'altra ha più fegato di questo imbecille» rispondo e l'altro annuisce contento.

Camminiamo per i corridoi e ci dirigiamo nell'ufficio del mio amico che sembra una foresta pluviale. Piena di piante del cazzo, tutti i muri a vetri, un arredamento minimal con anche una dannata fontana nel mezzo che raffigura un giardino zen. E di zen Elliot non ha nulla. Che cazzo di snob!

Ci sta attendendo alla scrivania, con al suo fianco, in piedi la specializzanda, Elisa, vestita come se fosse a una sfilata di moda. È una bella ragazza e Gabri ci sta provando da mesi a farsela, con scarsi risultati, però è di un'antipatia rara. È altissima e magrissima, si veste sempre con minigonne e tacchi alti, sembra uscita da una di quelle riviste finte che guarda la Fede indicando donne a cui vorrebbe assomigliare perché senza un filo di grasso. Non capisce che per quanto mi riguarda quegli esseri non mi danno nulla, non mi eccitano minimamente. Lei invece è eccitante, sensuale, e farebbe diventare duro chiunque. Chiaramente non mi crede perché mi fa l'elenco delle donne che ho avuto e di come erano. Certo assomigliavano a quelle tizie finte, e infatti non mi piacevano e le scaricavo in poco tempo. Il sesso con loro faceva pena perché volevano mettersi in determinate posizioni come se fossero in un film, per evitare che qualche imperfezione si notasse, quindi era un miracolo per me non solo venire, ma prenderle sul serio.

Io e Te. Terzo capitoloDove le storie prendono vita. Scoprilo ora