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01. La Cadillac vermiglio
Assuefatto alla decadente atmosfera di Wikiville (questo il nome della triste cittadina in cui viveva, per via della dozzinale onniscienza dei suoi abitanti, i quali potevano ben dire di sapere quasi nulla ma su tutto), Dag passava le giornate sempre alla stessa maniera, ognuna identica a quella precedente e a quella prima ancora, tutte figlie dello stesso “C’era approssimativamente una volta” e lanciate verso il medesimo “E vissero tutti più o meno felici e più o meno contenti”.
E sarebbe certamente andata avanti così per sempre se intorno alle 14 di quel caldo e stagnante mercoledì pomeriggio, disperso nel bel mezzo di una tarda primavera, una macchina rossa e lucida non si fosse fermata davanti al fast food dove Dag lavorava, sollevando una gran quantità di polvere.
Gomiti poggiati sul bancone, mento sulle mani e stupido berretto d’ordinanza ben calcato sulla testa, Dag avrebbe dovuto sentire l’impulso di nascondersi, prima che tutta quella polvere si ridepositasse, avrebbe dovuto percepire un brivido lungo la schiena, un formicolio da qualche parte, un qualcosa che lo mettesse in allarme… ma il ragazzo era la persona più indolente dell’indolente Wikiville e guardando fuori dalla vetrina non si accorse di nulla, gli sembrò non succedesse nient’altro se non l’entrata in scena di una macchina troppo rossa e troppo lucida per essere di quelle parti.
Il vecchio Sidnei e il signor Mecchenzi, seduti al solito tavolino in fondo al locale, osservarono a loro volta l’arrivo dell’automobile e dopo un lungo momento di riflessione, tipico di chiunque sia nato, cresciuto o anche solo passato a Wikiville, il primo dei due fece l’appunto che tutti stavano aspettando, tenendo sempre lo sguardo verso l’esterno del fast food:
- Cadillac Coupe DeVille, 1967. Motore V-8, cilindrata 7 litri, 340 cavalli. Alzacristalli elettrici.
Girandosi poi verso il suo compagno di merende fece un’altra lunghissima pausa e aggiunse:
- Accendisigari anche per i passeggeri posteriori.
Il signor Mecchenzi, dopo essersi arricciato i baffi, aver sollevato e inclinato quanto basta la tesa del proprio cappello e preso una lunga sorsata di Coca Cola, disse:
- Rossa.
Il vecchio Sidnei scrutò per un lungo momento l’amico, buttò un rapido sguardo fuori e poi lo corresse:
- Vermiglio. Lucido.
Entrambi annuirono, soddisfatti, e si rimisero a mangiare.
Dag, senza rendersene conto, aveva annuito in contemporanea coi due clienti abituali, e quando questi erano tornati a prestare la propria attenzione a panini, patatine fritte e bibite, lui si era voltato continuando a fare di sì con la testa, con meno enfasi ma senza dare l’idea di voler smettere.
La piastra degli hamburger richiedeva una pulita, l’olio per friggere andava cambiato, in bagno bisognava mettere altra carta igienica… questi erano i pensieri che passavano per l’oscillante testa di Dag in quel momento. Ma avrebbero dovuto essere ben altri. E presto lo sarebbero anche stati, ma in quel preciso frangente Dag era troppo distratto per accorgersi di chi stava scendendo dalla Cadillac parcheggiata di fronte al fast food.
02. Grosso guaio al fast food
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E all'improvviso... niente
HumorNella tediosa Wikiville, cittadina un po’ più a sud di alcune e un po’ più a nord di altre, il tempo scorre sempre uguale a se stesso. Dag, indigeno indolente, non fa nulla per cambiare tutto questo, ma il “tutto questo” cambierà da solo. Forse.