INCONTRI INASPETTATI

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L'estate, andò bene, io e la mia ragazza, ci vedevamo quasi ogni fine settimana, qualche discussione in famiglia, più che altro con mia madre, non accettava la mia omosessualità, il fatto che io ero lesbica.
Per lei avere una figlia lesbica era tipo una serie di bestemmie alle sue orecchie.
Ma questo, con il tempo, scomparì, mia madre finalmente si rassegnò e io potevo vivere la mia vita in santa pace.
Mi mancava solo affrontare il primo giorno di scuola alle superiori, che tutti descrivevano come un "cambiamento di vita".
Beh, arrivò anche quel giorno, con alcuni amici che conoscevo già mi avviai alla scuola, io ero nella sezione 'H', mai piaciuta come lettera, perciò.. iniziamo bene.
I miei compagni erano antipatici, tutti perfettini, le ragazze con smalti di un colore acceso, i ragazzi erano antipatici, non vedevo già l'ora di uscire, non mi sentivo a mio agio li dentro.
Preferivo andare nella 'G' li c'erano molte persone del mio stesso paese che conoscevo e che avevo molta più confidenza, si trovava al piano di sopra.
Uscimmo da quel posto alle 13:10, mi avviai in stazione, presi il treno e andai a casa.
Un po di giorni passarono così, diventò ormai una routine, svegliarsi presto, prendere il treno in tempo, entrare a scuola in tempo, morire di sonno e poi tornare a casa.
Un giorno come tutti gli altri, non avevo voglia di andare a scuola, mi stavo già stufando di quel posto, ma mia madre, mi obbligò con tutte le forze.
All'uscita di scuola incontrai la mia vicina di casa, Giorgia e un'altra che conoscevo dalle medie Michela, ma non era questo il punto, con loro c'era quella ragazza del giorno degli esami, inizialmente non pensai a presentarmi, entrammo in treno, trovammo un posto a quattro, iniziammo a parlare di scuola, di ciò che avevamo fatto quel giorno, capii subito che lei andava nella sezione in cui io desideravo andare.
La mia vicina di casa iniziò a parlare di quando io e lei eravamo piccole, della nostra casa sull'albero, la solita storia che raccontava a tutti; dopo un po di tempo chiese se quel pomeriggio stesso uscivamo in quattro, io accettai subito e anche lei.
Arrivate in paese, io e Giorgia facemmo la stessa strada, non sapendo il nome di quella ragazza, lo chiesi a lei - Ti so dire solo che si chiama Maria, non chiedermi il cognome perché è parecchio strano, non è italiana - il suo nome già iniziava a ripetersi da solo in testa.

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