Capitolo 22.

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«Aspetta...tu vivi con Clary?» ripeto confusa. «Ti hanno adottato, per caso?»
Sono ancora abbastanza scossa dalla sua affermazione, e l'unica cosa che esce dalla mia bocca è un'assurda ipotesi che ha la mia fantasia, come solo fondamento.

Shawn si lascia scappare un sorriso sul volto ancora stordito. «Mmh, sì.» fa con teatralità. «Mi hanno adottato esattamente 16 anni fa, il giorno del mio compleanno. Pensa un po'; Clary non c'era ancora.»

Lo fisso nuovamente con scetticismo, finché non si decide a spiegarsi, con un sospiro paziente attraverso cui, nonostante la calma misurata tipica del suo modo di porsi,  lascia trapelare un po' di stanchezza. «Hayley, io e Clary siamo fratelli.» puntualizza a braccia incrociate, alzando appena un angolo della bocca.

Io rimango in silenzio per qualche secondo, per poi esordire con un
«...sei serio?», in un misto di diffidenza e stupore.

Lui ridacchia, inarcando le sopracciglia. «Certo che sì...non dirmi che non l'avevi ancora capito!» esclama cercando di sopprimere un sorriso.

Io mi limito a scuotere impercettibilmente il capo, nel tentativo di nascondere la vergogna per non aver colto un dettaglio più che ovvio. E più ci ripenso, più la cosa diventa evidente, fino a quando, il dubbio che mi ha tormentata sin dall'incontro con la ragazza dai capelli biondi, non riappare recando con sé la tanto stentata soluzione; ecco chi mi ricordava Clary, quel giorno al bar.

Sembra che, d'improvviso, nella mia testa, ogni cosa cominci  a combaciare; l'atteggiamento apprensivo della mia amica nei confronti di Shawn, che mi aveva addirittura fatto pensare che Clary potesse provare qualcosa per lui, data l'insistenza con cui sembrava volergli stare intorno con il suo passargli le mani fra i capelli e tornare a casa continuamente con lui, ora sembra avere un senso. E anche la localizzazione dell'appartamento, situato a pochi passi dall'ospedale, pare rifarsi esattamente alla descrizione di Shawn, che me ne parlò nella notte trascorsa insieme a Pickering.

«Mi sento davvero una stupida...», mormoro tra me e me, come se mi fossi appena risvegliata da un lungo sonno e ogni questione m'apparisse ormai chiara, sotto la luce dell'effettiva realtà.

Shawn mi si avvicina, circondandomi le spalle con un braccio. «In effetti hai ragione,» conviene a labbra arricciate. «sei un po' stupida.»

Di tutta risposta gli restituisco una gomitata nelle costole. «Quanto sei simpatico!» sottolineo con sarcasmo.

Lui sorride, iniziando a condurmi verso l'ingresso. «Allora, Miss Intuito, vuole accomodarsi o rimanere fuori, a crogiolarsi nel suo dolore e ad autocommiserarsi?» mi domanda con fare solenne.

«In realtà preferirei la seconda opzione allo stare in casa con te.» rispondo leziosa.

Lui si finge offeso. «Questo vuol dire che posso chiuderla fuori e ritornare a dormire?»

Io ridacchio. «Fai con comodo!»

Shawn mi prende alla lettera e si dirige impettito alla porta. Fa per chiuderla, ma io lo raggiungo subito per impedirglielo.

Mi rivolge un ghigno appagato. «Ha cambiato idea?»

«Oh, non fare l'idiota.» sbotto lasciandomi scappare un sorriso.

«Si accomodi pure, Miss Intuito.»

**
«Be'...non so come funzioni esattamente in queste occasioni.» la voce di Shawn si fa sempre più vicina, fino a quando non sbuca dallo stanzino affianco, armato di una bottiglia d'acqua, una di coca cola finita e dei bicchieri di plastica. «Non siamo molto abituati a ricevere ospiti, di solito siamo tutti fuori.» sospirando poggia le bibite sul piccolissimo tavolino in vetro che divide la poltrona sulla quale si è accomodato dalla mia.

Summer love. ||Shawn MendesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora