Episodio 1

59 3 4
                                    

Le campane della cattedrale risuonarono avvertendo gli abitanti della cittadina che la sera stava rubando il posto al giorno. Da diversi minuti, però, il cielo dava lo stesso annuncio, colorandosi man a mano di tonalità sempre più scure.

Quanto più si avvicinava la sera, tanto più il vento soffiava, attraversando le vie della città, oltrepassando le fibre dei tessuti per arrivare alle ossa. Atena sentì l'aria scuoterla, percorrendo l'interezza della sua colonna vertebrale e costringendola a chiudere fino al mento la zip della sua giacca di pelle color daino; la sua tenuta da combattimento.

Il sentiero che si addentrava nel bosco era scuro, e sempre più raramente illuminato quanto più ci si avvicinava agli alberi. Anche l'odore si modificava, diventando più pungente, più selvatico, più vero.

La donna continuò il suo percorso, aveva bisogno di raggiungere il buio per riuscire a trovare ciò che stava cercando, per terminare la sua missione e dedicarsi alla sua serata.

Lo scricchiolio di un ramo la mise sull'attenti. Si voltò di scatto verso la fonte del suono che attendeva impazientemente, facendo svolazzare i suoi corti, ribelli, capelli neri.

Due occhi rossi si accesero, illuminando la piccola radura; alberi, cespugli e qualche animale che sparì in fretta.

La creatura la stava osservando; dalla sua bocca deformata, con lunghi e affilati denti che uscivano dalle labbra, stava colando bava. Non era nuova a quell'eventualità; si trattava di una reazione naturale all'odore della sua pelle, un odore così dolce che qualsiasi mostro avrebbe dato la sua vita anche solo per un assaggio. Erano nemici naturali, ma lui non poteva fare a meno di lei... o meglio, lei non poteva fare a meno di lei, perché in questo caso si trattava di una femmina della specie.

Entrambe rimasero ferme, la donna in attesa di una mossa che sarebbe arrivata presto. Solitamente si dilettava con i suoi obbiettivi prima di finirli, correndo, fingendosi spaventata, così da poter dar loro l'ultimo inebriante soffio di adrenalina, ma non quella sera. Aveva un appuntamento e non avrebbe giocato, così rimase immobile, aspettando che il desiderio della sua rivale la portasse ad attaccare.

Successe prima di quanto potesse sperare. In un attimo fulmineo la creatura si avventò su di lei, facendo solo un minimo, umanamente impercettibile, rumore, ma Atena fu pronta e con la stessa velocità tirò fuori le sue lame gemelle e iniziò la sua danza della distruzione.

Il giovane ed affascinante biondo si avvicinò con passo sicuro alla bellissima ragazza che aveva appena attraversato le porte del locale. La osservò con attenzione, immaginando ciò che sarebbe potuto accadere dopo la cena, bramando quel momento.

«Perdona se sono in ritardo.» disse la ragazza con la sua dolcissima voce «Purtroppo avevo del lavoro da sbrigare prima di poter staccare.» "Staccare eccome!" rise dentro sé.

«Ci mancherebbe, una donna non deve mai sentirsi in colpa per un ritardo, soprattutto una donna così bella.» rispose lui, tendendole il braccio.

Insieme si avviarono verso il loro tavolo. Quando si sedettero lei si guardò intorno, godendo della vista sul lago illuminato fievolmente dalla luna. Nel frattempo lui osservava attentamente lo spacco del suo abito che metteva in mostra il suo seno piccolo, ma sodo.

Il locale era incredibilmente pieno, vedeva diverse famiglie che attendevano di ordinare, guardando impazienti a destra e a sinistra, come in cerca di un cameriere da fermare. Eppure, da loro arrivò subito un giovane per consegnare loro i menù. Era alto, con corti capelli neri e due occhi profondi. Sparì veloce come era arrivato, lasciando in Atena uno strano sospetto; era strano che fosse arrivato tanto in fretta da loro quando c'erano altri clienti che aspettavano da più tempo, e strano il modo in cui le sue pupille scintillavano.

SterminatriceDove le storie prendono vita. Scoprilo ora