(The) One

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1 Luglio 2018

Jason Grace si svegliò tardi quel giorno. Eppure, nonostante fosse estate e la sua testa gli dolesse per i diversi alcolici mandati giù il giorno prima, il suo sguardo si posò sul proprio polso sinistro.
Ci aveva legato un fazzoletto la sera prima, giusto per non vedere all'improvviso il nome e magari morire dalla paura.
Ma poi Leo l'aveva stracciato, dicendogli che si sarebbe tolto e gli aveva arrottolato il polso con lo scotch carta, decretando che quella era un'idea sicura.

Jason si alzò dal letto, e sentì un vago dolore alla testa, troppo impegnato a riflettere sulla traccia che ora aveva marchiato il suo polso ma che ancora non vedeva.
Si piantò davanti allo specchio, scacciando l'idea che potesse ritrovarsi il polso ancora bianco, chiaro come la sua pelle, mandando a mente tutti quei film che si era fatto in sedici anni di vita.

Chissà che nome c'era, si chiese.
Un nome carino e banale, come Mary, che con la sfortuna che si ritrovava era probabile, visto che era più facile trovare un ago nel pagliaio che la Mary giusta.

O forse un nome difficile da trovare, come Xelifia.
Esisteva il nome Xelifia?

Scosse la testa, cominciando a sfilare lo scotch dai vari strati.
Chissà che aspetto aveva la sua anima gemella.
Bionda come lui? Bruna, ovvero il suo opposto?
Rossa? O forse si era tinta i capelli di uno strano blu?

Ma quanto Scotch ci aveva messo Leo!?

E quanto era alta? O era bassa e robusta?
L'avrebbe amata lo stesso, alla prima occhiata?
E se invece le fosse passata davanti senza che lui se ne accorgesse?

Leo sarebbe morto per l'ansia che gli aveva messo addosso.

E se invece lei non l'avesse amato?
Si guardò allo specchio: i capelli spettinati, le guance arrossate e gli occhi pieni di sonno.
Chi era quella persona che l'avrebbe visto così appena svegliatosi accanto a lui, in futuro?

Ormai lo scotch che gli si arpionava al braccio era sempre di meno, lo sentiva.

Preferì non sentire niente, né pensare a qualcosa, ma un senso di felicità lo invase quando intravide un segno sul polso, ma fu più veloce il suo istinto, che appiccicò quel punto contro il muro, accanto alla specchio, impedendo a sè stesso di vedere la parola scritta.

Un milione di nomi gli tempestarono la testa, anche i più strani e inesistenti, ma non si era affatto immaginato quel nome che alla fine era segnato in modo indelebile sulla sua pelle.

Perseus.

Era un ragazzo.
Non una ragazza, non magari bionda, o magari alta, o magari la più simpatica del mondo.
Era magari biondo, o magari alto, o magari simpaticissimo, o magari anche sbagliato.

Il mondo gli crollò addosso, sentì un qualcosa opprimegli intorno al petto, e gli occhi farsi lucidi.
Quando la sorella entrò nella stanza, e lo trovò con quello sguardo perso, spento, e probabilmente penoso, il sorriso che le si era forato sul viso scomparve, e la frase si fermò a tanti aug-

Jason si sentì stringere, sapendo che la madre non avrebbe accettato nulla.
Già il nome sul polso della sorella, che ora gli circondava il collo, era sbagliato.
Ora... ora anche il suo?

Perseus. Chi era Perseus?

Esistevano milioni di Perseus al mondo, e Jason non era più sicuro di nulla.
Da quel giorno, però, né il suo polso, né la sua vita sarebbero stati più gli stessi.

The One //JercyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora