Ero in chiesa. Sapevo di esserci, ma non so per quale motivo mi trovavo in un posto in cui non ero mai stato prima: era un palazzo con muri bianchi e un lato curvo, lato il cui pian terreno era interamente fatto di finestre vetrate.
Credo fosse un giovedì sera perché si erano appena concluse le solite esercitazioni del coro.
Come di consueto chiesi a Katie di aspettarmi, perché solitamente è lei (più precisamente uno dei suoi genitori) a portarmi a casa dopo le prove del giovedì.
Scesi dal coro con fare torreggiante, come facevo ogni volta: testa alta, schiena dritta: mi sentivo importante come un nobile.
Arrivai a terra, mi avviai verso le ultime panche della chiesa sotto le quali avevo lasciato le mie scarpe nere, il paio con le stringhe, con l'intento di indossarle.
Per un istante mi vennero in mente parole dei miei genitori di cui non sapevo da quale passato venissero, ero solo certo che me le avessero dette.
"Saluta Jane se la vedi". Fu mio padre a parlare e mia madre gli era accanto.
Era passato un po' tempo da quando Jane e la sua famiglia avevano lasciato Roma, per questo rimasi un po' perplesso a quelle parole.In un secondo mi voltai indietro, verso il coro e vidi le due sorelle: Jane e Janine. Vidi la più grande scattare in un baleno: era velocissima, quasi non vedevo le sue gambe muoversi, le sue braccia si muovevano rapide di conseguenza e le sue mani... le sue mani erano a palmo aperto con le dita tutte unite come quelle dei personaggi degli anime quando corrono.
Subito dopo, a poco più di un metro da me, un balzo: Jane aveva spiccato il volo. La vidi a mezz'aria con braccia e gambe aperte il più possibile. Vidi chiaramente che stava sempre più avvicinandosi a me, ma l'attimo fu talmente repentino che non riuscii a reagire.
Arrivò a me. Non sentii dolore all'impatto e non mi spostai di un millimetro alla collisione. Era strano.
Sentii le sue gambe attorno alla mia vita incrociarsi, le sue braccia avvolgersi attorno a me passando attraverso le mie di braccia e la sua testa appoggiarsi sulla mia spalla sinistra. Sentii un bisbiglio all'orecchio: "mi sei mancato...".
Mi tornarono di nuovo in mente le parole di mio padre. Le misi in atto.
Passò un po' di tempo prima che la sorellona si staccasse da me. Nell'istante in cui toccò terra mi guardai intorno e mi chiesi dove fosse loro fratello. Non lo trovai e pensai che si trovasse con Darrel, dopotutto erano molto legati quei due.Jane completamente allontanatasi da me, toccava alla sorellina. Anche lei scattò e balzò, ma a differenza della sorella non si aggrovigliò al mio corpo, bensì atterrò davanti a me, in piedi, e prese le mie mani, aprí le braccia e cominciammo a trotterellare fuori dalla chiesa, sulla strada di fronte a essa che per qualche strano motivo era più lunga di come è in realtà. Non notai affatto la mia mancanza di scarpe.
Con una musica di sottofondo totalmente inappropriata di cui ora non ricordo il motivetto e stranamente all'alba, attraversammo la lunga strada. All'andata vidi Lyon, vicino alla sua macchina e i genitori all'interno che erano in procinto di andare via. In quell'istante mi sentii un mostro. Girai la testa verso Janine, come se volessi nascondermi dallo sguardo inceneritore di lui. Lei sorrideva come se avesse dimenticato la sua storia con il mio amico. Sapevo di non provare nulla per lei e sapevo per certo che anche lei non provava nulla per me. Era solo felice di aver rivisto un amico dopo tanto tempo.
Mi sentii ancor di più un mostro.Al ritorno verso chiesa, non c'era più la macchina e tanto meno Lyon.
Rientrai nel palazzo dal lato curvo e mi riavviai verso le mie scarpe con le stringhe. Avevo iniziato a metterle quando mi ricordai di Katie. Presi il telefono dalla tasca destra dei pantaloni e notai tre chiamate perse, probabilmente sue. Mi affrettai a mettere le scarpe e poco prima di terminare di allacciare le stringhe la testa di Katie sbucò da un ingresso della parete bianca. Con viso satirico e un sorrisetto accusatore iniziò a guardarmi e mi disse di sbrigarmi. Effettivamente aveva aspettato anche troppo.
STAI LEGGENDO
Notte del 16 ottobre 2016
Short StoryPiccolo libro di tre capitoli riguardo il sogno che ho fatto quel giorno.