Capitolo 7

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La mattina successiva Seth entrò sospirando nel suo ufficio. Aveva un mucchio di cose da preparare ed era deciso a dare il duecento per cento per soddisfare le aspettative del suo nuovo capo.

Dopo aver bevuto un caffè al volo nell'area relax, si era recato di nuovo in archivio e, successivamente, da Harnold, il responsabile della selezione di modelli maschili e femminili dell'azienda.

Harnold, un affabile trent'enne dai capelli rossi e ribelli, era stato molto disponibile e lo aveva aiutato a stilare una lista di possibili candidati per la campagna pubblicitaria della Klyss, lasciandogli anche a disposizione le foto dei prescelti.

Verso mezzogiorno Seth stava ricontrollando, per l'ennesima volta, di avere tutto quello che Duke gli aveva chiesto, quando il telefono sulla sua scrivania squillò.

Tutto preso dal suo lavoro, rispose senza farci troppo caso e alzò la cornetta, portandosela all'orecchio.

«Buongiorno, sono Seth Cook dell'agenzia pubblicitaria Palmer, come posso aiutarla?» rispose meccanicamente.

«Seth?»

La voce di Duke lo riportò con i piedi per terra, ricordandogli che non era più rinchiuso nel suo piccolo cubicolo, costretto a prendere le telefonate a cui Julia, la receptionist, non aveva voglia di rispondere.

«Sì!» Rispose con un po' troppa enfasi, anche dalla felicità di sentirlo. Si schiarì la voce per cercare di darsi una calmata. «Sì, sono io, Duke. Hai bisogno di qualcosa?»

Seth avrebbe giurato che, dall'altra parte della cornetta, Duke stesse sorridendo.

«Meglio che non ti dica di cosa avrei bisogno da te, in questo momento...» ridacchiò Duke.

La sua voce, bassa e profonda, era carica di desiderio e accese il corpo di Seth in un istante, facendolo sognare a occhi aperti come un adolescente in calore.

«Hai preparato tutto?» gli domandò, infrangendo i suoi sogni sconci.

«Certo, stavo giusto ricontrollando.»

«Bene, passo a prenderti tra mezz'ora... verginello...» fece divertito, chiudendo la chiamata.

Seth guardò il telefono, sentendo le sue guance bruciare. Non era ancora riuscito a spiegarsi perché Duke gli facesse sempre quell'effetto: bastava un'occhiata o quella sua voce provocatoria per mandarlo in estasi.

Ma, cosa più importante di tutte, Seth si sentì improvvisamente sollevato, perché sentire Duke così sereno e giocoso, cancellò la preoccupazione e il malessere che aveva provato la sera prima, quando lo aveva salutato freddamente.

Con un sorriso felice riprese a controllare i documenti, li mise in una cartellina e poi nella sua ventiquattrore. Si infilò la giacca e uscì dall'edificio, aspettando pazientemente sul marciapiede l'arrivo di Duke.

L'aria fredda lo fece rabbrividire, ma non dovette attendere molto. Dopo appena un paio di minuti un'Audi nera si fermò davanti a lui.

Seth vide Duke attraverso il vetro del finestrino e si avvicinò all'auto, aprendo lo sportello e accomodandosi sul sedile del passeggero.

«Seth» lo salutò l'altro, rimettendosi in strada.

«Ciao Duke.»

«Tutto bene?»

«Sì, è tutto a posto.»

«Ottimo.»

Duke svoltò a sinistra e si diresse verso il ristorante giapponese che Seth aveva prenotato per quell'incontro.

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