Capitolo undicesimo

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A pranzo sono del tutto convinta e motivata per cercare di andare d'accordo con Ruben. Gli piace molto cucinare e mi ha dato appuntamento a casa sua: abita nella zona del Sempione, vicino alla Chinatown milanese, non lontano da me che vivo in pieno centro storico vicino alle vie del famoso quadrilatero della moda.

Parcheggio la mia Cinquecento rossa sotto casa sua, suono il campanello e lui fa scattare l'apertura dell'ingresso. Salgo le scale della palazzine e Ruben mi accoglie con un largo sorriso e un robusto abbraccio. I suoi occhi verdi che tanto adoro sono luminosi: deve essergli iniziata bene la giornata, forse merito del fatto che sta facendo una cosa che gli piace. Fare ciò che amiamo ha il potere di risollevarci quando siamo a terra, lo so bene e ringrazio il cielo ogni giorno per il lavoro che faccio, che unisce professionalità e passione.

Ha un grembiule legato in vita con la scritta "sono il migliore". Quando gliela indico, sogghigna e conferma che è così: un dato di fatto. Che credevo? Che non fosse vero? La tavola è apparecchiata per due, con una cura che mi stupisce. E un mazzo di rose rosse confezionate alla perfezione campeggia sul mio lato del tavolo.

 E un mazzo di rose rosse confezionate alla perfezione campeggia sul mio lato del tavolo

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Alzo un sopracciglio. - Devi farti perdonare che non mi hai quasi rivolto la parola per tutta la settimana?

- In effetti, sì - ammette. E mi guarda sfoderando il suo sguardo ammaliatore, quello a cui sa che non riesco a resistere. - E' vero sono stato odioso. A mia discolpa posso solo dire che è stata una settimana infernale.

Prendiamo posto a tavola e lui mi serve per prima, rabboccando il calice con del Pinot nero e impiattando davanti a me un superbo risotto all'Amarone.

- Che odorino delizioso - dico con l'acquolina in bocca.

Lui sorride soddisfatto. Riempie il suo piatto e il suo bicchiere e iniziamo a mangiare.

- Allora, che cosa ti ha reso così antipatico e solitario nei giorni scorsi?

- Ho provato a parlare separatamente con la mia ex e con Kylie - inizia a raccontarmi tra una boccata e l'altra di riso. - Ma nulla di fatto - conclude. - Kylie non vuole lasciar perdere di sfilare e la mia ex la sostiene, anziché metterla in guardia.

Per dieci minuti buoni mi spiega tutte le tattiche che ha usato per cercare di far ragionare le sue due donne, inutilmente. Parlando ha cambiato espressione. Ora ha la faccia mogia, da cane bastonato. Io lo ascolto con attenzione, senza interromperlo e cercando di non fargli notare il nodo nello stomaco che avverto ogni volta che mi parla di quelle due odiose arpie. Da quando sono ricomparse nella sua vita sembra che lui abbia posto solo per loro ed io sia passata in secondo piano. O terzo, quarto... non capisco più nemmeno io. So solo che sto sprofondando nella sua personale lista di persone che contano e non ho a disposizione fuochi di segnalazione per catturare la sua attenzione.

Dopo il risotto scopro che ha cucinato le classiche cotolette alla milanese con un contorno d'insalata mista. Non sono adatte alla mia dieta ma non importa: sono talmente attenta a non deluderlo che mangerei anche carne di montone pur non contribuire anch'io a dargli ulteriori pesi e colpi al cuore.

Il mio adorabile dilemmaWhere stories live. Discover now