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Le settimane erano volate e marzo era arrivato più velocemente di quanto si pensasse. Jane sbadigliò, sbattendo un po' gli occhi. Si alzò e andò in camera del fratellastro.
«Jonathan, svegliati.» gli disse strofinandosi le mani sugli occhi e andò in bagno. Si lavò e poi tornò nella sua camera, accorgendosi soltanto ora di uno strano rumore sopra la casa: stava piovendo.
Si vestì e andò in cucina, trovando Jonathan a farsi un caffé.
«Buongiorno.»
«Ciao. Ci servirà un ombrello oggi.»
«Sperando che non peggiori.»
«Già.»
Si presero cinque minuti per svegliarsi del tutto e poi uscirono di casa, aprendo gli ombrelli.
«Ci vediamo dopo, stai attento.»
«Anche tu.»
Si separarono e Jane andò verso la locanda. Per strada incontrò un paio di persone senza ombrello e praticamente asciutte: si trattava di Kydas, ovviamente, che facevano in modo che la pioggia scivolasse su di loro senza bagnarli. Le sarebbe piaciuto essere una di loro in quel momento.
Sospirò, pensando che non sarebbe mai stata una Kydas. Avrebbe compiuto diciotto anni ad agosto e novembre sarebbe arrivato in un batter d'occhio.
Aprì la porta della locanda e sbatté l'ombrello prima di entrare per non bagnare tutto.
«Buongiorno.»
«Pensavamo non venissi.» le disse Raphael
«Come se potessimo mancare per un po' di pioggia.»
«Scommetto che ora cadrà tutta l'acqua che non c'è stata quest'inverno.» borbottò Charlotte e si ritrovarono ad annuire.
«Abbiamo trovato questo dietro la porta, stamattina. È per te.»
Raphael le porse una busta da lettere e Jane la prese, curiosa. C'era scritto il suo nome dietro, così l'aprì.
"Ti va di venire da me pomeriggio? Ho organizzato una piccola cosa e non lo sapevo ancora stanotte. Ti aspetto nella mia camera.
Ps. Te la lascio qui perché sta iniziando a piovere, sono senza ombrello ed è più vicino. Fortunatamente ho una penna."
Era firmato da William e la ragazza sorrise.
«Da chi è?» chiese Charlotte e la piccola rialzò lo sguardo.
«Da William.»
«Avremmo dovuto immaginarlo.»
«Non necessariamente.»
«Non c'è nessun altro che ti manderebbe una lettera.»
«E poi è lui che cerca di farti innamorare.»
La ragazza sbuffò, scherzando, e poi si misero a ridere.
***
«Jane! Sei bellissima, tesoro. Volevo venire a casa, più tardi.»
«Sì, Marie, lo so, me l'aveva detto il principe. Come stai?»
«Bene, piccola mia. Come vanno le cose a casa?»
«Bene.»
«Non vengo da davvero troppo tempo, ma il Re mi ha dato un paio di cose in più da fare e non ho più nemmeno cinque minuti liberi.»
«È il lavoro, si sa, non si ci può far nulla.»
«Esatto. Come mai qui?»
«Volevo vederti e poi William mi ha invitata.»
«A fare cosa?»
«Ha organizzato un'altra per le sue sorprese per farmi innamorare di lui.»
«Oh, come è andata stanotte?» le chiese con un sorriso strano e la ragazza avvampò.
«N-non è successo nulla, abbiamo soltanto guardato le stelle.»
«È molto testardo, quando vuole una cosa l'ottiene sempre.»
«Cosa centra?»
«Non ero molto d'accordo per stanotte, ma non ho potuto contraddirlo e lui non cambia mai idea, farà qualsiasi cosa per averti.»
«Come lo sai?»
«Ero qui da prima che nascesse e quando la Regina è morta ho contribuito nel crescerlo, lo conosco bene. Vai da sola da lui?»
«Sì, grazie, ci vediamo.»
Le diede un bacio sulla guancia e entrò a palazzo, dirigendosi verso la camera del ragazzo. Quando arrivò davanti la stanza esatta bussò e la porta si aprì, facendole vedere William.
«Ciao, entra!» le disse sorridendole e lei lo seguì nella stanza.
«Cosa mi hai preparato oggi?» chiese sedendosi sul letto.
«Allora ti piacciono queste cose, eh?»
La ragazza diventò rossa, ma il ragazzo le sorrise e si girò di nuovo verso una mensola.
«Ho scoperto una cosa!» le disse, attirandola.
«Che genere di cosa?»
«Questa!» le disse e le mostrò un oggetto, che Jane riconobbe solo un secondo dopo.
«Una matita?»
«Non è una semplice matita! È la mia matita fortunata, con questa faccio dei disegni bellissimi, modestamente.»
«Non sapevo avessi questa passione.»
«Certe volte mi ci dedico.»
«Perché non mi fai vedere qualcosa?»
Il ragazzo prese dei fogli da un cassetto, glieli porse e lei iniziò a sfogliarli. Vide una rosa rossa e già da lì capì quanto fosse bravo, poi incontrò un cavallo, un muso di un gatto e il volto di una donna.
«Chi è?» gli chiese mostrandogli il disegno.
«Lei era mia madre.»
«Oh, io... Non l'ho mai vista, scusami...»
«Non fa nulla, l'ho ritratta in un momento di malinconia.»
La ragazza strinse un po' le labbra, non sapendo cosa fare, e vide l'ultimo disegno.
«Ma questa sono io.» disse, sbalordita. Era un disegno bellissimo e rimase incantata a guardarlo.
«Sì, sei tu. L'ho fatto non molto tempo fa. Ti piace?»
«Sei bravissimo, non sembro nemmeno io, mi hai migliorata tanto.»
«Veramente non ti ho migliorata affatto, sei semplicemente tu.»
«No, è impossibile.» disse scuotendo la testa e William andò a sedersi accanto a lei.
«Fidati di me, sei bellissima.»
«Sei solo un'adulatore.» gli rispose un po' rossa in viso.
«Ne sei così sicura?»
Le si avvicinò e le lasciò un bacio alla base del collo.
«Ti odio quando fai così.» gli sussurrò e lui ridacchiò, spostandole i lunghi capelli dietro le spalle.
«Quindi la sorpresa di oggi era il disegno?» chiese, cambiando discorso.
«Non proprio. In realtà non c'era una vera sorpresa, volevo soltanto vederti.»
«Avresti anche potuto dirmelo, sarei venuta lo stesso.»
«Lo so, ma mi è passato per la mente di dirti in quel modo e avresti visto anche quello.» disse indicando il foglio.
La ragazza si voltò verso William e, senza pensarci, lo baciò. Il principe si avvicinò a lei e la strinse a sé mettendole una mano dietro al collo e l'altra sulla gamba, a cercare di alzarle la gonna.
Nella mente di Jane risuonarono le parole di Edward: "È già riuscito a portarti a letto?"
«William, cosa stai facendo?»
«Sei stupenda.» le disse e cercò di baciarla di nuovo, ma lei si scansò.
«William, basta.»
«Scusami, non volevo...»
«Lo so, non fa nulla, solo che non... Voglio...»
«Certo, capisco.»
«Io non so se sto iniziando a provare qualcosa per te, non so se mi piace stare con te perché finalmente qualcuno mi sta degnando di attenzioni come nessuno ha mai fatto o perché semplicemente voglio stare con te e per questo non me la sento di fare qualcosa di azzardato. Se qualcosa andasse storto... Non potrei più tornare indietro.»
«E lo comprendo, davvero. È più che normale che tu non voglia andare oltre avendo questi dubbi.»
Restarono un altro po' insieme, ma poi la ragazza decise di andare a casa.

||spazioautrice||
Buonasera! Scusate il ritardo, ma sono stata impegnata e ho avuto dei contrattempi. Questo capitolo è cortissimo è molto di passaggio, ma mi farò perdonare, lo prometto. I disegni di William sarebbero questi:

 comunque sia, non ho molto tempo, mi dispiace, perciò devo andare

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comunque sia, non ho molto tempo, mi dispiace, perciò devo andare. Passate una bella serata.
~Rob ❤️

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