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TRE MESI DOPO, 30 OTTOBRE

Io e Jennifer eravamo sedute sul divano dell'appartamento, erano le sei di pomeriggio e ci stavamo guardando uno dei nostri film preferiti - "Frankenstein Junior", con attori quali il meraviglioso e fantastico Gene Wilder. Il film era completamente in bianco e nero e, sebbene fosse abbastanza vecchiotto, riusciva ogni volta a strapparci un sorriso o una risata. Alla battuta epica di Gene, ovvero quella in cui urla «SI PUO' FARE!», io e Jennifer la ripetemmo a gran voce, scoppiando subito dopo a ridere.

Quella serata l'avevamo programmata nei minimi dettagli, mangiando pop-corn e bevendo una cocacola fresca. Avevamo reso la casa più buia, in modo tale da poterci godere al meglio il film; ci eravamo portate due coperte leggere e, quindi, ci eravamo messe comode sul divano. Inoltre il resto dei nostri amici era fuori casa, quindi ne avevamo approfittato.

Proprio sul più bello, però, la porta di casa si spalancò e Alison fece il suo ingresso. Era zuppa da capo a piedi, gocciolava e i capelli rossi erano più scuri e appiccicati ai lati del collo. I miei occhi si staccarono per un secondo: passarono dal televisore ad Alison, poi subito dopo tornarono dov'erano. Jennifer fece lo stesso, soffermandosi però sul tappeto che aveva appena comprato e che Alison stava bagnando.

«Vai a farti una doccia e cambiati, non voglio che Jonathan stia male perché tu ti sei ammalata.» fece Jennifer, tornando a guardare il film. «E comunque levati dal mio tappeto nuovo che lo stai lavando.»

Alison si era aggregata al nostro gruppo da circa due mesi, all'inizio non voleva intromettersi ma noi avevamo insistito. Frequentava un corso al Washington College e, nel frattempo, aveva trovato un piccolo lavoro. La sua gravidanza andava avanti benissimo, infatti ogni volta che potevamo la accompagnavamo alle visite del piccolo. Chi era Jonathan? Quando Alison ci aveva informati che il bambino era un maschietto, erano partite le gare a chi trovava il nome migliore; Jennifer aveva scelto Jonathan.

«Jen, si chiamerà Isaac.» feci io, ripetendo per l'ennesima volta che il bimbo di Alison avrebbe preso il nome che avevo scelto io.

«Non si chiamerà né Jonathan né Isaac, ragazze.» replicò Alison, avviandosi verso una delle camere.

Jennifer ed io rimanemmo nuovamente da sole, sollevate e finalmente pronte a proseguire con la visione del film. Finimmo i pop-corn e la cocacola contemporaneamente, terminammo di guardare il film e poi ci ritrovammo in cucina a domandarci che cosa mangiare. Alison sbucò all'improvviso, accarezzandosi il pancione e canticchiando una ninna-nanna. Ne ero sicura: sarebbe stata una mamma magnifica.

«Che c'è per cena?» domandò Alison, sedendosi sul tavolo e sbadigliando.

«Non so, potremmo chiamare Aaron e Will e dirgli di andare a prendere delle pizze.» proposi io, aprendo il frigo e constatando che era quasi vuoto. «In più, domani dobbiamo andare a fare la spesa.»

«Abbiamo mangiato la pizza ieri, Keyla. Io ho voglia di cinese.» si lamentò Jennifer, tornandosene in salotto.

«Allora chiama Aaron e diglielo.» replicai io.

Mezz'ora dopo avevo apparecchiato la tavola con l'aiuto di Alison, pronte per mangiare cinese insieme a tutti gli altri. Avevo messo sulla tavola anche un paio di bottiglie di birra per i ragazzi, mentre Alison le guardava con occhi sognanti - e per questo le avevo detto: «Tu sei incinta, niente alcol per te.». Nell'attesa che arrivassero tutti, io mi ritirai in camera mia e mi infilai il pigiama, poi afferrai il cellulare e puntai una sveglia alle otto del mattino seguente: anche se non avevo lezione, dovevo studiare perché le date degli esami si facevano sempre più vicini.

Stavo raccogliendo i miei capelli neri in una coda quando Samuel sbucò e mi abbracciò da dietro, lasciandomi un bacio umido sul collo e facendomi venire brividi, farfalle nello stomaco e una voglia matta di mandare al diavolo tutti e passare la notte solo con lui.

Qualcosa di nuovo (#Wattys2016) || COMPLETATA ✅Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora