Strani poteri

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Passarono gli anni e Irene crebbe.

Era una bambina dolcissima. Lunghi capelli ricci e rossi come lava incorniciarono un viso paffuto e roseo, due occhi di un azzurro ghiaccio e un sorriso sempre sul volto; prima di quel maledetto giorno in cui perse sua madre. Da allora non fu più la stessa, nessun dolce sorriso solcò quel viso, i suoi occhi sempre luminosi hanno fatto posto a due ghiacciai.

Si svegliò urlando con il cuore che galoppava nel petto, i capelli appiccicati alla fronte e il respiro inregolare.

Dalla porta entrò un'anziana signora, portava una leggera veste di color verde pastello, i suoi capelli bianchi erano legati in una crocchia disordinata mentre i suoi occhi erano rivolti alla nipote. A passo svelto, nonostante l'età e alle sue ossa fragili, raggiunse il letto di Irene, l'abbracciò cercando di calmare il suo respiro spezzato dai singhiozzi e il tremolio del suo corpo.

Sapeva perfettamente cosa fosse successo. Ormai da due anni si sveglia a causa delle urla di sua nipote. Da quel giorno, di metà Novembre, Irene perse se stessa.

Come ogni giovedì della settimana si era svegliata presto, si cambiò e scese le scale per preparare la colazione a sua figlia e alla sua splendida nipotina.
Dopo aver sistemato si infilò il suo pesante cappotto nero, aiutò la bambina a fare altrettanto e insieme alla madre della piccola uscirono dirette al mercato nonostante il freddo pungente.

Presero la stessa scorciatoia di sempre. Una stretta via, incastrata tra due alte mura corrose dal tempo, si fece strada davanti ai loro occhi. Senza preoccuparsi della strana sensazione dentro di prese la mano di sua nipote e si avviò in quel viale ciottoloso.

Da una rientranza sbucarono un gruppo di quattro uomini, alti e muscolosi. Dall'odore che emanavano fu palese che fossero ubriachi. Uno di loro, quello più alto di tutti, si fece avanti rivelando il suo aspetto trasandato. Capelli castani, occhi scuri e una lunga cicatrice sull'occhio destro.
Prese per i capelli Samanta  e la bloccò contro il muro mentre gli altri tenevano ferme la nonna e la nipote.
Le puntò un coltello alla gole e disse " Mmm non male dolcezza, ci divertiremo".
Samanta stette in silenzio, troppa la paura.
"Il gatto ti ha mangiato la lingua piccola" continuò sfiorando il suo fianco sinistro con la mano libera.
Lacrime salate cominciarono a uscire dai suoi occhi mentre la mano del suo assalitori strinse con forza un suo seno. Senti la voce di sua figlia urlare, chiedere di lasciarci andare e di non toccarla.
"Zitta mocciosa" disse un ragazzo, più giovane degli altri, rifilandole uno schiaffo in pieno viso "o per caso vuoi divertirti anche tu?"
"NOO" urlò la madre con il terrore nella voce. Uno schiaffo colpi anche il suo viso "ZITTA PUTTANA".
Le vennero strappati i vestiti e buttata a terra, senti il corpo di quel *bastardo* sopra al suo. Chiuse gli occhi con le lacrime che solcavano il suo viso consapevole di non avere scampo. Era troppo debole.
Un urlo e non sentì più il peso di quell'animale. Prese un po di coraggio e aprii gli occhi. Rimase pietrificata.
Davanti a lei Irene era avvolta dal del fumo nero, il particolare colore dei suo occhi venne sostituito da rosso scarlatto del sangue e dalle sue mani piccole scariche elettriche presero forma, scontrandosi contro quei quattro malcapitati che si accasciarono sul  terreno non prima che uno di loro pugnalasse Samanta allo stomaco.

Si riscosse dai suoi pensieri e abbracciò la nipote.
"Amore mio sono qui non avere paura" le disse dolcemente mentre le spostò una ciocca di capelli dietro l'orecchio.
Ma la bambina non riuscì a calmarsi, davanti ai suoi occhi il corpo privo di vita di sua madre.
Prese la mano di sua nipote e la portò in cucina, le preparò del latte caldo con il cioccolato, la preferita di Irene, e glielo porse.
Risalirono le scale, fece per aprire la porta della sua stanza ma la mano della nipote la fermò.
Senza che le disse nulla, l'anziana, la fece entrare in camera; si draiò e la prese fra le braccia.
Quella notte non sognò nulla ne tanto meno fece nessun incubo; dormì serena ignara che qualcuno la stesse osservando da, ormai, diverso tempo.
 

Lucifero - l'Arcangelo del maleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora