Partenza

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Distesa sul letto, Irene osservava la fotografia raffigurante sua madre. Era una donna bellissima dai capelli biondi leggermente ondulati, occhi di un castano quasi dorato e il sorriso sulle labbra.
Un sorriso, quello che non vede da ben sei anni, da quando venne uccisa davanti ai suoi occhi.

"Irene dobbiamo andare o faremo tardi" le urlò sua nonna dalla cucina.
Sospirò e con lentezza si diresse verso l'armadio; prese dei jeans neri, una maglietta rossa come le sue alla stars e un giacca nera. Non era una ragazza interessata alla moda o ai vestiti. Il suo guardaroba comprendeva magliette, pantaloni e qualche scarpa sportiva, quasi tutti di colore scuri; bui, privi di allegria. Buio come il suo animo.
Si guardò allo specchio; una ragazza di media altezza, capelli lunghi e boccoli rossi come il fuoco, occhi di un particolare azzurro ghiaccio,  naso sottile e leggermente all'insù, labbra carnose, seno prosperoso, il ventre piatto con gambe lunghe e magre.
Era una bellissima ragazza, molti uomini erano attratti da essa; ma il suo continuo "scappare" il suo carattere chiuso e distaccato,  non permise di farsi molti amici.

Prese le valigie, diede un ultima occhiata alla sua camera color tortora, chiuse la porta e scese le scale osservando per l'ultima volta quella che per diciotto anni era stata la sua casa.
Una modesta casa in periferia dalle pareti color panna. Piccola ma abbastanza grande per contenere due persone.

Rimase a fissare il vuoto per diversi minuti, dandosi la colpa del loro trasloco improvvisato. Non era la prima volta che scappava dal suo passato e da ciò che, le persone, dicevano sul suo conto. FIGLIA DEL DEMONIO così era stata soprannominata da, ormai, diverso tempo. Da quella mattina di sei anni fa. Da quando scoprì i suoi poteri.
Ma a lei non importava, era preoccupata per sua nonna. Quella donna fragile ma allo stesso tempo forte e determinata, era sempre al suo fianco nonostante i pregiudizi della gente, non l'ha mai abbandonata. Infatti fu soprannominata strega o addirittura custode del demonio. Pregiudizi, cattivere erano all'ordine del giorno. Loro erano i veri demoni, le loro menti erano troppo chiuse per scoprire la vera natura divina di Irene. Poveri stolti.
Una mano la riscosse dai suoi pensieri. Si girò verso sua nonna, presero il taxi e partirono.

Arrivate all'aeroporto di New York, pagarono il taxista e si diressero verso il check in.
Una ragazza, Ines, visto il cartellino che portava sulla giacca, le sorrise calorosamente chiedendole i documenti. Appurato che tutto fosse apposto restituì le sue cose e le augurò un buon viaggio.

"Che cos'hai tesoro?" Chiese la nonna. In verità sapeva che era una domanda stupida, dopo tutto non avevano ancora superato la questione morte di Samanta ne tanto meno quello che la gente le dice dietro alle spalle.
"Sto bene nonna. Mi dispiace solo di averti obbligata a venire con me" ormai lei aveva fatto il callo, con tutte le volte che era scappata. Non lo faceva solo per lei, ormai le dicerie della gente le passavano da un orecchio e ne uscivano dall'altro, lo faceva per lei; soprattutto per lei, era preoccupata per sua nonna. Pensava che se non fosse mai nata o almeno che se non fosse mai ritornata, quella simpatica vecchietta potesse vivere una vita normale.
"Non essere sciocca, ormai non ho più niente che mi trattenga in quella casa, dove vai tu vengo anch'io" le rispose la dolce vecchietta.
Un piccolo e timido sorriso le appari sul volto, nonostante tutto era consapevole che sua nonna non l'avrebbe mai lasciata sola. In tutti questi anni non le ha mai fatto mancare niente, certo nei limiti consentiti, ovvio; ma se voleva qualcosa la mattina dopo si trovava ciò che chiedeva. Ormai era tutta la sua vita e l'avrebbe protetta come lei fece in tutti questi anni.

Chiuse gli occhi, dopo aver dato un ultima occhiata fuori dal finestrino, sperando di raggiungere l'Australia nel minor tempo possibile.

Lucifero - l'Arcangelo del maleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora