Capitolo 32

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Una ragazza che voleva informazioni." Disse lui dopo un po', qualcosa mi diceva che non era vero, ma non volevo rovinare tutto ora.
Quella sera rifacemmo l'amore e il giorno dopo, mentre lui andava a correre, chiamai i miei genitori.
Erano felicissimi di sentirmi, e subito mi chiesero come stavo e come procedeva con Margaret, li rassicurai di tutto.
Erano tutti e due stressati per il lavoro e durante la loro settimana di ferie avevano avuto problemi con l'affitto e le bollette, mi rassicurarono però che avrebbero risolto tutto velocemente, ma mi preparavo già a dovermi cercare un lavoro al mio ritorno. Inoltre mi dissero che il mio fratellino doveva essere operato alle tonsille entro 3 giorni ma non era nulla di grave, ero preoccupata lo stesso. Poco dopo mi salutarono dicendomi che dovevano andare a lavoro.
Ero preoccupata per la mia famiglia, i miei genitori erano giovani e sempre incasinati per colpa dei soldi, ma si amavano ancora; le uniche volte che litigavano era per problemi economici, mia madre non andava più da un parrucchiere da anni e io lo avevo visto solo attraverso le vetrine. Tutti questi problemi di salute, di mia zia e di mio fratello, erano venuti a costargli cari ed ero preoccupata e triste per loro, non facevano una vera vacanza da anni e per farla fare a noi si spaccavano di lavoro per tutto l'anno.
Dan interruppe i miei pensieri entrando e fiondandosi in doccia.
Continuavo a guardare fuori dalla finestra il mare; che casino, tutta colpa di qualche euro in meno, non avrei più potuto permettermi di fare una vacanza del genere, sopratutto con l'inizio dell'università, non avrei più rivisto Dan, non qui alle Hawaii, appena sarei tornata a casa avrei dovuto iniziare un anno lungo e pesante.
"Chiamato i tuoi?" Disse Dan.
"Si, tutto a posto." Dissi senza mostrare un minimo di preoccupazione che invece continuava a ribollirmi in corpo. Non avrei detto nulla a Dan, lui non sapeva nulla di me, e lo preferivo così, non volevo lasciargli troppe cose di me di cui poi avrebbe sentito la mancanza quando me ne sarei andata.
"Oggi andiamo fuori città a vedere una spiaggia deserta bellissima va bene?" Disse Dan pieno d'entusiasmo, sorrisi e presi la mia borsa pronta per uscire.
*in macchina*
"Che hai?" No, questa domanda no, ti prego.
"Nulla perché?" Risposi in modo distaccato.
"Charlotte Umberly, ti conosco, so cosa succede nella tua testolina" Non volevo dirglielo e non lo avrei mai fatto.
"Mio fratello deve essere operato alle tonsille e ha avuto sempre paura degli ospedali e dei dottori." Ecco, ovviamente la mia coerenza è sempre ai massimi livelli; per fortuna che non avrei dovuto dirglielo.
"Non è una cosa così grave" disse in modo antipatico, era teso, come se gli desse fastidio parlarne.
"Gli sono sempre stata vicina in queste situazioni e ora sono dall'altra parte del mondo."
"Sopravvivrà." Disse lui superficialmente, questo lato di lui mi ricordava tanto il vecchio stronzo Dan, e stavo diventando rossa dall'ira.
"Tu cosa CAZZO ne vuoi sapere dell'amore fraterno?! Sei sempre stato il solito figlioletto viziato che ha sempre avuto qualsiasi cosa volesse, i miei genitori sono pieni di debiti da anni invece!" Non sapevo con che coraggio avessi parlato a quel ragazzo enorme davanti a me che avrebbe potuto spedirmi in coma da un secondo all'altro. Aveva accostato la macchina, respirava profondamente cercando di calmarsi.
"Meglio che non rispondi bravo!" Continuai, e mi maledissi per non aver tenuto la bocca chiusa.
"Senti." Disse con voce fredda, mi fece paura.
"Vedi di darti una calmata perché tu" mi puntò un dito contro "TU NON SAI UN CAZZO DI ME, HAI CAPITO?!"
Non mi aveva mai parlato così, era rosso in faccia e tutti i suoi muscoli erano tesi. Scesi dalla macchina e mi diressi verso la spiaggia a fianco a noi, le lacrime iniziarono a scendere.
Non sapevamo niente l'uno dell'altra e avevamo deciso di partire per un viaggio insieme e di fare l'amore tutta la notte senza sapere chi avevamo a fianco.
Sapevo che non avrei dovuto farlo, che non avrei dovuto lasciarmi andare con lui e continuare ad essere diffidente. Lo odiavo, ed ora ero a km di distanza da Margaret e ed ero a ore di aereo da casa mia; ero fottutamente sola.
Dan mi prese per il braccio.
"Mi sa che abbiamo esagerato un po'" "tu hai esagerato." Non riuscivo a stare calma.
"Mi sembra naturale essere preoccupata per mio fratello non credi? No giusto, tu sei figlio unico; non sai cosa vuol dire amare una persona senza poterla scopare."
"Charlotte" disse con un tono furente "smettila di giudicarmi in questo modo perché tu non sai nulla di me."
Queste parole mi ferirono, perché erano vere, erano fottutamente vere; ero completamente sola ed ero davanti ad un ragazzo che pensavo di conoscere ed invece non era vero. Pensavo di poterlo cambiare, ma era impossibile, ero di fronte ad uno sconosciuto che mi aveva convinto a lasciarmi andare e ad aprirmi a lui ed invece questo qualcuno di cui non sapevo nulla mi aveva solo ferita, venivo solo ferita dai ragazzi, lo avevo sempre saputo, non so perché ho pensato di aver davanti uno diverso, che ingenua. Senza accorgermene le lacrime ri-iniziarono a rigare le mie guance, si avvicinò per asciugarmele ma non gli permisi di avvicinarsi.
"Portami un Hotel."
"Charlotte prima dobbia.." "Ho detto portami in Hotel Fillis."
Si accigliò appena lo chiamai con durezza per cognome e con la testa bassa si avvicinò alla macchina seguito a distanza da me, aprì la portiera del passeggero ma guardandolo male aprii quella posteriore e mi infilai nella macchina.
Appena entrò mi guardò con lo specchietto retrovisore ferito, io lo ero più di lui.
Era già da 30 minuti che viaggiavamo verso la città e c'era un silenzio tombale.
"Comunque" dissi io dopo un po', Dan mi diede una veloce occhiata dallo specchietto.
"Io non ti ho giudicato, mi sono attenuta a ciò che mi hai detto e ho capito. Non puoi non dire che non sei stato un figlio unico viziato." Alzò gli occhi al cielo e fece un grande sospiro.
"Hai presente quando mi hai chiesto se era la prima volta che chiamavo una persona Amore?" "Si ma questo cosa c'entra" si stava riferendo Valery? Cosa intendeva dire?
"Ti ho mentito, non era la prima volta." E con questo cosa intendeva dire?
"E quando è stata?" Dissi dopo un po' con voce rotta, avevo paura che mi ferisse ancora, non sapevo nulla di lui.
"Cosa quando è stata" "chi era la prima a cui l'hai detto?"
Fece velocemente inversione a U sgommando diretto per la direzione opposta.
"Dan?" Lo richiamai preoccupata. "Dan rallenta!" Non capivo più niente, che cosa stava facendo? Non ci capivo più nulla di lui.
"Dan dove mi stai portando?" Urlai.

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