Capitolo 38

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Arrivò dicembre e con sè portò la prima vera nevicata. Una tempesta che durò giorni, affievolendosi man mano, fino a trasformarsi in un continuo calar di neve dal cielo. I fiocchi bianchi cadevano delicati ricoprendo ogni cosa. Uscire dal rifugio era come immergersi in un mondo del tutto irreale. Il silenzio era assoluto, avvolgente, quasi assordante. Qualunque suono giungeva alle orecchie ovattato, confuso, come se una lontana eco lo avesse improvvisamente fatto proprio, o avesse cercato di catturarlo per non farlo uscire più. Ma il suono sfuggiva e si liberava al mondo, anche se smorzato. Tutto il paesaggio era coperto da una spessa coltre candida, uniformato, privato della propria essenza. Dove ci si trovava? Sarebbe stato impossibile dirlo. Non esistevano più prati, alberi, cespugli o fiori. Tutto era neve. Neve bianca in mezzo alla foresta, neve rossa sulle strade delle città. La ribellione si agitava violenta e sanguinaria, mietendo vittime e portando dolore. Alcune città erano riuscite a liberarsi dal controllo di CrownCity, spesso grazie ad un del tutto inaspettato appoggio dei Cercatori, che avevano colto l'occasione per ribellarsi a quel ruolo ingrato e cercare di redimere i propri peccati. Altre invece erano ancora in piena guerra, mentre solo pochi territori erano rimasti sotto al pacifico controllo della capitale. Kyle e gli altri cercavano di mantenersi aggiornati sugli sviluppi, ma non era più concesso loro di allontanarsi dalla Tana. Nessuno poteva muoversi, senza autorizzazione. Oramai non arrivavano quasi più nuovi gruppi di evasi. Chi aveva trovato un luogo abbastanza sicuro, non si arrischiava ad esporsi per raggiungerli. Le strade erano controllate, c'erano guardie di CrownCity perfino in mezzo ai campi e ai boschi. Erano al corrente di alcuni bombardamenti sulle città in rivolta e di parecchi arresti. I prigionieri però non erano probabilmente stati trasportati al Castello, gli hacker della Tana avevano messo fuori gioco il loro sistema di sicurezza. Ci sarebbero volute ancora diverse settimane, prima che riuscissero a sistemarlo.

In quello stesso periodo, una ragazza con i capelli corvini e la carnagione candida come la neve iniziò ad aggirarsi intorno all'infermeria. Chiacchierava con tutti come se fosse di casa, evidentemente doveva essere cresciuta nella Tana o doveva trovarvici da diversi anni. Era entrata una mattina nella stanza di Jan, sorridendogli come se fossero già migliori amici. "Ciao! Io sono Daìna, do una mano come volontaria!" aveva detto, ignorando lo sbadiglio del ragazzo, ancora mezzo addormentato. Si era fatta avanti senza chiedere il permesso e aveva cominciato a sistemare cose a caso. Jan, in imbarazzo, aveva tirato il lenzuolo fin quasi sotto al naso.

"Ehm... piacere di conoscerti, sei davvero gentile, ma qui credo non ci sia bisogno di gran che... insomma, io sto bene, posso cavarmela da solo, entro qualche giorno mi dimetteranno, quindi..."

"Non essere sciocco!" lo aveva subito apostrofato "Sono qui per fare il mio lavoro e ho intenzione di svolgerlo al meglio!"

Da quel momento, la ragazza non aveva smesso di materializzarsi ovunque, con un cuscino, un tè caldo, una pastiglia o qualcosa di simile in mano. La prima volta che aveva incontrato Kyle lo aveva salutato facendogli l'occhiolino. Kyle era improvvisamente arrossito senza nemmeno sapere il perchè. Aveva la sensazione di conoscerla, eppure non riusciva proprio a venirgli in mente chi fosse. Una volta aveva anche provato a domandarglielo, ma lei era scoppiata in una risata civettuola. "Sciocchino, certi segreti ora è meglio che rimangano tali, non credi?"

Kyle l'aveva fissata senza capire mentre si allontanava sorridente. Dopo quell'incontro, preferì chiedere all'infermiera che Daìna non entrasse a prendersi cura di Alexi. Non sapeva perchè, ma era convinto che non avrebbe portato alcuna tranquillità nella sua stanza. Anzi, per essere onesti non permetteva quasi a nessun estraneo di avvicinarsi a lei. Più il tempo passava, più si sentiva iper protettivo nei suoi confronti. Vederla così fragile e indifesa lo uccideva. Perchè non si svegliava? Perchè non apriva i suoi splendidi occhi e non lo salutava, come aveva fatto tante volte? I medici dicevano che in questi casi non si doveva mai perdere la speranza e Kyle cercava di rimanere forte e tranquillo, ma giorno dopo giorno sentiva una parte di sè morire lentamente.

Rebel - Risorta dalle ceneriDove le storie prendono vita. Scoprilo ora