Capitolo 1

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Avevo 13 anni quando smisi di mangiare. Di parlare. Ero diventata di ghiaccio. Acida, scontrosa, diffidente. Mi sentivo, ed ero, più sola che mai. Annegavo dentro, giorno dopo giorno, e non c'è mai stata una persona che se ne sia accorta...
Non mi ricordo la mia infanzia, niente di niente. So solo il mio nome Corinna, non ho neanche un cognome, non so di chi sono figlia, di me non so niente.
Ero orfana, vivevo in un umile orfanotrofio in periferia di New York. Suor Hilda era la mia preferita, mi portava fuori a fare lunghe passeggiate con Cleo, il cane dell'orfanotrofio, e mi spazzolava per ore e ore i miei lunghi capelli bianchi. Non sapevo il perché del colore dei miei capelli, ma le suore mi raccontavano che mi avevano trovata con questo colore e nonostante vari tentativi di colorarli con il carbone era impossibile cambiarli. Ormai ci avevo rinunciato pure io. All'orfanotrofio non parlavo con nessuno, non avevo amici, l'unica persona che mi faceva meno schifo delle altre era appunto suor Hilda, ormai era abbastanza anziana, ma nonostante ciò era comunque in gamba. Per tutti gli altri bambini dell'orfanotrofio io ero strana, antipatica, cattiva, e facevo paura per il mio aspetto.
In effetti facevo paura anche a me stessa. Avevo lunghi capelli bianchi come nuvole e candidi come la neve, occhi azzurri limpidi, labbra carnose e rosse come sangue e una pelle chiara come il latte.
Il mio fisico secondo me faceva alquanto schifo, ero magrissima perché non mangiava e l'appetito ultimamente non mi preoccupava per niente, le mie mani e le mie gambe erano scheletriche, e il petto assomigliava di più a quello di un uomo che di una donna. Ma non mi importava per niente, perché io non volevo vivere, anzi, il unico desiderio è quello di morire, la mia vita non ha un senso e io sono la prima che non glielo vuole dare.
Passavo le giornate nel giardino dell'orfanotrofio mentre tutti gli altri bambini giocavano nel cortile. Adoravo il giardino, era l'unico posto in cui non mi sentivo in soggezione, mi sentivo a casa mia, ero tra le rose, le rose nere, suor Hilda per il mio compleanno mi portò a comprare qualche seme e da allora dedicavo tutto il mio tempo a loro. Erano perfette, il nero era un colore bellissimo, è oscuro, tetro, e perfetto per me. Io avevo e avrò sempre bisogno di stare da sola, la compagnia non fa per me.
Insomma la mia vita fa schifo, il mio cuore, cervello, corpo sono ossessionati da un'unica parola di cinque gentili e innocue lettere "muori".

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⏰ Ultimo aggiornamento: Oct 29, 2016 ⏰

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