Capitolo 12

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Bianca's POV

-Tu non riesci a capirmi perché io non ti posso capire, è questo il succo del discorso- detto così sembra davvero una roba  da matti, io mi sembro pazza per questi insulsi e ridicoli discorsi che sto facendo, ma è quello che mi sento di dire, e straordinariamente nessuna autorevole vocina interna mi sta impedendo di farlo.

-E' così- affermo.

Dennis smette di guardarmi e guarda il soffitto assorto nei suoi pensieri, e io non dico niente, aspetto che sia lui a risolvere tutto -Adesso ti proporrò una cosa, però tu non dovrai opporti- concentra ora lo sguardo assottigliato su me.

-Spara.

-Ecco cosa faremo: A partire dalla prossima volta, ognuno di noi dirà qualcosa sul proprio conto, se proprio i nostri incontri clandestini dovranno continuare, e la situazione attuale non va bene a nessuno dei due, il minimo e cominciare a fare dei piccoli passi avanti nella conoscenza- si apre in un sorriso a trentadue denti, e io non so veramente come reagire. Da un lato l'dea mi attira, ma solo dalla parte che potrò essere io a sapere qualcosa in più su di lui, ma non sono completamente convinta di dover parlargli di me, una domanda sconveniente e non so come potrei comportarmi.

-Sempre se ci sarà una prossima volta.

-Se dovesse esserci non potrai sottrarti, a te la scelta, vieni e cominceremo a parlare, nessuno dovrà però pretendere di avere delle risposte a delle domande particolari, si dice quello che si vuole, purché sia qualcosa- si protrae in avanti mostrandomi la sua determinazione nel mandare avanti la cosa -Se non vieni, sarà come se non ci fossimo mai conosciuti- ritorna al posto guardandomi da lontano.

Mi ha messo di fronte ad un bivio, e la scelta di che strada prendere spetta solo a me, da un lato c'è la "quotidianità" io sarò libera di venire qui a patto che ci lasciassimo un po' andare nella conversazione e nella conoscenza, dall'altro conservo la mia riservatezza, ma sarò costretta a cercarmi un altro posto in cui scappare, e questo equivale per me ad un incognita, e se non riuscissi a trovare nessun altro luogo? Non posso permetterlo, ma l'idea di poter aprirmi con Dennis, l'incarnazione di tutto quello che non sono, il mio opposto, colui che a prescindere non potrà mai capire ciò che ho da dire, mi viene difficile, estremamente difficile. E' una dura prova per la mia persona.

-Vedremo- guardo l'orario,  e mi dirigo senza guardare indietro verso la finestra, dalla quale esco e abbandono il caldo tepore di quella casa immettendomi nel freddo della città. 

Cammino a testa bassa e lentamente, la mia testa non è ancora uscita dal quella stanza e si interroga sulla questione suddetta, su cosa fare, su cosa è meglio scegliere.

Arrivo a casa, le luci sono tutte spente segno che all'interno non c'è nessuno, o che stanno tutti dormendo, nel dubbio cammino in punta di piedi fino a raggiungere la cucina, al centro di essa cattura la mia attenzione un piatto di pasta in bianco fredda, sul tavolo, e accanto ad essa un foglietto a quadretti dai bordi frastagliati con su scritto in stampatello con la calligrafia di mia madre "Buona cena bambina mia".

Apprezzo il gesto, voglio bene a mia mamma, se non l'amassi non mi sarai mai trovata nella mia situazione, è lei infatti il motivo di tutti i miei sacrifici, e per questo non riesco proprio a trattenere la rabbia che sfocia nei suoi confronti. Fin'ora è stato un sentimento silenzioso, ho nascosto il risentimento e la non accettazione delle sue azioni, facendo tutto quello che è in mio potere, arrivando ai limiti dell'assurdo per avere la sua di felicità, la sua, la mia sta in secondo piano. Ma ormai non posso tirarmi indietro, devo farmelo andare bene, abbassare la testa, finora me la sto cavando abbastanza bene. 

Do una forchettata agli spaghetti asciutti, senza nemmeno un filo d'olio, e proprio in questo momento mi ritorna in mente la "proposta" di Dennis. Se dovessi declinare l'offerta sarò costretta a cambiare posto dove nascondermi, e quindi non so più se continuerà ad andarmi così bene. 

Potrei tentare la sorte. Poco prudente.

Mandare a quel paese tutto, e smettere di fare tutto ciò. Ancora più rischioso.

Accettare le condizioni di Dennis. Questo mi da la certezza della sicurezza, ma mi rende esposta, e ragionandoci bene, è il male minore.

Il mio buon senso mi invita a scegliere questa terza e ultima opzione, anche se la mia persona non è per super entusiasta a dare delle confidenze in più ad uno sconosciuto. La vera me, quella che non si nasconde, quella sincera senza maschere, avrebbe preferito vivere le sue giornate come una normale adolescente, con le spalle leggere, libere da ogni fardello più pesante di lei.

La pasta fa schifo, poso maldestramente la posata sul piatto e me ne vado nella mia stanza. Lo stomaco mi brontola, ma la mia testa è troppo affollata da pensieri che mi distraggono dai succhi gastrici che mi stanno consumando dall'interno. E non solo nella pancia, mi sento come se ogni parte del mio corpo si stesse lentamente sgretolando, consumata dai problemi, dalla vita non vissuta, dalla paura di sbagliare, da qualcosa molto più grande di me, quando invece tutto quello che dovrei fare è quello che voglio io, sentire il mio cuore, vivere con spensieratezza e leggerezza, ma non posso. 

Non ho in mano la mia vita. Vivo per il bene degli altri, non per il mio, questo mi appaga, ma non mi rende felice, non rende felice me.

Sto per entrare in camera ma la sua voce mi blocca, e come ogni volta, viene fuori la parte più vulnerabile di me. Le gambe tremano alle sue parole, e per la paura di cosa potrebbe fare. 

-Allora? Come è andata?





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