Estate

160 9 8
                                    

Estate.
Non ne ho mai passate di così belle in tutta la mia vita!
Diciamolo, ero solita a passare la stagione da mia sorella, nell'Oregon.
Rivedevo Max solo una settimana, prima dell'inizio del college.
Ma dopo essere rimasti senza vedersi per tre mesi, la voglia di stare insieme, non verrà di certo colmata da una settimana.
Stavolta, però, è cambiato qualcosa.
Qualcosa che suggerisce nuovi cambiamenti, alla solita estate americana.

Il vento tra i capelli, la sua Porsche scoperta, nero metallizzato, Viva la Vida dei ColdPlay a tutto volume,il paesaggio dell'Oregon davanti a noi, pieno di boschi e quel cielo azzurro che si staglia contro le scogliere a picco di Astoria, in lontananza.
Nessuno.
Nessuno oltre a noi due, in questa immensa strada che sembra snodarsi verso il Paradiso.
Appoggio i piedi fuori dal finestrino e lascio che le mie Converse rovinate si contrapponino a quell'orizzonte.
-Sai che non avevo mai visto il Paese dove sono nata e cresciuta, sotto questo aspetto?-
A dire la verità sono nata in Arizona, ma ho vissuto gran parte della mia vita nell'Oregon, con mia sorella e mia madre.
-Ma dai, sei di questo Stato e non hai mai visitato Astoria e le sue scogliere?- ridacchia Max, con le dita rilassate sul volante e i capelli scompigliati dal vento.
Dio, se è bello.
-La vita è qualcosa si meraviglioso-
A quelle parole, da lui pronunciate, abbasso lo sguardo, mordendomi il labbro.
È un discorso che non mi piace fare, perché so di avere eternamente torto.
Per me la vita non conta niente, è solo un lasso di tempo dove una persona nasce, conosce l'amore della sua vita, ci fa sesso, ha qualche bambino e poi, finisce con la sua vecchiaia seduta su una seggiola, a raccontare del suo vissuto a qualche nipotino.
Questa non è la mia vita.
Non è il modo che voglio avere di vivere.
Ecco perché, il venti agosto dell'anno scorso, ho tentato il suicidio.
Ero ad una festa, l'ultima a cui partecipai con il college, prima di lasciarlo del tutto.
Non stavo vivendo, ero in un eterno tunnel buio, dove esisteva soltanto una porticina alla fine: la porta del farla finita.
Era l'unico modo, per uscirne.
Ma appena sfiorai gli scogli a picco sulle onde della California, capii che non è così, che si esce dai problemi.
Non la puoi fare finita, non la puoi chiudere, non gliela puoi dare vinta.
Scoppiai a piangere e in preda alla paura, mi sedetti sulla scogliera.
La vita mi voleva morta?
Che ci dia dentro allora.
Quella notte, cambiai molte cose, con quel pianto liberatorio.
Decisi che avrei abbandonato quella brutta compagnia al college, che sarei tornata da mia madre, nell'Oregon, che avrei iniziato a vivere come si deve.
E come se il destino fosse stato una ricompensa, conobbi Max.
Era rimasto a piedi, con la sua vecchia BMW, dietro al viale di casa mia.
Io ero uscita per prendere un po' d'aria e - destino pazzo! - me lo ritrovai davanti, intento a ficcanasare nel motore in panne dell'auto.
Inutile dire, che capii di amarlo, subito, così.

"
-Bisogno di qualcosa?- chiedo, avvicinandomi al ragazzo, con un tremolio nella camminata.
Lui si blocca e sposta lo sguardo dal motore a me.
I suoi occhi color Oceano Pacifico, incontrano i miei.
-Sono a secco- risponde, asciugandosi il sudore dalla fronte.
Si appoggia al cofano della macchina, lasciando che il vento muova le spighe intorno a noi.
Arrossisco lievemente.
-Io penso di averne qualche litro!- dico ad un tratto, pensando a Jonathan, il fidanzato di mia mamma.
È un contadino della zona e penso che lui abbia di certo della benzina.
-Cos...davvero?- i suoi occhi s'illuminano mentre gli faccio segno di aspettarmi.
Con ancora quel tremolio nelle gambe, raggiungo il fienile, dove Jonathan è intento a sistemare la legna.
-Jonh!- grido, attirando la sua attenzione.
-Chloè...che ci fai qui?- chiede lui, alzando lo sguardo dal suo lavoro.
-Ho bisogno di benzina- rispondo.
-Benzina?- domanda stupito.
-Sì, benzina- appunto, mentre cerco tra i fustini vuoti.
-A cosa ti serve la benzina?-
-Meno chiacchiere! Dove la tieni?-
Lui indica quattro di essi, sotto al fienile.
-Ecco, sono due litri a fustino, saranno pesanti...- ne afferro uno e nonostante il peso, lo sistemo sotto il braccio ed esco dal fienile

Hai finito le parti pubblicate.

⏰ Ultimo aggiornamento: Nov 01, 2016 ⏰

Aggiungi questa storia alla tua Biblioteca per ricevere una notifica quando verrà pubblicata la prossima parte!

-Viva la Vida- Max VerstappenDove le storie prendono vita. Scoprilo ora