Era completamente buio nella stanza, le pareti pittate di bianco avevano assunto un colore grigiastro tendente al blu e le coperte sfatte del letto quasi si confondevano con il pavimento. La finestra era del tutto chiusa, con le serrande abbassate e le tende semiaperte, trasparenti per far passare la luce proveniente dai bucherelli tra la plastica marroncina. L'aria era abbastanza viziata, sapeva di chiuso, più che altro, e più quello oltrepassava le sue narici più si ricordava di dover almeno passare l'aspirapolvere l'indomani mattina, o meglio, tra qualche ora. Era notte, notte fonda, se avesse alzato le serrande sicuramente la luce non sarebbe cambiata di un minimo, e lui era ancora sveglio, seduto sulla sedia girevole della propria scrivania, il viso quasi incollato allo schermo del computer poiché, nonostante il dolore allucinante alle pupille e la luce troppo forte del display rispetto alla sua camera buia, non si decideva a prendere la sua nuova montatura di occhiali, quella più rotonda e classica che in quello stesso momento stava cadendo dall'angolo della scrivania. Nulla di che, tanto probabilmente non se ne sarebbe accorto ancora per qualche minuto, quando il bruciore sarebbe diventato troppo ed avrebbe capito che quello che in quell'istante vedeva sullo schermo, senza un mezzo per migliorare la propria vista, non era lo stesso quando li indossava, perché magari i suoi contorni diventavano più nitidi, ed i suoi occhi più grandi, e le sue labbra più visibili e non praticamente mischiate al colore della sua pelle (era perfettamente consapevole che nella realtà non fosse così).
Non era normale, per lui, essere in piedi a quell'ora, né tanto meno con delle cuffiette nelle orecchie e la stessa canzone ripetuta di continuo, tanto che ormai poteva affermare di poter canticchiare a mente il ritornello (o almeno ciò tendeva ad accadere nei casi più estremi, quando l'ansia e l'insonnia prendevano il sopravvento su di lui). Era perfettamente consapevole dell'orario che da tempo aveva sfiorato, più o meno le tre del mattino. Ebbe l'istinto di spegnere immediatamente il computer, o anche solo abbassare lo schermo e strappare le cuffiette dalla presa laterale, l'istinto di alzarsi di lì e buttarsi sul letto ed urlare nel cuscino e piangere a fiumi. La testa gli diceva, al contrario, di prendere le cose con calma, sistemare gli ultimi vestiti che aveva sparso per terra, tra cui sorprendentemente una canotta dalla bandiera americana (perché mai stava lì se in quei giorni Los Angeles sembrava più fredda e umida di qualunque altro posto?), alzare le coperte ed infilarsi lì dentro, crogiolarsi nel loro calore con occhi serrati e labbra corrucciate in un piccolo sorriso mentre inspirava ed espirava dal naso e si lasciava ad un sogno fatto di occhi blu ed una bocca sottile sulla sua. Tutto ciò solo per ricordargli che l'indomani mattina si sarebbe dovuto alzare minimo per le nove, o almeno qualcosa lì attorno, perché il suo team aveva intenzione di trascinarlo nuovamente in palestra e fargli fare il giro di qualche quartiere meno affollato almeno una ventina di volte, e ciò, a sua volta, solo per ricordargli che avrebbe dovuto ingozzarsi a colazione e prepararsi un pranzo ultra proteico che, come al solito, avrebbe preso da una ricetta da internet chiedendo molto gentilmente a Gigi, da brava finta fidanzata, migliore amica ed unica figura femminile e possedente uno stralcio di responsabilità in casa qual era, di andare a comprare alcuni ingredienti all'ultimo momento.
Ma ovviamente non ascoltò neanche una delle due parti razionali di sé stesso, lasciando le cuffiette collegate e lo schermo accesso con il video ancora in ripetizione, alzandosi dalla sedia con stanchezza e quasi rischiando di cadere. Fu tentato di tuffarsi sul morbido materasso invitante che era il suo letto, ma si avvicinò invece alla finestra serrata, portando una mano quasi tremante alla corda della tende e spalancandole. Altrettanto fece con le ante di vetro, per poi premere il bottone di fianco ad una delle sue tante lettere ricevute in quel periodo e far alzare le serrande poco più della metà. Come previsto, la luminosità rimaneva praticamente uguale, se non leggermente aumentata dalle stelle che riempivano il cielo di un nerastro profondo. C'erano nuvoloni in cielo, il che significava che la pioggia sarebbe caduta incessantemente anche quel giorno, e lui non si sentiva psicologicamente pronto a dover correre, l'indomani, con un cappuccio in testa e lo scrosciare della pioggia in sottofondo mentre una voce candida gli inebriava le orecchie attraverso gli auricolari.
Proprio come in quel momento, quando un po' del motivetto stava uscendo dai buchetti su di essi e riusciva a regalare un po' di emozione a quel cielo inespressivo.
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In my head |•Ziall os•|
Fanfiction«Diamine, so benissimo che è patetico iniziare una conversazione in questo modo, soprattutto con tutto ciò che ho da dirti, ma sai benissimo come sono e non volevo andare subito giù con tutto quello che ho nella mia testa, volevo un po' distaccarmi...