One last dance

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Sono passate due settimane.

L'ospedale mi ha appena dimessa.

Mia sorella Kate mi ha accompagnata a casa, e ha insistito per rimanere insieme a me.
Ma io non voglio.

Voglio rimanere sola.

Tutto è come me lo ricordavo.

Forse sono io ad essere diversa.

Mi guardo allo specchio, e sto sorridendo.

Poso il borsone sul letto, e mi avvicino all'armadio.

Tiro fuori il vestito bianco.

Sì. Quello della prima sera.

Vado in bagno e mi faccio una doccia.

E' quasi buio.

Mi vesto.

Sono parecchio provata.

Delle profonde occhiaie mi solcano il viso, e sono pallida.

Ma mi sento meglio.

Frank ha un'ordinanza restrittiva nei miei confronti.

Non lo vedo da quando prima di dimettermi ha minacciato di ammazzarmi.

Forse quando gli ho riso in faccia se l'è un po' presa.

Metto le scarpe e scendo in strada.

L'aria fresca.

La musica in lontananza.

Il profumo intenso dei fiori.

Avverto tutto.

Di nuovo.

Eppure, sento di avere un buco.

Proprio in mezzo al petto.

E non riesco a colmarlo.

Ho un solo grande rimpianto.

Spero di potervi porre rimedio.

Arrivo alla spiaggia e il cuore inizia a battermi forte.

I ricordi mi invadono violenti, come un temporale estivo.

I suoi occhi.

La sua voce.

Le sue mani.

La sua bocca.

Sulla spiaggia ci sono dei ragazzi.

Mi indicano. Sanno che sono io quella che si è suicidata.

Sospiro. Forse era meglio essere invisibili.

Io guardo la casa diroccata, e so già che è li che sto andando.

Mi tolgo le scarpe, e inizio a camminare.

La sensazione della sabbia fredda sotto ai piedi.

Credevo che fosse l'unica cosa che mi sarebbe mancata.

Ora so che mi sbagliavo.

Salgo le scale, e arrivo in cima.

Spingo la porta. So che è aperta.

E' tutto buio.

C'è solo una candela accesa al centro del tavolo.

Dovrei avere paura, ma non ne ho.

Mi guardo attorno, e fa male.

Fa male sapere che lui è lì ma non posso vederlo.

Fa male da morire.

Save me, or let me goDove le storie prendono vita. Scoprilo ora