6 - Light

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Ore: 15:27

Quel pomeriggio sua madre non tornò a casa.
L'unico che ne fece ritorno fu suo fratello, ed Elyenne rabbrividì alla vista di ciò che le si parò davanti.
Suo fratello aveva un grosso livido intorno l'occhio, un profondo graffio sullo zigomo e un labbro spaccato.
La diciassettenne non osava neppure immaginare cosa si celasse poi sotto la sua felpa blu notte.
Era terrorizzata solo all'idea.
Si chiese poi in seguito perché lo fosse, avrebbe dovuto gioire per il fatto che qualcuno malmenasse quel mostriciattolo, eppure Elyenne si ritrovava con grossi lacrimoni che copiosi, scendevano lungo le sue guance pallide ed i suoi buoni propositi da sorella maggiore menefreghista, furono rovinosamente mandati in fumo.
Scrollò leggermente il capo e si passò una mano fra i capelli crespi e del tutto scompigliati.
Suo fratello non parlava, ma Elyenne poteva notare il suo labbro inferiore tremare, segno che si stava trattenendo dal piangere.
Lo guardò, lo fissò, cercò di imprimerlo, di ricordarlo, di riconoscerlo come fratello, ma tutto ciò che arrivò ad Elyenne tramite la sua breve analisi, fu che erano due totali estranei.
Genitori in comune, casa in comune, alcuni tratti facciali in comune ma, allo stesso tempo, due persone completamente diverse.
E non c'era cosa più brutta di quella.
"Cosa fai lì impalata? Aiutalo!"
La spronò cautamente Akishe.
"Non so cosa fare." Rispose agitata l'altra.
"Fai la sorella."
Annuì distrattamente fra sé e sé per poi puntare il suo sguardo in quello del fratello e con un cenno del capo lo invitò a seguirla.

Ore: 15:40

Elyenne aveva fatto in seguito accomodare Stephen sul bordo della vasca in modo tale da potergli medicare il volto e una volta che ebbe terminato aveva cercato in tutti i modi possibili immaginabili di far togliere la felpa a suo fratello, ma questo prontamente si rifiutava; quello era una caratteristica in comune tra loro.
«Alzati la felpa, Ste.»
Lo incitò nuovamente Elyenne dopo la centesima volta, nel tentativo di potergli medicare anche lo sterno.
«No.»
Elyenne sospirò affranta e lo guardò dall'alto.
Si abbassò poi sulle ginocchia, maledicendosi subito dopo per il lancinante dolore che le attanagliava le rotule e guardò negli occhi suo fratello.
«Ste...» sussurrò flebile.
Il ragazzino di limitò a fissarla con i suoi profondi occhi verdi e mangiucchiava nervosamente delle pellicine situate accanto alle unghie altrettanto mangiate.
Elyenne poggiò una mano sulla sua e gliela abbassò, dopodiché si alzò ed uscì dal bagno in assoluto silenzio.
Cos'altro avrebbe dovuto aggiungere?
Domande in serbo da fare non vi erano, o forse ce n'erano troppe che, accavallandosi nella mente della diciassettenne si annientavano tra loro.
Si chiese però da quanto tempo Stephen venisse picchiato a scuola e se quell'ingrata di una madre se ne fosse mai resa conto.
Probabilmente no, la maledisse con tutta se stessa.
"I tuoi capelli non hanno un taglio." Osservò quella maledetta vocina.
«Cercarmi nei momenti meno opportuni per parlare è una tua scelta oppure non te ne rendi conto?» Grugnì acida la castana.
"È più esilarante di quel che tu possa credere, fidati!" Ribatté divertita A.
«Se lo dici tu.» Rispose Elyenne.

Ore: 16:10

Elyenne ormai sapeva che cosa fossero i pomeriggi noiosi e delle volte neanche gli pesavano.
Ma quel pomeriggio era davvero una lenta e mostruosa tortura.
Il tempo non passava mai.
Quelle che sembrava ore, delle volte non erano altro che semplici manciate di minuti.
Sentì il suo respiro farsi sempre più affannoso e fu costretta a sedersi su bordo del letto, le calde coperte a contatto con le sue cosce, ora più piccole rispetto a qualche settimana prima.

'Devo scappare, dannazione. Sono vicini.'
Akishe?
Le zampe scalfivano il terreno furiosamente, il pelo bianco ora era sporco di humus ed altra fanghiglia presente nel sottobosco.
Urli rabbiosi provenivano da dietro le sue imponenti spalle, rami scostati con violenza si rischiantavano poi contro il tronco.
'Correre, devo correre! Dannazione, corri!'
Si ripeteva come un mantra il bianco lupo adesso nel panico.

Per Elyenne respirare era diventata un'impresa, le sembrava di stare per  morire soffocata, diamine.
Prese profondi respiri e si calmò, dopodiché tornò a concentrarsi; gli occhi ridotti a due fessure.

Tutto ciò che poteva udire era il battito forte di un cuore, che batteva all'impazzata per quella corsa forsennata.
Le orecchie fischiavano a tal punto da far male.
Saltò svariati tronchi di alberi caduti ed infine riuscì a nascondersi nella fitta boscaglia oltre alcuni sempreverdi.
I rovi graffiavano profondamente il muso immacolatamente bianco, facendo ululare così il canide che, esausto, trovò uno spiraglio fra il groviglio verde nel quale si era intrufolato, lasciando che le sue zampe cedessero, per poi regolarizzare il respiro e riacquistare un po' le forze, riposando.

«Per tutti gli dèi!» Urlò affaticata Elyenne, portandosi una mano al petto e respirando pesantemente.
Cosa diamine le stava succedendo?
Cosa significava quel lupo? Chi era?
Perché a lei?
Sentiva il fianco bruciare ed istintivamente lanciò un urlo, toccandosi la parte lesa da sopra il giacchetto e fu allora, che lo sentì.
Illuminato di una luce appariscente e quasi come se vi fosse imprigionato il sole al suo interno, il braccialetto che quella strana ragazza le aveva dato nel bagno della scuola era fuoco nella sua tasca.
Elyenne si avvicinò alla sua scrivania e con movimenti rapidi e calcolati, estrasse l'accessorio, lanciandolo in seguito sul piano di legno che aveva difronte.
"C-chi te lo ha dato quello? Come hai fatto ad averlo tu?"
«A te che importa?» Domandò corrucciata la ragazza.
"È importante che tu mi dica da dove provenga quel bracciale."
«Una volta non ci vivevi anche tu qui dentro?» Domandò retoricamente la castana per poi picchiettare il dito contro la sua tempia.
«Ad ogni modo me lo ha dato una ragazza nei bagni della scuola, era davvero particolare, sai, aveva gli occhi di due colori differenti! Avrei voluto strapparglieli e rubarli.» Ammise sussurrando per scrollare il capo e scoppiare a ridere, una risata priva di allegria, priva di tutto; fredda.
«Sto diventando pazza...no aspetta, forse già lo sono!»
"Ma cosa diavolo dici? E poi non reputo affatto che il voler strappare dei bulbi oculari con delle iridi particolari sia sinonimo di pazzia. Probabilmente anche io avrei fatto lo stesso e li avrei addirittura imbottigliati!" Affermò decisa l'altra con un pizzico di ironia nella voce.
Elyenne si lasciò andare in un'altra risata liberatoria per poi farsi seria come se non fosse successo nulla.
«Cara Akishe, sei pazza. Irrimediabilmente ed incorreggibilmente pazza.» Ghignò.
"Cara Elyenne, anche tu. Sei irrimediabilmente ed incorreggibilmente andata." La canzonò A.
«Sai a cosa stavo pensando?»
"Mh?" La incitò a proseguire la sua coinquilina mentale.
«Ti andrebbe di fare un salto a Paradiso?» Propose Elyenne, legando i lacci di uno dei suoi anfibi.
"E me lo chiedi pure?! Forza! Alza quel sedere dal letto e andiamo." Rispose euforica l'altra, mentre Elyenne aveva appena indossato il bracciale che qualche minuto prima aveva depositato sulla scrivania e che, a contatto con la sua pelle, una delle rune si illuminò di una luce verde accesa, per poi andare a scemarsi fino a scomparire.
Elyenne venne percossa da un brivido lungo la schiena, e sentì i peli della nuca alzarsi.
Scrollò le spalle e il capo, lo ignorò ed uscì.

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