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Il principe non si era fatto vivo né quella sera né per i tre giorni successivi, tanto che Jane aveva iniziato a pensare che quei fiori fossero stati una farsa e che lui non volesse più vederla e non sapeva se pensarne positivamente o meno. Ovviamente, però, non poteva continuare così ancora a lungo.
Jane sospirò, entrando in casa, e sussultò vedendo il ragazzo seduto attorno il tavolo.
«Ciao. Jonathan è in camera sua, c'è anche Violet.»
«Ciao. In realtà mi chiedevo più cosa stessi facendo qui.» gli disse, chiudendo la porta.
«Pensavo ti facesse piacere trovarmi qui.»
«L'ultima volta che abbiamo iniziato un discorso del genere te ne sei andato via e non ti sei più fatto vedere.»
«Adesso sono qua, però, e magari dovremmo lasciarci indietro quel discorso.»
«Vuoi che faccia finta di niente?»
«Ho sbagliato e mi sto scusando, Jane.» sospirò. «E sì, mi piacerebbe se dimenticassi quello che ho detto la scorsa volta.»
«Credo che il problema sia il tuo. Sicuro che tu voglia fare finta di nulla?»
«Ero soltanto in preda a stupide paranoie.» le spiegò, ma anche lei aveva dei dubbi e non era certa che fossero soltanto paranoie. In ogni caso, non poteva dirglielo.
«Allora è tutto passato.» gli disse, forzando un sorriso.
«Ti va di venire a palazzo, dopo? Non vieni da tanto tempo. Non mi sono fatto vivo prima perché pensavo che saresti venuta.»
«Va bene.» acconsentì, ignorando il resto della frase.
***
«Mi piace stare qui in questo periodo. I primi fiori iniziano a prepararsi per sbocciare, anche se i tulipani sono aperti d'inverno.» le disse William, seduto sulla panchina del giardino del castello accanto alla ragazza.
«Ti piacciono tutti questi fiori?»
«Sì, mi rilassano. Solitamente in inverno prendo un paio di tulipani e li porto nella mia camera, mi piace vederli lì.»
La diciassettenne annuì, guardando il prato sotto i suoi piedi.
«Mi sei mancata, sono stato un idiota.»
«Ne abbiamo già parlato.»
«Rimango comunque un idiota.» le disse e la baciò. Non sapevano quanto tempo era passato, non tanto, comunque, e sentirono qualcuno chiamare il principe.
«William, è arrivata la duchessa. William!»
Il ragazzo imprecò, con le labbra che sfioravano ancora quelle della ragazza.
«William.» sentirono e ormai era evidente che il Re fosse lì e che li avesse visti. Il suo tono mostrava apertamente la sua contrarietà.
«Mandatela via.»
«Devi vederti con la duchessa.» scandì l'uomo.
«Non voglio vederla.»
«Devi, e non ammetto repliche.»
«Sono occupato, padre.»
«Sai cosa penso di questa tua... Infatuazione... Va' dalla duchessa, ti sta aspettando.»
«Vai.» gli sussurrò Jane, ma lui sbuffò.
«Non voglio.»
«William, non è buona educazione.»
«Sappiate che anche se la incontro, non cambia nulla per me.» disse al Re.
«Mi dispiace, ti cerco io.» sussurrò alla ragazza, che annuì, e le lasciò un bacio più lungo del normale, come per sfidare il padre, che strinse i denti.
«Entra immediatamente, dopo ne parliamo.» gli disse e gli mise una mano sulla spalla, spingendolo dentro.
Jane si alzò, senza parole, e decise di salutare Marie prima di andare via. Bussò alla porta sul retro.
«Tesoro, non sapevo fossi qui, come stai?» le disse la donna, dandole un bacio sulla guancia.
«Bene, tu, invece?»
«Va tutto bene. Jonathan?»
«Anche, siamo tranquilli.» disse.
«Ne sono felice. Come mai sei qui?»
«Ero con William, ma è arrivata la duchessa.»
«Oh, quella... Sì, so chi è... Magari è meglio se torni a casa.»
«Sì, sono soltanto passata a salutarti. Ci vediamo.»
La ragazza tornò a casa. Il pomeriggio non era finito esattamente come si era aspettata e ormai era sempre più convinta di essere odiata dal Re, non sapendo nemmeno per quale motivo.
Era quasi arrivata a casa quando si fermò ad osservare due ragazzi appoggiati a una casa.
«Raphael? Charlotte? Cosa ci fate qui?»
«Oh, ciao, Jane. Non è che per caso conosci qualcuno che deve vendere una casa?»
«No, non conosco nessuno. Perché?»
«Non ce la faccio più a vivere con i miei genitori che ogni volta che torno a casa mi guardano come se fossi un mostro.» sbottò la ragazza. «Non voglio assistere al peggioramento del loro sguardo man mano che la mia pancia cresce. Non vogliamo dipendere da nessuno, il bambino è nostro e dobbiamo crescerlo noi. Siamo una famiglia, ormai, e abbiamo bisogno di una casa soltanto nostra.»
«È... Una cosa giusta cercare la propria indipendenza...» disse Jane, cercando di tralasciare il comportamento dei genitori dell'amica.
«Già... Se vedi qualche casa in vendita...»
«Ve lo dico, certo. Ci vediamo.» li salutò, diede loro un veloce abbraccio e andò via.
***
«Non avrei mai immaginato di ritrovarmi così.»
«Così come?»
«Contro mio padre per un ragazzo. Facevo sempre tutto quello che voleva, con l'ambizione di essere la figlia perfetta, anche se ora non credo di esserlo mai stata.»
«Magari avevi soltanto bisogno di pensare a te stessa.» le disse Jonathan, mentre si metteva più comodo.
«Già, non l'ho mai fatto.»
Violet stava tracciando istintivamente dei cerchi sul dorso della mano di Jonathan, che aveva le braccia incrociate sulla sua vita.
«E adesso lo stai facendo?»
«Sì, decisamente, ed è bello.»
«Se tu curi te stessa stando con me, per me va più che bene.» le disse, facendola sorridere.
«Sai perché sto con te.»
«Non credo.»
«Invece sì, non farmelo dire: se te lo dicessi non sarebbe più un segreto.»
«E se io avessi un'idea su quale sia questo segreto?»
«Va benissimo. Vuol dire che non è solo mio, è nostro.»
«Allora va bene così.»
La ragazza gli sorrise e si spostò, slacciandogli le braccia, per girarsi a baciarlo.
«Sei bellissima.» le sussurrò sulle labbra, facendola sorridere di nuovo.
«Abbiamo concordato di lasciare il nostro segreto tale, quindi zitto e baciami.»
«Con piacere.» ridacchiò, e tornò a baciarla.
«Jonathan, sono a casa!» sentirono dall'entrata e si separarono, sbuffando.
«Sto odiando Jane.» gli disse la ragazza e lui sorrise.
«Anch'io.»
«Ti serve qualcosa?» chiese Jonathan dalla sua camera alla sorellastra, in cucina.
«Vado a fare un giro per vedere se ci sono case in vendita per Charlotte e Raphael, vuoi venire?»
«No, sto pulendo.» disse, facendo ridere la bionda, che si trattenne mettendosi una mano davanti alla bocca.
«Va bene, torno tra un po'.»
Sentirono sbattere la porta d'entrata e lui scosse le spalle, ritornando a baciare Violet.
Si spostarono, mettendosi più comodi, continuando a baciarsi. La ragazza aveva la schiena appoggiata al muro, ma lui la fece scivolare, facendola sdraiare sul letto, e si mise sopra di lei.
«Mi conosci a malapena, perché non mi stai urlando contro?» le chiese.
«Anche tu mi conosci a malapena, ma mi hai messa sul tuo letto.»
«Per te dovrebbe essere diverso.»
«Ho passato le ultime settimane quasi costantemente con te, mi conosci meglio di chiunque altro, se rifiuto te rifiuterò tutti per il resto della mia vita.»
«Sei davvero così sicura di quello che provi?»
«Mai stata così sicura.»
«Violet, io credo di-»
«Non dirlo. Abbiamo deciso di non rivelarlo, non puoi tradire la nostra promessa.»
«Non credo esistano altre ragazze che non vogliano sentirselo dire.» sorrise.
«Io sono strana.»
«No, sei semplicemente più interessante rispetto alle altre. Non te lo dirò, se è questo che vuoi.»
«Me l'hanno detto in tanti, ma nessuno è rimasto accanto a me. È per questo che preferisco che tu non me lo dica, magari questa volta è davvero così.»
«Non ti deluderò, al massimo sarai tu a spezzare il mio cuore.»
«Dovremmo provare a non farci del male a vicenda.»
«Hai la mia parola.»
Si baciarono e poco dopo Jonathan si mise seduto per togliersi la maglia, facendo cadere la lampada sul comodino.
«Attento!» gli disse Violet, sollevandosi sugli avambracci a guardare la lampada a terra.
«Non ha importanza, nemmeno si è rotta.» scrollò le spalle e lasciò cadere la maglietta a terra. Poi ribaltò la situazione, facendola trovare sopra di lui.
«Credo si sia strappato il vestito.» disse lei, ridendo.
«Dove?»
«Vicino ai piedi.»
«Diamine, mi dispiace...»
«Non mi piaceva nemmeno così tanto, non preoccuparti.»
«Stiamo combinando un casino.»
«È vero.» confermò ridendo, e perse l'equilibrio, finendo sopra di lui. Scoppiarono a ridere e la ragazza spostò la sua attenzione sul petto del ragazzo. Lo sfiorò con l'indice, quasi intimorita, e lui sorrise, dandole una carezza sul viso. Si baciarono, mentre lei gli metteva le mani tra i capelli e lui tastava i bottoni dell'abito sulla schiena della ragazza.

||spazioautrice||
Buongiorno a tutti! Come state passando le feste? Vi state divertendo? A me potrebbe andare meglio, ho pure la tosse, ma non ha importanza. Cosa ne pensate del capitolo? È abbastanza breve, a dir la verità, e mi dispiace, spero che sia comunque decente. Tecnicamente dovrei aggiornare il 2, ma non so se ci riesco, c'è ancora il dubbio se deve venire mia cugina o no, perché non sanno prendere nemmeno una decisione del genere *sospira*. 
Comunque sia, vi auguro un buon anno nuovo! Alla prossima!
~Rob ❤️

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