L'amore ai tempi della Buona scuola

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Dedicato a tutte le insegnanti, che lavorano con passione e amore, nonostante tutto.

In particolar modo a tutte le mie colleghe speciali del 205° circolo di Anguillara Sabazia.


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Laura aprì gli occhi, cinque minuti prima che suonasse la sveglia, come ogni mattina.

Si tirò su infilando i piedi nelle ciabatte di cuoio logoro e andò dritta a spalancare le finestre per far entrare aria fresca. Scrutò il cielo, "Mm, meglio prendere l'ombrello": grossi nuvoloni scuri minacciavano un bel temporale. Pazienza, niente giardino per i suoi alunni, se ne sarebbero rimasti in classe a disegnare o a fare partite con i giochi in scatola.

Preparò il caffè per sé e per il padre, che sentiva già affaccendato a riparare qualche guasto inesistente in bagno.

Aprì anche la finestra della cucina rabbrividendo e apparecchiò la tavola per due. Ed ecco il telefono squillare, proprio in perfetto orario.

«Pronto Fulvio, sì, sì tutto ok, tu sei già in aeroporto? Ah ok, allora ci sentiamo stasera, certo, alle dieci, come al solito. Sì anch'io». rispose automaticamente.

Il rumore del caffè che veniva su le risvegliò l'appetito.

«Papà buongiorno!» gridò.

Il battito regolare del bastone che tamburellava sulle mattonelle annunciò che aveva sentito e stava arrivando.

«Porta l'ombrello Laura, oggi andrà a piovere».

Sorrise e annuì versando il liquido scuro nelle tazzine di porcellana sottile, dai delicati motivi floreali.

«Fulvio è già partito?»

«È in attesa di imbarcarsi papà, andrà tutto bene, chiamerà stasera ha detto».

«Mmm, quei trabiccoli non sono mai sicuri, non si sa mai quando uno decide di venir giù».

I perenni borbottii del signor Ennio Vezzani accompagnarono la colazione di Laura, che pensava distrattamente allo scandire della giornata che l'aspettava: c'era la recita di Natale da preparare: il copione era stato steso, le musiche erano pronte, ma c'erano da finire i costumi, non era mai stata brava con il cucito. Poi bisognava prenotare il teatro per lo spettacolo di gennaio, fare i calcoli di quanti pullman servissero e dedicarsi a una valanga di telefonate burocratiche. Prese un grosso respiro: era pronta, tutto organizzato nell'efficiente agenda blu, di cui aveva una precisa copia indelebile nella testa.

Lavò le tazze e le mise a scolare, passò la spugna sul tavolo e sul lavandino, asciugando con cura ogni gocciolina. Bene, le sette, era ora di vestirsi.

Un paio di comodi pantaloni neri e un cardigan panna, una coda stretta, legata alta con l'elastico e arrotolata a mo' di chignon, con due forcine; una spolverata di fard ed era pronta per la sua prima C.

Il vento le sferzò il viso appena varcò il grosso portone del suo palazzo. Si gelava. Sull'autobus focalizzò le priorità della giornata. Stringeva in mano la guida piena di post-it, la sera prima aveva trovato molte attività da cui prendere spunto, non vedeva l'ora di confrontarsi con Giulia, ma soprattutto con Lucilla. Sorrise pensando al nomignolo che avevano loro affibbiato ormai cinque anni fa, quando la loro collaborazione era diventata amicizia: le sorelle L: Laura e Lucilla, sempre insieme, sempre con in mente qualcosa da realizzare con i bambini.

«Buongiorno Salvatore», salutò il bidello, intento a borbottare sulle pedate di fango all'ingresso.

«Eh altro che buongiorno maestra. Oggi sarà un macello qui per terra».

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⏰ Ultimo aggiornamento: Nov 04, 2016 ⏰

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