Prologo

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L'ultima settimana di luglio era arrivata in un lampo, preparandosi a cedere il passo alla promessa di un'estate che volge al termine con un torrido agosto, prima del colorato e ventoso autunno.

Su Londra era calata una quiete quasi surreale e la maggior parte delle persone se ne stava a prendere il sole in giardino o al parco; altri, invece, andavano in giro a fare compere, o anche solo per gustare un gelato.

Ma nel cuore della città, nel quartiere di North Maida Vale, stava succedendo qualcosa fuori dall'ordinario: in fondo a Brondesbury Road, una figura slanciata e dal cappello a punta, era apparsa dal nulla. Come per magia.

Lo schiocco che aveva provocato, sembrava non averlo sentito nessuno; a parte una ragazzina dai folti capelli scuri e dallo sguardo attento che guardava fuori dalla finestra del salotto di casa, dopo essere stata attirata da quel curioso rumore.

Hermione Jean Granger, una vivace ragazzina di undici anni, rimase sorpresa di vedere quella donna fare così la sua strana comparsa in una via residenziale di Queen's Park.

Per di più, vestita in quel modo: oltre al bizzarro cappello a punta, che le dava l'aria di una strega travestita per una festa di Halloween, aveva un lungo mantello che sfiorava terra ad ogni suo passo; una gonna a fantasia scozzese, verde, nera e rossa, che le arrivava alle caviglie; un cardigan da donna blu scuro con i bottoni, chiusa su una camicia giallo ocra, dal quale si intravedeva il suo collo alto; infine, portava ai piedi dei lucidi stivaletti di pelle nera.

Camminava nel bel mezzo della strada con passo sicuro, e una volta superate le prime quattro villette sul lato sinistro, Hermione rimase a bocca aperta quando questa si fermò proprio davanti casa sua, il numero 5.

Con uno scatto, si ritrasse dalla finestra, fiondandosi alla porta d'ingresso nel momento in cui la misteriosa donna suonava il campanello.

— Mione, tesoro, ci pensi tu? — urlò Martha Granger dalla cucina, rivolgendosi alla figlia mentre cercava di scrollarsi la farina di dosso.

— Sì, mamma! — rispose lei di rimando.

Chiuse gli occhi per qualche secondo; poi, fece un respiro profondo e aprì.

In un attimo, si ritrovò a fissare due grandi occhi color miele e un dolce sorriso che ispirava fiducia e simpatia. Hermione sorrise a sua volta.

— Salve... cosa desidera? — chiese, petto in fuori e schiena dritta, cercando di sembrare sicura di sé.

La donna scoppiò inaspettatamente a ridere.
— Oh, cara! Quanta rigidità! E per una fanciulla della tua età! Suvvia, ho i miei anni, ma dentro sono ancora una ragazzina! Puoi darmi del tu, cara! Sei Hermione Jean Granger, è corretto?

La riccia rimase interdetta, poi annuì.

— Molto bene, allora, posso entrare? — chiese l'altra, il sorriso che si allargava sempre di più ogni secondo che passava.

— Certo, prego, si... accomadati pure. Mamma! — chiamò a gran voce, mentre guidava l'inattesa ospite in salotto.

Cyrilla si guardava intorno con curiosità e non poté fare a meno di notare quanto fossero ordinati quei Babbani: non c'era nulla fuori posto nell'entrata piccola ma accogliente della casa, né nel grazioso salotto che le si presentava davanti, con un divano di velluto blu e due poltrone, anch'esse di velluto blu, sul lato opposto; al centro un tavolino in mogano, coperto da un merletto ricamato a mano e un centrotavola con una candela profumata alla vaniglia e dei bellissimi girasoli; ai due lati delle poltrone, c'era altri due tavolini uguali, con una ciotola fatta a mano e una lampada color crema ognuno; e ancora un camino in marmo bianco, con delle cornici piene di foto e dei soprammobili eleganti; sulle pareti, dei quadri di un autore sconosciuto a Cyrilla: e per di più, pensò, che non si muovevano!

Fred & HermioneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora