Capitolo 22

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Piero

Sbatto il pugno contro il tavolo facendo tremare i bicchieri lì poggiati. Sono furioso con lei e con me.

Non dovevo picchiarla, ma lei non doveva assolutamente trattarmi in quel modo e soprattutto doveva stare lontana da Ignazio.

Vado di sopra e quando vedo la sua camera ora vuota sento un dolore al petto, come se mi avessero pugnalato.

Spero che sia uscita solo per sbollirsi, anche se si leggeva da un chilometro che era veramente incazzata. Abbiamo sbagliato entrambi, non lo nego.

Dovevo essere più ragionevole e ascoltarla, dimostrando così la mia maturità.

Entro nella stanza e mi siedo sul bordo del letto, nella parte in cui dormivo sempre. Ora che la sento ha il mio profumo. L'altra metà ha invece il suo di profumo. Fresco.

Sapeva di fresco. So che sembra assurdo, ma è così.

Come quando si esce all'aria aperta dopo alcuni giorni passati in casa. O come quando in estate riesci a rinfrescarti nonostante il sole battente.

Emetto uno sbuffo ed entro nel bagno adiacente alla camera. Mi sciacquo il viso con l'acqua fredda e poi lo tampono. Con il suo asciugamano. Anche questo sa di lei. Lo poggio al bordo della vasca e vado a sdraiarmi sul suo letto.

Porto le mani dietro la testa e inizio a fissare il soffitto senza un vero motivo. Sembra quasi lo schermo del cinema, mentre i miei ricordi sono la pellicola.

Scaccio via quelle immagini e mi giro verso il balcone. Si sta facendo sera e di Giulia nemmeno l'ombra.

Mi alzo e mi dirigo in cucina. Inizio a tirare fuori le pentole e apro il frigo per cercare qualcosa per cena.

Di solito cuciniamo io e lei.

La casa è silenziosa.

Ed è una cosa che mi manda fuori di testa.

Giulia urla sempre le risposte de " L'eredità " mentre cuciniamo, rischiando di far cadere i piatti e il cibo mentre esulta per una risposta corretta.

Sospiro e sblocco il cellulare per vedere se magari mi ha chiamato o comunque mi ha scritto.

Niente.

Lo poggio vicino al tagliere e inizio ad affettare un pomodoro. Il trillo di una notifica mi fa distrarre, così nella fretta che metto per controllare il display mi taglio il dito.

《 Cazzo...》bisaccio facendo pressione sul taglio. Apro una credenza e tiro fuori una valigetta di primo intervento. L'ha fatta Giulia, è stata sua l'idea di essere sempre pronti a ogni evenienza.

Mi è già successo di tagliarmi, ma le altre volte Giulia arriva prima di subito e medica tutto e tutti in un istante. Il padre è infermiere e lei ha imparato alcuni trucchi del mestiere.

Metto il cerotto e vedo chi mi ha cercato.

È Ignazio.

Sbuffo e lo chiamo, anche se la voglia di sentirlo è praticamente inesistente.

~Al telefono ● ~

Piero : Che c'è ?

Non ricevo subito una risposta, sento un suo singhiozzo e poi la sua voce tremante

Ignazio : Piero, Giulia è...è stata...

Piero : Ignazio calmati, che è successo a Giulia

Cerco di mantenere un tono calmo, anche se la paura mi sta consumando dall'interno.

Ignazio : Piero...l'hanno investita...Piero ! Rispondi !

Il telefono mi scivola dalle mani e cade sul pavimento. Non mi importa se si è rotto, non mi importa di niente.

Corro fuori casa ed entro in macchina. Sfreccio come un matto per strada, non rispetto i semafori e i limiti di velocità.

Quando arrivo mi fiondo in corridoio, dove vedo Ignazio seduto e con la testa tra le mani.

Mi avvicino cauto e gli poggio una mano sulla spalla, facendogli alzare lo sguardo. Ha gli occhi rossi e gonfi, si vede che ha pianto. Ha ancora il respiro un po' irregolare. Mi abbasso alla sua altezza e lo guardo negli occhi, deglutendo il groppo alla gola.

《 Come è successo ? Come lo sai ? 》chiedo con la voce tremante.

Il fatto che lui sia venuto a saperlo prima di me non mi aiuta a digerire la situazione.

《 Ho...ho visto che è corsa fuori casa con la valigia...e...e mi sono preoccupato...l'ho...l'ho seguita e...e quando stava attraversando... un...un tizio ha sfrecciato sulle strisce pedonali...ho provato ad avvisarla, ma ero lontano e aveva le cuffie...io...io...oddio è colpa mia 》si porta le mani davanti il viso e ricomincia a piangere.

Silenziosamente,  ma piange.

Non l'ho mai visto così fragile. Si sente davvero in colpa, quando in realtà non ha fatto nulla.

Lo abbraccio e gli accarezzo la schiena per cercare di calmarlo.

《 Gna' non è stata colpa tua, tu hai provato ad avvisarla...non sei stato te a...》le parole mi muoiono in gola.

《 Ignazio...》lui alza lo sguardo e con un cenno del capo mi incita a continuare 《 Ma...l'incidente...l'ha...lei è...》non riesco a concludere la frase, non ne ho il coraggio.

《 Hanno detto che è in coma farmacologico se non ricordo male...lo scontro è stato violentissimo e lei aveva delle ferite piuttosto gravi. L'hanno medicata e non so se addirittura operata...comunque l'hanno imbottita di farmaci e...e nulla. Dobbiamo solo aspettare 》

Mi siedo vicino a lui e passiamo tutta la notte lì, a fare i turni per dormire e per vedere se Giulia si sveglia o comunque da segni di vita.

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