Il Bianco e il Nero

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Greta prese la busta bianca dal tavolino prima di dare un ultimo sguardo al soggiorno, chiuse la porta a chiave facendo due mandate. Lo stile di quello casa la assomigliava, ordinato e minimalista. Da quando il marito era deceduto improvvisamente in un incidente motociclistico faceva i salti mortali per riuscire a vivere dignitosamente. George l'aveva sempre viziata, e lei si era fatta viziare ben volentieri.
Ma la donna non si perdeva d'animo. Quando le riusciva, oltre al suo lavoro d'impiegata comunale, lavorava come commessa in un negozio di cancelleria. Era lì che aveva conosciuto Henry, l'uomo che le aveva rubato l'anima. Il suo cuore era dilaniato da quell'amore impossibile, tutto lentamente nella sua vita aveva preso i toni del grigio e del nero. Mai nella vita si era sentita così sola, triste e abbandonata. Neanche quando George era morto lasciandola sola sulla terra.
Greta si guardò attraverso lo specchio dell'ascensore, delle morbide onde color biondo miele le scendevano fino alle spalle. Aveva un colorito pallido e degli occhi nocciola. Il suo cappotto nero stretto in vita e svasato fino alle ginocchia le donavano un aria signorile, fin troppo rispetto all'età che aveva. Aveva quarant'anni, ma nell'ultimo anno sembrava aver perso un decennio.
Greta ci sperava in fondo, ma era inutile illudersi che quell'appuntamento a cui si stava recando si sarebbe potuto concludere in maniera positiva. Quella era la fine, ne era certa. Si avviò verso il garage con le chiavi della macchina in mano fermandosi davanti alla sua utilitaria bianca, stava aspettando quel momento da una settimana, ma si rese conto di non volere più incontrarlo. Fece un lungo respiro profondo mettendo le mani sulla maniglia dello sportello. Nella vita era stata abituata a cose peggiori, poteva farcela.
Henry era nervoso.
Era in macchina, e aveva appena spento il motore. Era nettamente in anticipo rispetto all'orario previsto, era solito anticiparsi. Guardò fuori dai finestrini per controllare non ci fosse nessuno nei paraggi. A quell'ora della notte era difficile incontrare qualcuno, soprattutto nei pressi di un cementificio. Pensò di accendere l'autoradio ma cambiò subito idea, aprii il cruscotto per leggere quel libro abbandonato da anni, lo prese e lo posò subito dopo. Gli tremavano le mani, dovette fare forza un paio di volte per riuscire a chiudere il cruscotto.
Si passò una mano fra i capelli brizzolati, sebbene fossero corti, non era abituato a quella lunghezza, solitamente li aveva rasati. I suoi occhi verdi incorniciavano un viso spigoloso, con tratti non perfetti, nel complesso risultava mascolino. Non era una bellezza classica, ma piaceva.
I suoi occhi si posarono sul borsello di pelle nera poggiato vicino al cambio.Ingoiò nervosamente distogliendo lo sguardo da quell'oggetto.
Henry era un tipo agitato, in tutto. Tutto quello che faceva era accompagnato da una sensazione di ansia, e spesso riusciva a contagiare anche chi gli era vicino.
Si definiva un ipocondriaco a comparti stagni. Aveva delle crisi soltanto in determinate occasioni, e quella era decisamente una buona occasione per averle.
Il cuore in petto gli batteva forte, ed era convinto di perdere conoscenza da lì a poco.
Greta scese dalla macchina, tutt'intorno il paesaggio era brullo. L'ultima parte della strada non era asfaltata e l'erba cresceva incolta un pò dappertutto. In lontananza si intravedeva una luce che illuminava il cancello del cementificio.
La donna si incamminò decisa verso quella bagliore. I tacchi neri affondavano in un misto fra terreno e sabbia arenaria, sul suo braccio destro stringeva la borsa sempre con più forza, cercando di non immaginare le sue décolleté sporche di fango. Non appena Herny la vide arrivare allungò una mano aprendole lo sportello. Greta entrò stendendo le sue lunghe gambe ai piedi del sedile. All'interno della macchina la luce si accese automaticamente, mentre la donna sorrise a quell'uomo che la stava per lasciare, gli sorrise nonostante tutto, perchè l'amava.
" Ciao " disse timidamente la donna guardandolo.
" Ti vedo bene " disse lui dandole una rapida occhiata nervosamente.
Greta fece spallucce girando lo sguardo verso il cruscotto. 
E ancora Henry disse " Forse era meglio scegliere un altro posto, non vorrei passasse qualcuno ".
Greta scosse la testa facendo una smorfia nel vuoto. Era conscia del fatto che Henry avesse ragione ad essere così scrupoloso in quella situazione così delicata, ma provava pena per se stessa. Quella relazione a cosa l'aveva portata? A nulla, non era niente per nessuno, tanto meno per lui.
" Siamo lontani chilometri dal centro, stai tranquillo " si apprestò a dirle lei. In realtà avrebbe voluto sentirsi altro. Avrebbe voluto che lui le dicesse - Lascia tutto e tutti, scappiamo insieme -. Avrebbe voluto un finale da film, e forse lo merita anche dopo tutto quello che aveva passato.
Henry allungò una mano verso il borsello di pelle nera prendendolo, glielo porse aspettando a mezz'aria che lo prendesse.
" Qui c'è tutto l'occorrente " gli disse Henry, stavolta senza guardarla.
" Parliamone ancora, Henry " le disse quasi supplicandolo lei. Le lunghe ciglia nere batterono più volte in sua direzione. Subito dopo si rende conto che era tutto inutile. Era una situazione più grande di loro.
" Greta non ricominciare " si voltò a guardarla Henry visibilmente agitato. Fece un respiro profondo immaginando che da lì a breve un ambulanza l'avrebbero raggiunti. A quel punto non solo avrebbe fatto i conti con un attacco cardiaco, ma mezza città avrebbe saputo della loro relazione. Chiuse un attimo gli occhi cercando di inspirare profondamente, doveva calmarsi.
" Non vedo altra soluzione " le disse Henry mentre apriva di nuovo gli occhi.
" Sei tu che non la vuoi vedere, ma una soluzione c'è " disse Greta alzando di un tono la voce, abbassò la mano di Henry con il borsello di pelle. Non voleva accettare quel borsello. Prenderlo significa mettere la parola fine su tutto.
Henry alzò gli occhi al cielo " Greta, per l'amor di dio " fece una breve pausa per poi continuare " Sono sposato! ".
Greta storse il labbro, quelle labbra perfettamente disegnate dal rossetto rosso cominciarono a tremare. Non c'era bisogno di rimarcare quelle parole, lo sapeva che era sposato. Era a conoscenza che non avrebbe mai lasciato la sue vita per lei. La donna pensò che era stato crudele a ripeterle quelle parole.
" Sappi che per me non è cambiato nulla, quello che provavo per te qualche settimana fa, lo provo ancora oggi " le disse Henry guardandola dritto negli occhi in maniera decisa.
Le speranze di Greta si sgretolarono a quella frase, lesse quell'ultima dichiarazione d'amore come un addio. A volte le frasi più belle nascondono i momenti più brutti.
" E comunque non li voglio " indicò il borsello nero con l'indice, subito dopo ritirò il dito che lo indicava.
" Ne hai bisogno, Greta " Henry prese il borsello porgendolo di nuovo a lei.
" Prendili, ti prego " Attese qualche secondo con il borsello in aria che lei lo prendesse.
Greta lo afferrò nervosamente mettendoselo in borsa senza neanche guardarlo. Sapeva benissimo di averne bisogno, ma il fatto di accettarlo la faceva sentire sporca.
" Beh, ce l'avrei fatta anche senza i tuoi soldi " gli disse sentendo montare la rabbia. Strinse le ginocchia tra di loro mentre un brivido di freddo le percorreva la schiena.
" Ne sono certo, sei la donna più forte che io conosca " disse Henry accennandogli un sorriso.
Greta voleva dirgli che non lo era affatto. Aveva paura del  futuro senza di lui, senza di loro. Aveva paura a vivere quel momento così delicato da sola, senza nessuno a fianco. Dovette obbligarsi a non sputare fuori quelle parole.
Improvvisamente si ricordò della busta bianca che aveva in borsa, voleva dargliela, ma non trovava il coraggio. Si girò verso di lui, sforzandosi di sorridergli.
Henry si avvicinò a lei dandole un bacio sulla bocca, le sue labbra si soffermarono più del dovuto, chiusero gli occhi entrambi godendosi quell'ultimo istante. Entrambi avrebbero voluto che il tempo si fermasse. Si amavano, di un amore vero, ma impossibile.
Greta poggiò le sue mani sulle guance di Henry, le unghie lunghe gli sfiorarono la pelle provocandogli un brivido. Lei si staccò dalle sue labbra battendo velocemente le ciglia in sua direzione, poi aprì lo sportello ed uscii dall'auto. Proprio in quell'istante una lacrima le rigò il volto, il mascara nero gli colò dritto sulle guance. Nessuno poteva vederla per fortuna, in quel momento avrebbe voluto scomparire dalla faccia delle terra.
Henry la osservò sparire nel buio della notte, poi crollò poggiando la testa sul volante.
Aveva appena tradito tutto quello per cui credeva nella vita. Tutto.

Il giorno dopo Henry fece ritorno a casa come sempre, ma sotto il portone quella sera trovò qualcosa. Qualcuno aveva lasciato una busta bianca. Era quella che Greta non aveva avuto il coraggio di consegnargli.
L'uomo si andò a sedere sulla sua poltrona preferita, si allentò il colletto respirando profondamente, rigirò la busta fra le mano immaginando già chi gliel'avesse mandata.
Tagliò la parte superiore della lettera estraendone il contenuto e prese fra le mani quel pezzo di carta.
C'erano delle immagini su quel foglio, dei piccoli riquadri sfocati n bianco e nero.
Non ci mise molto a capire cosa ci fosse raffigurato sopra.
Su quel pezzo di carta c'era suo figlio, stava osservando un ecografia. L'uomo si sentii crollare il mondo addosso. Sapeva della gravidanza di Greta, ma non aveva mai visto alcuna ecografia. Con quella prova gli sembrò tutto più reale. Guardò a fondo quell'immagine, era visibile un contrasto tra bianco e nero, lo stesso capace di far sciogliere il cuore di pietra più duro. Ma lui non poteva. Voleva, ma non poteva cedere a quei sentimenti.
Pensò di stracciare quel foglio e tornare alle sue faccende, ma fece tutt'altro. Studiò ogni minimo dettaglio di quell'ecografia, rimanendo minuti e minuti a osservarla in ogni minimo punto. In basso a destra lesse - 10 settimane -.
Henry pensò freddamente che aveva altre tre settimane per poter abortire.
Si alzò dalla poltrona, gli girava la testa. Andò in cucina e poggiò il foglio sul tavolo, bevve un bicchiere di acqua. Inevitabilmente lo sguardo cadde di nuovo sul foglio, si rese conto che voltando pagina c'era dell'altro, un pezzo scritto a mano da Greta. Si lasciò andare sulla sedia leggendolo.
" Amore mio, perdonami. Ho deciso di tenere questo bambino, non ho avuto il coraggio di dirtelo. Lasciami l'ultima occasione che ho nella vita di essere importante per qualcuno, di accudire incondizionatamente, di amare senza pretese. Non cercami più e io farò uguale. Ti auguro il meglio. Greta "
Henry si mise una mano davanti alla bocca, gli tremavano le mani.
Lasciò cadere il foglio per terra e vagò per qualche minuto per la casa. Improvvisamente si fermò davanti al bagno, aprii la porta e spalancò l'armadietto dei medicinali. Avrebbe mai avuto il coraggio di farla finita? Aveva deluso tutti,  la sua vita era una menzogna. Avrebbe avuto il coraggio di tradire persino dio in quell'ultimo gesto di salvezza? Socchiuse gli occhi chiudendo l'armadietto. Allargò le braccia sul lavandino alzando lo sguardo verso lo specchio. L'immagine rispecchiava un uomo sulla cinquantina, madido di sudore, con un colletto bianco e una lunga tunica nera. Con la mano destra afferrò la catenina al collo, facendo scivolare la mano giù verso il crocifisso. Lo strinse forte.
Henry era sposato con Dio.  



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