Capitolo 15

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Guardai la tavola da pranzo, sembrava carina, la tovaglia blu coi merletti dorati, i piatti della collezione cinese, le posate d'argento ed i calici da vino ed il vino rosso già a tavola. Poi guardai la cucina, il macello che avevo combinato cercando di fare qualcosa di almeno mangiabile, che credevo di esserci riuscita. In caso d'emergenza avevo già pronti i numeri di un ristorante cinese o di una pizzeria, che sapevo per certo essere i preferiti di Peter. Mi tolsi il grembiule da cucina che mi ero messa per non macchiare l'abito rosso fuoco che quella mattina Cande mi aveva portato a lavoro, era abbastanza corto, arrivava poco più sopra del ginocchio, e non era esattamente della mia misura, così che mi stringeva troppo sui fianchi e sul seno, che metteva molto in risalto. Mi chiesi se a Peter sarebbe piaciuto il mio vestito e la mia idea di preparargli la cena, se gli sarebbe piaciuto qualcosa o lo avrei fatto finire in ospedale dato che ciò che avevo preparato non era mangiabile. Mi domandai pure se avesse già mangiato e se gli sarebbe piaciuta la sorpresa, sicuramente non se l'aspettava dato che gli avevo detto di andarci piano. Dovevo ammettere che era bravo a non avvicinarmi, solitamente tornava a casa per il pranzo, mentre oggi non è tornato, sapeva che quello era il mio giorno libero, e poi era in ritardo, avevo chiamato il suo ufficio un'ora fa e la segretaria mi aveva detto che era già uscito, non mi ha voluto dire se sapesse perché non fosse ancora tornato. Sentii la chiave girare e la porta aprirsi, da dove mi trovavo non riuscivo a vederla. Sentii i passi di Peter dirigersi nella sala da pranzo, e mi preparai per vederlo dopo ore. Entrò nella cucina, capelli scompigliati come al solito, e vestito impeccabile, quel giorno la cravatta non era allentata. -Ciao Peter- gli feci quando entrò. Lui mi guardò senza dire nulla. -Lali che fai?- mi domandò. Io mi avvicinai e gli tolsi la giacca, lui non fece nulla per fermarmi, sorrisi. -Pensavo che potevamo cenare insieme, come marito e moglie- dissi, pensando che forse era la prima cena che facevamo veramente insieme senza altre persone e seduti al tavolo, se non contavamo quella a Parigi. -Non mi sembra una cattiva idea, ma non oggi- farfugliò. Io scossi la testa. Gli misi le braccia dietro al collo ed iniziai a baciargli il collo, dalla clavicola fino all'orecchio, arrivata lì glielo morsi e poi gli chiesi -E perché no?- -Scusate, potete dirmi che sta succedendo?- una voce femminile ci interruppe. Mi staccai da Peter con un salto, mettendomi le mani al petto, non me l'ero aspettato, mi era preso un colpo. Guardai i due signori appena entrati entrambi sulla 50°, la signora aveva lunghi capelli color mogano, una pelle magnifica e degli occhi molto simili a quelli di Peter. L'uomo era più alto di lei, i capelli marrone chiaro tirati all'indietro, la sua pelle mostrava molte rughe d'espressione, aveva la stessa corporatura e lo stesso sorriso di Peter. -Lali, ti presento i miei genitori, Nicolas e Angel Lanzani. Mamma, papà, lei è Lali, mia moglie- ci presentò mettendomi una mano dietro le spalle. La donna mi sorrise -Ora capisco- commentò. -Non so se ha capito, io non intendevo fare nulla di male, volevo solo preparare la cena- balbettai. -Oh ragazza mia, ti capisco, anche io mi ricordo i primi giorni di nozze, non si riesce a stare separati- disse. Feci cenno di si con la testa, perché non sapevo cosa fare, e poi mi girai verso Peter -Non mi avevi detto che arrivavano i tuoi- farfugliai. Lui mi sorrise -Me ne sono dimenticato- mi rispose. Lo fulminai con lo sguardo. -Peter, pensavo glielo avessi detto, staremo qui per una settimana- lo richiamò la madre. -Be' che posso farci se me ne sono dimenticato, sono stati giorni duri- si scusò lui. -Immagino, fra il trasferimento, il lavoro e le altre faccende- lo difese il padre. -Il viaggio a Parigi, il matrimonio segreto, le serate insieme, a me non mi sembrano giorni così duri- lo contradisse la madre. Sorrisi, si vedeva che era lei a comandare in quella famiglia. -Comunque non posso tornare in dietro nel tempo, ora vi siete conosciuti, e resterete qui per una settimana. Tu sei d'accorso Lali?- mi domandò lui. Come se avessi potuto dire di no e come se il mio no avrebbe cambiato qualcosa. -Certo che si caro, è solo che non ero pronta alla visita dei tuoi genitori, mi ha sorpreso molto, ma ho cucinato abbastanza per tutti- dissi e mi diressi in cucina. Portai a tavola le portate, mentre i genitori di Peter si sedevano e lui aggiungeva i piatti, le posate ed i bicchieri in più. -Spero vi piaccia la cucina Italiana- dissi iniziando a servire nei piatti i cannelloni al pomodoro. -Dato che la mia famiglia è per metà italiana ho voluto cucinare qualcosa che mi descriveva- conclusi, sedendomi al tavolo. Guardai le loro facce indecise sul da farsi, nessuno aveva ancora detto nulla. -Buono- commentò Angel -solo un po' salati- aggiunse. -ed un filino ancora crudi- disse in seguito Nicolas. Guardai Peter, stava mangiando velocemente ed in silenzio. Provai un boccone e rimasi disgustata, i cannelloni erano crudi, gommosi e salatissimi, immangiabili. -Scusate, sono un disastro in cucina- mi scusai. Peter scosse la testa, aveva finito il cibo nel piatto -Potrei averne altro?- domandò -sono i migliori cannelloni che abbia mai mangiato, meglio di quelli che provengono direttamente dall'Italia, sei bravissima- Lo guardai sbalordita, il cibo era schifoso, me lo dicevo pure da sola, non sarei riuscita a dare un altro morso a quello che avevo nel piatto e lui lì aveva finiti e mi aveva fatto i complimenti. Bevette un lungo sorso di vino, finii tutto quello che c'era nel bicchiere. -Peter, non fingere che ti piacciano, non devi e non mangiarli, potrebbero farti male- gli dissi, lui scosse la testa -Sei bravissima a cucinare-

Dopo cena, salutai tutti e mi stavo per dirigere in camera mia al piano di sopra, quando la madre di Peter mi chiese -Cosa fai? Non dormi nella stanza di Peter- mi girai verso di lui che mi sorrideva con una mano fra i capelli. -è solo che dato che la mia stanza non è troppo grande, la roba di Lali non c'entrava tutta, quindi ha lasciato la maggior parte delle sue cose in una delle camere degli ospiti- le disse Peter. -Capisco- disse Angel. -Ora mi vado a cambiare e poi torno- l'unico pigiama che era pulito e non troppo sexy era un pigiama con sopra delle mucche e sul retro c'era scritto "le mucche fanno muu". Insomma, un pigiama che non avresti mai voluto indossare d'avanti ad un ragazzo che ti piace. Non poco imbarazzata scesi al piano di sotto. Stavano parlando seduti sul divano. -Bel pigiama- mi disse Peter. -Euge ne ha uno simile, glielo ha regalato la nonna a Natale- commentò. Lo guardai male. -Non avevo altro- spiegai. A me piace- disse. Angel e Nicolas aspettarono che noi entrassimo nella camera prima di salire al piano di sotto. Stavo per aprire la porta quando Peter mi chiese -Che intendi fare?- mi girai verso di lui -Torno in camera mia- gli spiegai. -Non puoi, i miei se ne accorgerebbero. Se si svegliano e tu esci da un altra camera si faranno due domande- mi fece notare, spogliandosi per mettersi il pigiama, io mi girai verso la porta, anche se mi sarebbe piaciuto tanto vedere. -Mi sveglierò presto e verrò qui- dissi. -Mio padre si sveglia presto, circa alle 5 per andare a fare joging e mia madre tende a preparare la colazione ogni giorno, inizia verso le 6- mi spiegò. -e poi dormono in una camera vicino alla tua, si accorgerebbero se fai avanti ed in dietro- feci cenno di si con la testa. -Puoi girarti- disse. Mi girai verso di lui. Indossava un pantalone grigio ed un maglione nero. Si stese nel letto. -La parte destra è mia e quella sinistra è tua- mi disse, girandosi dall'altra parte. Io mi stesi accanto a lui, avevo lo sguardo rivolto alle sue spalle. Come mi ero immaginata, quando mi svegliai alle 3 del mattino per un tuono, ero fra le sue braccia, ed eravamo girati entrambi nella stessa direzione, come la notte prima i nostri nasi si sfioravano e le nostre bocche quasi si toccavano. Chiusi gli occhi, la vista delle sue labbra mi attraeva troppo, ma non potevo baciarlo e questo mi faceva stare male.

Ti amerò per sempre. LaliterDove le storie prendono vita. Scoprilo ora