Chapter 1 - Clarissa.

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6:43

«Naymeria scendi assolutamente dal tavolo!» Urlo in sottovoce dalla cucina.
La mia gatta è molto disubbidiente.

Cerca di scappare ma la prendo al momento giusto, e poi la rimetto sul divano.
Ogni mattina sempre la stessa storia, vuole sempre uscire fuori per scarrozzare tra la natura, ma purtroppo oggi diluvia, e non mi sembra il caso di portarla a fare un "bagnetto".
Ritorno in bagno a finire il trucco che già mi ci vuole un sacco per fare una linea giusta di Eye-liner, ed è pure tardi.

Dopo trucco, c'è parucco.
Adoro i miei capelli, alla fine di ogni cioccia color nero, c'è un miscuglio di colori varianti dal blu al celeste, dal ciano al turchese.
Per me è un simbolo di libertà, di autonomia, un dettaglio che mi fa sentire, me.
Raccolgo tutti i capelli in un chingnon alto, con dei ciuffi svolazzanti.

Completato il tutto mi guardo allo specchio, mi sono vestita abbastanza decentemente.
Blusa in jeans, con sopra un maglione bianco, skinny jeans neri e converse blu.
Un ultimo ritocco ai dettagli e vado a fare la cartella.
Oggi ho greco, tedesco e spagnolo.
Facendo il linguistico adoro studiare le lingue, adoro sapere tutto del mondo, e quale modo più bello di introdurlo nelle nostre menti delle parole, del linguaggio con cui ci esprimiamo.
È strabiliante.

Mi metto il cappotto, la sciarpa abnorme, l'ombrello a portata di mano, la cartella e esco di casa.
È ancora buio, novembre si fa sentire con le sue piogge fredde.
Apro l'ombrello e sotto il tintinnio della pioggia che si infrange in esso, mi rilasso e cammino con tutta calma alla mia fermata.

6:52

L'autobus praticamente vuoto, si avvicina con le sue luci nelle tenebre di mattina presto, questo fatto mi fa rabbrividire ogni volta, ma oggi sento una sensazione strana.

Entrando penso a quanto è scocciante prendere due autobus per andare a scuola quando i miei compagni ne prendono solo uno.
Mi vado a sedere al mio posto, e mi sistemo per il lungo tragitto.
Prendo le cuffiette e cerco tra le canzone più adatta ad un tempo stupendo del genere.
La pioggia così docile e leggera,
quando esco mi rilassa parecchio, ma se sono a casa mi va meglio anche se viene il secondo diluvio universale.
Si diciamo che amo la pioggia.

7:09

La mia attenzione viene totalmente catturata da un uomo di colore entrato adesso nel mezzo di trasporto.
È un bel uomo, e la caratteristica più affascinante è che ha gli occhi color grigio chiarissimo, quasi bianco, e non sono neanche sicura se sia proprio bianco.
Mi fissa da quando è entrato, io di solito lascio fare ma questa volta voglio insistere anch'io.
I nostri occhi sembrano che non si vogliano lasciare per nulla al mondo.

Mi tolgo di scatto le cuffiette quando sento delle voci.
Sento distinte parole.
«Clarissa...sei la prescielta...Clarissa...sei la pietra luminosa in questi grezzi...»
Rimango per minuti paralizzata, mantenendo lo sguardo fisso sull'uomo davanti a me due tre passi in là.
Sto tremando, ho paura ma sono anche rilassata, come se questi voci le conoscessi da sempre.

Cosa sta succedendo?..
Penso impaurita, non ci sono spiegazioni per queste voci dentro la mia testa.

Queste voci si susseguono a ritmo che mi devo coprire le orecchie, e chiudere gli occhi e staccare il contatto con l'uomo.

Sento un senso di angoscia, di ansia, nel mio corpo mi sento svenire.

---

Dopo dieci minuti buoni le voci si fermano.
Di colpo, come uno schianto.
Alzo la testa velocemente, sono e circondata dal buio.
Solo nero.
Non so dove sono, ero un attimo dentro un autobus.
Non so cosa sta succedendo.
Non so perché sono qui.
Cerco di urlare ma con scarsi risultati, la voce non esce dalla mia bocca, solo respiro.
Mi sale un ansia immensa, non so cosa fare.
Mi guardo intorno.

Inizio a correre, a correre fino ad una luce blu.
Mi avvicino velocemente presa dalla paura del momento.
La luce proviene da una specie di acquario rettangolare, è alto quanto me, la luce è posizionata perfettamente al centro della base fatta di ferro, o acciaio o qualunque altro metallo.

Mi avvicino, e il mio respiro si sempre più pesante.
L'aria attorno a me fa un sibilo inquietante perforante nelle mie orecchie.
Allungo il braccio verso "l'acquario" distendo bene la mano, faccio un passo o due per avvicinarmi di più.

Appena lo tocco..

Si rompe.
Il vetro che lo ricopre si sparpaglia, ma non l'acqua..

Il contenuto è sospeso a mezz'aria con dentro alcuni pezzi di vetro.
Le mie mani sono state tutto il tempo ferme a proteggermi.
E rimango ferme fino a che non mi accorgo che sono a al sicuro, dalle schegge di vetro e dall'umidità dell'acqua.
Sicché le abbasso, e il liquido fa altrettanto.
Cade giù.
L'acqua è come se avesse ripreso il suo corso, va giù senza nessuna preoccupazione raggiungendo il tutto a terra.

Ma cosa diamine sta succedendo?! Perché questo "sogno" è così? Cosa significa?
Penso spaventata, inconsciente di cosa succede.

Mi tocco la fronte, il braccio, le mani, dalla disperazione.
Sono tutte ricoperte da sangue, da tagli superflui.
Mi sento svenire.
E poi chiudo gli occhi.
Ma cosa..

Li riapro a mala pena.

---

«Signorina sta bene?! Mi sente? Signorina!» Una voce maschile mi percuote il corpo per farmi riprendere vita.
Sono sdraiata, con il versante destro, anche con la faccia, verso il freddo asfalto, bagnato dalla pioggia che ancora ora, scroscia senza pace.

"Cosa è successo?"
Penso.
Vorrei urlare al tizio che non smette di blaterare cose, dovrebbe soccorrermi data la sua giaccia color rosso e bianco, invece mi sta solo facendo del male a spostarmi e a controllarmi il battito cardiaco.

«Le dispiace?» Un'altra voce maschile si unisce al "Tocchiamo tutti una mezza svenuta!".
Sono davvero esausta, ho la mente piena di pensieri che non voglio altro che risposte.

Cosa è successo ora? Mi sono addormentata due minuti e..
Sono sdraiata sulla strada a farmi toccare.
E per non parlare del sogno..
Era reale?

Quest'ultimo è l'uomo dagli occhi color nuvola.
Come un serpente ipnotizza la sua preda, lui fa con il paramedico che lascia lui carta bianca dal prendermi in collo e portarmi via.
Faccio resistenza ma è inutile, le mie braccia sono cemento per me in questo momento.

Tento di tenere gli occhi aperti, ma le palpebre sono pesanti.
Sento i capelli ormai sciolti accarezzarmi il collo e le spalle.
Mi giro a vedere il suo viso un ultima volta.
Ho la sensazione che sto morendo, non c'è altra spiegazione..

I suoi occhi e le sue iridi sono l'ultima cosa che vedo prima di sprofondare nel sonno profondo della stanchezza.

7:36

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