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«Devo parlare con tuo fratello.»
«Non è in casa. Cosa devi dirgli?»
«Non sono affari tuoi.» borbottò Edward.
«Sì, invece, è mio fratello.»
«Non devi sapere tutto della sua vita.»
«Io voglio sapere soltanto cosa centri tu.»
«Non t'interessa.»
«Non puoi arrivare a casa mia come se niente fosse, lo sai bene, quindi ti conviene darmi una motivazione decente prima che ti chiuda la porta in faccia.»
«È importante, ma non ti dirò tutto quello che mi riguarda.»
«Mi dispiace solo che tu sappia troppo su di me.» borbottò e gli fece segno di entrare.
«Perché non mi hai lasciato fuori?»
«Perché la gente ascolta e poi parla e non voglio che si vengano a sapere certe cose. Siediti.»
«Cosa intendi?» le chiese prendendo una sedia.
«Lo sai benissimo.» sibilò lei, asciugando con un po' troppa foga i piatti.
«Giuro che se vengo a sapere che l'hai detto a qualcuno, io... Non so cosa potrei farti.» continuò, stringendo un piatto.
«Non potresti comunque farmi niente.»
«Ne sei così sicuro?» gli domandò e si girò verso di lui, con ancora il piatto in mano.
«Smettila, romperai tutti i piatti entro stasera se continui così.»
«Non t'importa. Non te ne deve importare.»
«Perché?»
«Perché hai tradito la mia fiducia ed è la cosa peggiore che avresti potuto fare.»
«Ci pensi ancora?»
«Se io ci... Se ci penso ancora?! Stai scherzando, Edward? Io ti ho rivelato tutti i miei segreti, tutti i miei problemi, e tu mi hai soltanto spezzato il cuore.» disse, alzando la voce, mentre inconsciamente gli si avvicinava con il piatto ancora alzato in mano, fino ad essere quasi appiccicata a lui.
«Non l'ho mai detto a nessuno, sai che non lo farei mai.» le sussurrò, bloccandole il polso e togliendole piano il piatto dalla mano, per appoggiarlo sul tavolo.
«Non mi toccare.» scandì, e lui la lasciò, ma si alzò.
«Quella cosa l'abbiamo scoperta insieme, Jane.»
«Non ha nessuna importanza. Sei stato tu a spingermi a raccontarti i miei sogni, è colpa tua.»
«Ormai lo so, non posso farci più nulla.»
«Non avresti dovuto saperlo in principio! Mi sono fidata ciecamente di te, mentre eri l'unico che non meritava di saperlo, l'unico!» disse e lottò contro se stessa per non far scendere una lacrima.
«Ti odio per tutto quello che mi hai fatto, ti odio...» riuscì a sussurrare e andò davanti alle stoviglie da asciugare, nascondendo gli occhi lucidi.
«Jane...»
«Non dire niente, hai già fatto abbastanza. Se è davvero una cosa così importante puoi aspettare Jonathan, ma se non è indispensabile puoi anche andartene.»
«Sto per perdere il lavoro.»
«C-cosa?» chiese la ragazza, girandosi a guardarlo, pensando di aver capito male.
«Il cantiere sta per chiudere, dovrà licenziare tutti. Volevo chiedere a tuo fratello se c'è un posto libero nel magazzino. Ho bisogno di un lavoro certo, mio fratello e i miei genitori non guadagnano poi così tanto.»
«Mi dispiace...»
Lui scrollò le spalle. «Non voglio farti pena. Mi avevi chiesto una motivazione valida e te l'ho data. D'altronde te la meriti, su questo non ci sono dubbi. Io non ti odio.»
«Jonathan dovrebbe tornare presto.» disse soltanto.
***
«Non so come fare, mi faresti un favore enorme...»
«Posso chiedere, ma non ti assicuro nulla.»
«Va bene, grazie. Salutami Jane.»
La ragazza, però, era seduta a terra, con la schiena appoggiata alla porta, ad ascoltare tutto. Sentì la porta d'entrata chiudersi e i passi del fratellastro risuonare verso di lei, così si alzò di scatto, andò a sedersi sul letto e aprì una pagina a caso del libro che teneva sul comodino, fingendo di leggere. Sentì bussare e tirò un sospiro.
«Entra.»
«Ti saluta Edward.» disse il ragazzo, entrando, e lei annuì, chiudendo il libro.
«Cosa è successo mentre non c'ero?»
«Nulla.» scrollò le spalle lei.
«Non è vero, hai il volto triste.»
«Sul serio?»
Lui annuì e lei abbassò lo sguardo.
«Non mi aspettavo lui quando ho aperto la porta.»
«Di cosa avete parlato?»
«Nulla di particolare, sinceramente.»
«E allora perché sei così?»
«Non lo so.»
«Sei ancora sicura di non esserti innamorata di lui?»
«Non posso essere innamorata di lui, capisci?»
«Perché no?»
«Perché è impossibile! Non può funzionare, a malapena ci parliamo, lui ha una ragazza e io... Io non so nemmeno che tipo di relazione sia quella tra me e William.»
«Non significa niente e non sei sicura che quella fosse la sua fidanzata.»
«In ogni caso io non sono innamorata di Edward!»
«Non voglio contraddirti, ma io avrei qualche dubbio al tuo posto.»
«Non voglio parlarne, ti prego...» disse, strofinandosi una mano sulla faccia.
«Finalmente tu e Violet, allora...» cambiò discorso.
«Non volevo che tu vedessi, ti giuro, ma-»
«Tranquillo, non ho visto nulla.»
«È solo che... È successo. Non so come spiegartelo, c'è stato tutto un discorso ed è caduta la lampada e...»
«È caduta la lampada?» ripeté ridacchiando.
«Oh, sì, l'ho fatta cadere io, ma non si è rotta!»
Si misero a ridere e Jane gli mise una mano sulla sua.
«È successa una cosa, però...»
«In che senso?»
«Ci stavamo baciando, eravamo accanto all'entrata del castello e... È uscito suo padre. L'ha fatta entrare, le ha detto che ne avrebbero parlato dopo e mi ha mandato via... Ho paura che possa farle qualcosa.»
«È suo padre, non credo le farebbe del male.»
«Sembrava quasi infuriato, l'ha fatta stare zitta con una frase, lei sembrava spaventata e io non so che fare!»
«Calmati, non puoi esserne sicuro. Domani andrò a palazzo e vedrò se sta bene.»
«Grazie.» sospirò e si appoggiò meglio al muro.
***
«Cosa credevi di fare, eh?!» urlò il padre a Violet, seduta sul suo letto. «Come ti salta in mente?!»
«Non mi interessa di quello che pensate!»
«Non ti permettere!» urlò e alzò una mano, facendola indietreggiare sul letto.
«Tu non decidi la tua vita, devi fare quello che ti dico io!»
«Ho diciannove anni!»
«Non mi interessa! Da quando vedi quello, eh?!»
«Non tanto...»
«E ti fai già mettere le mani addosso in quel modo? Sei una sgualdrina.»
Se gliel'avesse gridato le avrebbe fatto meno male. Le scese una lacrima sulla guancia.
«Non piangere! Smettila! Sei soltanto una debole! Ti fai abbindolare dal primo ragazzo che passa!»
«Non è vero!» urlò lei, in un attacco di coraggio.
«Sì, invece! Prova soltanto a rivederlo un'altra volta e-»
«Cosa farete? Mi ucciderete?»
«No, ma potrebbe essere lui a non voler più uscire con te. Tieni a lui?»
La ragazza non rispose, sapeva dove voleva arrivare.
«Sarà meglio di no, o potrebbe succedergli qualche incidente. Lo rivedrai?»
«No.» sussurrò la ragazza, con il cuore che le traboccava di lacrime. L'uomo uscì dalla camera, non prima di averle lanciato un'occhiata malevola.
Appena chiuse la porta, Violet iniziò a piangere togliendosi di dosso il vestito. Vide lo strappo sull'orlo della gonna e iniziò a piangere più forte, gettandolo dall'altra parte della camera. Le mancava sua madre, le mancava più di ogni altra cosa.

||spazioautrice||
Lo so, sono passati soltanto due giorni, ma per me è stata un'eternità e oggi è andata via mia cugina, quindi aggiornamento extra per festeggiare! Alla fine era Edward, anche se non è andato tutto nel migliore dei modi. È un capitolo breve, scusatemi, ed è pure abbastanza triste. In questi giorni non ho potuto né leggere su wattpad, né scrivere, è stato orribile, ma sono riuscita a finire Città di Vetro e a essere a un buon punto con l'Angelo. Tuttavia sono riuscita a guardare anche la 2x01 di Shadowhunters e oggi la puntata di Teen Wolf, ho fatto venire le mie amiche 😍😍 È STATA UNA PUNTATA FANTASTICAAA!!! Ma non sto qui a discuterne perché non vorrei spoilerare a qualcuno di voi. Adesso vi lascio, vado un po' a scrivere, alla prossima!
~Rob ❤️

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