Capitolo 16

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Sapevo che ero in camera di Peter, sapevo che ero nel suo letto, e sapevo il perché: i suoi genitori erano venuti a trovarci. Speravo di entrare nel suo letto la sera prima, perché lo aveva colpito l'idea della cena ed il mio vestito gli era più che piaciuto, ma ora mi sembrava di essere in quel letto per il motivo sbagliato. Mi girai verso di lui con l'intenzione di parlargli, ma non c'era. Appoggiai una mano sulla parte del letto dove prima c'era Peter, era ancora caldo, quindi significava che si era alzato da poco. Ascoltando la porta del bagno aprirsi, mi girai verso di essa. Peter era a torso nudo, un'asciugamano legata attorno alla vita, le goccioline che gli bagnavano il petto e scendevano lentamente, i capelli sparati da tutte le parti, e la barba appena fatta. Lui si passò una mano fra i capelli, lisciandoseli all'indietro. -Buon giorno- dissi. Lui mi sorrise. -Buon giorno- disse lui. -Vogliamo andare a fare colazione- mi propose. Feci cenno di si con la testa. -allora, mentre io mi vesto tu vai pure a farti una doccia- mi disse e mi sorrise. Mi alzai dal letto e mi trascinai in bagno, arrivata lì chiusi la porta a chiave. Io e Peter non avevamo parlato, almeno non di ciò di cui volevo parlargli e coi suoi genitori in casa sarà molto difficile parlargli. Mi spogliai e mi buttai sotto il getto d'acqua bollente, cercando di sciogliere i nodi dei capelli e di rilassarmi. Dormire con Peter mi dava un sollievo strano, sentivo che lui mi proteggeva e quindi potevo dormire normalmente, ma allo stesso tempo mi sorprendevo del fatto che non lo trovassi strano e nemmeno invadente. Con Pablo ogni volta che dormivamo insieme era strano, più che altro era una tortura per la mia schiena, il suo letto era scomodo, lui non voleva dormire a casa mia e poi si prendeva sempre più della metà del letto, più di una volta mi ero ritrovata a cadere dal letto o quasi. Peter invece mi dava il mio spazio, ero io che invadevo il suo, ed ogni volta ci trovavamo abbracciati l'uno di fronte all'altra, il sua alito mi solleticava la guancia, e ciò mi faceva sempre sorridere, era come se mi desse un bacio leggero, e la sua mano quando mi toccava il braccio o il torace mi dava calore e protezione, la sua mano era sempre calda e sicura. Spensi l'acqua, ma rimasi nella doccia per qualche minuto a pensare, guardai il calendario, ormai era quasi passato un mese dall'inizio del nostro strano matrimonio. Gli altri come saranno? Strani? Sarà molto distante? Faremo altri viaggi? Troverò le forze di confessargli ciò che provo? Ciò che provo sarà temporaneo? Lui cosa ne penserà?

Quando esco dal bagno, avvolta in un asciugamano, sono molto sovrapensiero e ci metto un attimo per notare l'assenza di Peter, ed un pantalone ed un maglione appoggiati sul letto, doveva averli presi dal mio armadio. Mi cambio velocemente ed esco dalla camera da letto, Peter ed i suoi genitori stanno facendo colazione in cucina, mi siedo accanto a Peter, l'unica sedia libera, mi chiedo se sia fatto a posta. La madre di Peter mi sorride, il padre mi fa un cenno di saluto col capo, lui è come il figlio non perde mai il sorriso. Guardo Peter, mi sta fissando, i suoi occhi verde chiaro sono più scuri, sembra pensieroso. -Lali, Peter ci ha detto che sei un avvocatessa, come hai scelto di diventarlo?- mi domandò Angel. Mi girai verso di lei, mentre bagnavo un biscotto al cioccolato nel caffè col latte. -Era sempre stato il mio sogno, da piccola seguivo i casi polizieschi, ma la parte che preferivo era quando andavano in tribunale per risolvere le faccende- le risposi e mi misi il biscotto in bocca. -Strano modo per decidere, ma se ti rende felice, mi sembra una buona scelta- commentò lei. -Ho sempre pensato che volevo essere una donna che poteva pure essere un capo famiglia. Il mio ex ragazzo non era molto d'accordo di questa scelta, ha una mentalità molto antica, diceva che le donne dovevano stare a casa a curare i bambini e gli uomini a lavorare- dissi, senza un apparente motivo. Lei scosse la testa indignata. -Non capisco quel genere d'uomo che pensano che noi donne siamo impedite- si lamentò lei. -Nemmeno io- ammisi. -Eppure sono stata tanto impedita da perderci metà della mai vita con quel tipo d'uomo- dissi con lo sguardo velato da un immensa tristezza, non perché mi mancasse Pablo, ma perché avevo capito di aver perso così tanti anni con lui, che mi dava fastidio quel pensiero. -Tutti facciamo degli errori, l'importante è avere la forza di ammettere che abbiamo sbagliato e guardare avanti- disse Nicolas, gli sorrisi, mi piaceva molto quella frase. -Oggi devi andare a lavoro?- mi domandò Peter. Scossi la testa, mentre addentavo il cornetto al cioccolato e mi giravo verso di lui. Peter mi sorrise, prese un fazzoletto e mi pulì la guancia, sporca di dentifricio, la mia faccia si colorò leggermente di rosso -Perfetto- disse -pensavo che potremmo passare una mattinata in famiglia, e poi stasera fare una cena per far conoscere i nostri genitori- feci cenno di si con la testa -L'unica cosa pensavo di andare fuori per cena, così non dovrai cucinare, spero non ti dispiaccia- aggiunse in seguito. Scossi la testa e mi ripromisi di non cucinare mai più. Lui allargò il sorriso e la fossetta fece capolino, mi ritrovai a sorridere pure io.  

Ti amerò per sempre. LaliterDove le storie prendono vita. Scoprilo ora