Capitolo 13

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Sono davanti alla sua finestra ed esito ad entrare, mi chiedo per l'ennesima volta se quello che sto facendo sia giusto. Sono così in confusione che non riesco a riordinare le idee, ci sono così tanti pro e contro che davvero non lo so. L'ansia comincia a farsi sentire, loro si stanno avvicinando, ma varcare quella soglia significherebbe aprirsi, essere obbligata a parlare, e di vincoli ne ho già abbastanza. Il respiro si fa affannato, sono molto ma molto vicina ad un attacco di panico, afferro con le mani il davanzale e cerco di calmarmi, abbasso la testa e chiudo gli occhi mi sforzo a svuotare la mente, scaccio via ogni pensiero. Rialzo il capo, riguardo l'interno della casa, quella stanza, e improvvisamente mi sento un tantino meglio, senza un battito ci ciglia entro, come se fosse la cosa più naturale da fare.

Scivolo a terra, i miei polmoni si riempiono e si svuotano d'aria velocemente, ogni respiro fa un casino assurdo e il mio cuore va a 100 Km orari. Convinco me stessa che ora sono al sicuro, e la scelta fatta è quella giusta, sto facendo tutto quello che posso fare, andrà bene, va bene così. Sì, mi convinco di questo. Devo solo non pensarci, basta.

Aspetto in silenzio Dennis. Nell'attesa non posso fare a meno che pensare, è normale, il nostro cervello cammina, anche se volessimo non possiamo premere alcun pulsante di stand-by. I pensieri galoppano, e per una volta stranamente non sono quelli opprimenti e tristi di ogni giorno. No, invece pensando a questo posto, e tutti gli avvenimenti che si sono svolti all'interno. Lo spavento che ho fatto prendere a Dennis quando gli sono comparsa per la prima volta dall'armadio, la sua confusione, la mia, i suoi tentativi di capirne di più, le nostre chiacchiere, inutili e senza senso, che mi facevano scordare il resto, che mi facevano sorridere.

Rivedo tutti i nostri momenti, anche se non molti e poco significativi, e apprezzo ognuno di loro, rendendomi conto che sono l'unica piccola gioia di questo periodo arido e nero.

Sento sbattere la porta da lontano, quella di ingresso, e mi arrivano alle orecchie delle voci furiose e arrabbiate.

-E' il tuo futuro! Non ci pensi?- sembra la voce di una donna grande, probabilmente la madre.

-Appunto e il mio- Dennis cerca di controllare la rabbia.

Alle parole si susseguono rumori e confusione - Sì, e lo stai buttando via, devi cominciare a prenderti le tue responsabilità. 

-Me le prendo!

-Io e tua madre non siamo stupidi, ci informiamo su quello che fai, e strimpellare dalla mattina alla sera e tralasciare gli studi non è responsabile.

-Non superi un esame da più di un anno, cosa dobbiamo pensare? A che fare ci vai all'università? Hai l'opportunità di costruirti delle basi solide, e invece sui soldi che investiamo su di te ci sputi.

-Hai anche iniziato a fumare!

Non riesco a sentire alcuna risposta da Dennis, solo i suoi genitori che lo richiamano in continuazione e dei passi che si avvicinano sempre più.

La porta si spalanca e subito viene richiusa a chiave da un Dennis con il viso stravolto ed i pugni stretti. Sta pochi secondi con la testa sulla superficie verticale in legno dell'infisso, mentre io dietro di lui mi accovaccio attorno la mia capiente felpa.

Prima di staccarsi dalla porta, gli tira un forte pugno scheggiandola leggermente, la lascia alle sue spalle e così facendo si accorge di me, almeno penso perché i suoi occhi sono coperti da alcuni ciuffi scuri, ma le sue mani sono ora rilassate e il suo respiro sembra essersi regolarizzato. Si sistema il ciuffo, poi fruga qualcosa sotto il suo letto da cui prende un pacchetto da dodici sigarette, ne estrae una e dopo averla messa fra le labbra, la accende.

-Hai sentito tutto vero?

-Qualcosa.

-Come avrai capito anch'io ho i miei problemi.

-Tu suoni?- mi alzo da terra, e indico la chitarra posizionata in un angolo remoto della stanza.

-Sì.

Mi avvicino ad essa, ne accarezzo le corde provocando dei suoni stonati, poi mi rivolgo nuovamente a lui - Possiamo cominciare con le domande?

La mia proposta sembra averlo spiazzato tanto che la sigaretta stava quasi per cadere dalle sue labbra schiuse per lo stupore -Quando vuoi tu.

Sembra strano ma in questi pochi minuti ho visto qualcosa in lui di diverso, diverso da come lo avevo concepito fin ora, e mi è venuta una voglia insolita di approfondire e scoprire quelle parti di lui che non conosco. Questo comporterà espormi a mia volta a lui, ma sono disposta a fare questo sacrificio, starò attenta.

Se il mio destino mi porta ogni volta a stare qua, dovrò in qualche modo farmelo piacere, devo cambiare modo di vedere le cose, smettere di guardarle solamente, giudicare dall'esterno, e approfondire, vedere quello che si nasconde dietro ogni scorza che indossiamo tutti quotidianamente. Fare quello che nessuno finora ha fatto con me, capirmi, scoprirmi.




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