Detroit,Michigan,
17 marzo,ore 1.45L'ombra del destino lo attendeva nascondendosi nella notte,avvolta dalle sue spire talvolta protettive,talvolta minacciose.
Avrebbe continuato ad attendere,perché lui sarebbe arrivato.
Un vento gelido soffiava da nord,camuffando i suoni che si diffondevano per le strade in un rantolo lugubre e inquietante;
trascinando con sé l'odore acre del vizio che sfuggiva dagli spifferi delle finestre,superando la coltre spessa dei tendaggi tirati per celarne i segreti: un paradiso perduto velato da un cocktail letale di polvere bianca e desideri concessi.
Il rombo di un'auto si frapponeva al ritmo frenetico che proveniva dall'interno man mano che si avvicinava alla struttura,fino a fermarsi davanti al suo imponente ingresso,spezzando i toni scuri della notte col suo rosso Ferrari.
Come argento liquido,occhi di ghiaccio brillarono nell'oscurità,affilati come la lama di un coltello,come quelli di un felino che ha avvistato la sua preda,mentre un uomo dalla chioma ramata scendeva dalla sua auto ostentando un'aria fiera.
Il vento soffiò più forte,mentre un sorriso scaltro si nascondeva nella penombra.
"Ehi!"esclamò con voce arrogante l'uomo muovendo due dita verso il parcheggiatore in completo grigio perché si avvicinasse "Dico a te."
Il parcheggiatore si avvicinò immediatamente,come se il richiamo dell'uomo fosse stato un ordine,e chinò il capo con cortesia reverenziale,per poi afferrare al volo le chiavi che il proprietario dell'auto gli aveva appena lanciato.
"Mr Mason,benvenuto al Royalty Pleasure.È un piacere riaverla qui con noi."
"Prenditi cura della mia signora" gli ordinò l'uomo senza preoccuparsi di ricambiare la cortesia,facendo scorrere un dito sulla carrozzeria lucente.Poi un sorriso beffardo gli illuminò il volto. "Sono sicuro che stasera ne avrò fin troppe cui concedere le mie attenzioni." Aprì la portiera del passeggero con un sorriso sornione.
Delle lunghe gambe nude si affacciarono oltre la portiera rossa è una donna,avvolta in un succinto abito nero,uscì dalla vettura ignorando la mano che l'uomo le offriva.Lo oltrepassò con grazia,lasciandolo con la mano sospesa a mezz'aria,per rifarsi del torto subito.L'uomo sbatté le palpebre,colpito nel suo orgoglio,e richiuse la sua bocca appena un secondo prima della portiera.Poi si avvicinò al parcheggiatore,che lo fissava con la schiena dritta e il capo sollevato,e afferò la targhetta che portava al petto,avvicinando il viso per esaminarla alla scarsa luce al neon che proveniva dall'edificio alle sue spalle.
"Byron Sullivan",lesse con difficoltà,come se i suoi occhi faticassero a mettere a fuoco le parole.Gli sistemò il colletto della giacca,lisciandolo con cura mentre il parcheggiatore continuava a fissarlo,impassibile."Sono pronto a scommettere che non basterebbe tutto ciò che possiedi a ripagarmi",sentenziò in modo crudo,quasi volesse sfogare sull'uomo il rifiuto della donna."Vedi di riportarmela senza un graffio",lo avvisò indicando l'auto.
"Jasper!Ti decidi a entrare o devo farlo da sola?!" lo richiamò la donna dall'ingresso.il vento soffiò più forte,costringendola a trattenere quel po' di tessuto che le lambiva la pelle mentre un brivido di freddo gelò le vene di Jasper,in modo inaspettato.Un'agghiacciante sensazione lo costrinse a guardarsi le spalle.Un vecchio lampione lampeggiò e si spense. I suoi occhi corsero corsero oltre il marciapiede vuoto all'altro lato della strada,seminascosto da un'oscurità arcana,come se la minaccia che avvertiva provenisse da quel punto. Aggrottò la fronte quando scoprì che c'era solo il vento.
Scosse la testa,deridendo se stesso.
" Pensare che non ci ho ancora dato dentro,stasera",commentò sottovoce,"non più del solito,almeno.Dev'essere questo posto."
"Diamine Jass! Sto gelando qui fuori!" Lo incalzò la donna.
Jasper scosse la testa da quei pensieri insoliti e circondò la nuca della ragazza con un braccio,mentre nascondeva delle banconote nel taschino dell'uomo alto e imponente che sovrastava le loro sagome minute,stazionando sull'entrata del nightclub. Il buttafuori nerboruto si scostò appena,come se non li avesse visti.
"Bene",replicò lei inviperita,"iniziavo a credere che ne avessi troppe a cui concedere le tue attenzioni,per ricordarti di me." Nonostante il rimprovero nelle sue parole, Jasper riuscì a cogliere la nota di rammarico nel tono di voce. Sbuffò con nonchalance mentre tornava a stringerla per un fianco." Ma che dici,piccola! Perché sarei qui con te altrimenti? Non vorrai tenermi il broncio?! L'alba è lontana", continuò,abbassando la maniglia dell'ingresso. Dall'interno i rumori giungevano soffocati e smorzati finché la porta non si aprì."...lasciamoci trascinare in quest'inferno!"
Il ritmo frenetico e assordante della musica li investì con tutta la sua forza,provocando una scarica di adrenalina nelle loro vene.
Poi la porta si richiuse alle loro spalle,risucchiandogli al suo interno.
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Ore 3.49
Lo scatto furioso di una porta di servizio squarciò la quiete della notte,mentre Jasper si trascinava a fatica nell'oscurità,costringendo una donna in abito rosso a seguirlo.
"Me Mason! Mi lasci! Le ho detto che non ho alcuna intenzione di seguirla!" La voce della donna tradiva il suo sgomento mentre lei tentava di tener testa all'uomo che a stento si reggeva in piedi,il cervello annebbiato da un cocktail di sostanze illegali persino in quel posto.
Il vicolo sul retro assorbiva ogni suono,soffocandolo nella tetra oscurità che copriva le pareti strette di quell'angolo scuro dimenticato da Dio,quasi fosse uno spesso mantello nero. La polvere ricopriva immobile ogni superficie,mescolandosi all'odore acre dei rifiuti che riempivano i marciapiedi,trasformando l'aria in un sarcofago notturno.
"Andiamo,piccola scommettitrice.." La versione ubriaca e sopraffatta da un mix di alcol e droghe di Jasper continuava a trascinarla,tentando di vincere le sue labili difese. Nonostante lo stato di stabilità precaria in cui l'uomo si trovava,lei non avrebbe mai potuto contrastare la sua forza.
Uno strattone ancora alla donna e la porta si richiuse con un tonfo sordo,lasciando che la notte li avvolgesse interamente con il suo manto scuro.
"Non...non può costringermi a stare qui con lei!" La voce le uscì in un rantolo disperato.Il suo autocontrollo iniziava a mostrare cedimenti mentre il corpo di lui la costringeva contro il muro. "Mi lasci,ho detto!" Urlò,sull'orlo del pianto."...la prego",squittì,vicina alla rassegnazione. Poi un barlume di speranza la folgorò,come luce nell'oscurità."Quella donna! Vi ho visti insieme! Era con una donna nel locale! Cosa penserebbe se ci vedesse la sua fidanzata?!" lo spronò per indurlo alla ragione.
Una tetra risata vibrò tra i capelli della donna,gelandole il sangu:il suo tentativo disperato non aveva sortito l'effetto desiderato.L'uomo si prendeva gioco di lei.
"Come potrebbe...la mia fidanzata mi crede già a letto,ma tu parli di Jasmine,adorabile,certo,ma solo una sgualdrina.Una delle tante" Jasper si scostò un istante,per mettere a fuoco il suo viso attraverso il velo nero di cui l'aria si era rivestita.
"Proprio come te.Non ci vedrà nessuno,stai tranquilla"
Lei scosse la testa spaventata,ma Jasper le bloccò le labbra con un dito " Dimmi il tuo nome..."
La donna non rispose,bloccata dallo sgomento.
"Attenta,piccola...potrei decidere di non essere più tanto gentile..."
"Vanessa!Mi chiamo Vanessa."
"Nessa",valutò lui scrutandola con attenzione. Sembrava che quel nome non gli piacesse. "Non devi essere di questo posto,parli bene la mia lingua eppure hai un accento così delizioso...francese,non è così? Ti confesso che mi fa impazzire."
"La prego..."
"Sstt...non voglio farti del male",le sussurrò nell'orecchio,abbassando il tono della voce mentre le sfiorava il collo con il naso."voglio divertirmi un po' con te.Alla fine mi ringrazierai." Le lecco il lobo dell'orecchio con la lingua mentre Vanessa si contorceva dal disgusto. " È una promessa",aggiunse in un sussurro sempre più eccitato.
"La prego...per favore,io..."
"Ti piacerà..." Ansimò. Le afferrò le natiche,sollevandola contro il muro,mentre spingeva verso di lui e con il suo corpo,in balia del desiderio. "Credi che non abbia notato il modo in cui mi hai guardato tutta la sera?"
"Oh,no!"precisò lei in fretta,quasi avesse intravisto una possibilità d'uscita. "Si...si sta sbagliando. È il mio lavoro. Sono qui solo da due sere.mi lasci,la prego.Mi hanno semplicemente detto di essere gentile con i clienti mentre fanno le loro scommesse..."
L'uomo grugnì di desiderio al suono prolungato della sua voce." Vedi?" Le scostò i capelli dietro la spalla." È proprio questo che farai per me,devi solo essere gentile,penserò io a tutto il resto..." Le sue labbra le lambirono la base del collo,mentre Vanessa iniziava a tremare,il corpo scosso da lacrime represse. " E poi... Io non sono qualunque,sono un'uomo molto potente,sai? Non vorrai che ti faccia licenziare?" Bisbigliò sulla sua pelle mentre le abbassava le mutandine fino alle ginocchia.
"No! No...si fermi,la prego",lo implorò lei,inerme come una bambina.
Con una sola mano,l'uomo si liberò della cintura e sbottonò i pantaloni,mentre con l'altra risaliva la coscia della donna,fin sotto il vestito.Il piacere lo stordì e gli sfuggì un gemito,nello stesso instante in cui una lacrima,calda,solcava il viso di Vanessa,rassegnata al peggio.
"Non fare la difficile...siete tutte puttane,qui",ansimò Jasper,ma un fragore metallico squarciò quell'intimità forzata,rimbombando in tutto il vicolo in un suono tetro e minaccioso.
Jasper sollevò la testa,mentre il suo cuore si scagliava con forza contro il petto,impulsivamente e senza alcun controllo.
Quella fulminea distrazione bastò perché l'instinto di sopravvivenza di Vanessa prendesse il sopravvento sul suo corpo,liberandola dalla presa ferrea dell'uomo.Nello stesso istante in cui Jasper alzò la testa,allarmato dal rumore improvviso,lei lo strattonò con più forza di quanta si aspettasse di possedere,divincolandosi fino a sciogliersi dalla sua presa,mentre un tombino di ferro,qualche metro più distante,dondolava ancora sull'asfalto,ignorando le leggi della fisica.
"Ma che diavolo..." Si lasciò sfuggire Jasper,ancora scosso da quel l'interruzione violenta. Quasi ipnotizzato dal suono del tombino che oscillava,si accorse che Vanessa era scappata solo dall'incedere furioso dei suoi tacchi a spillo che si allontanava dal vicolo. Un gatto dal pelo ispido balzò sui cassonetti,facendolo sobbalzare.
"Stupido gatto",imprecò con il cuore ancora in gola,liberando l'aria che gli si era bloccata nei polmoni.La forza inodora dalla droga iniziava a scemare,lasciando sul posto aritmie e tremori improvvisi e involontari. " stupide donne!" Ringhiò ancora,sibilando nell'oscurità." Corri! Scappa! Tanto ero solo venuto per pisciare!" Gridò al ticchettio sempre più fievole della donna,ormai lontana. "Puttana",sibilò a denti stretti.
"Non sarei mai dovuto venire in questo buco. Sono tutti pazzi qui." Ricoprì il muro bagnandolo con le sue scorie liquide.
Il rumore della lampo dei suoi jeans che si richiudeva risuonò nel vicolo in modo innaturale.
Il corpo di Jasper fu scosso da un tremore,ma lui non era sicuro che dipendesse dalla droga. Qualcosa,sepolto dentro di lui,si stava risvegliando,mettendolo in allarme. Si guardò intorno,improvvisamente preoccupato,quasi sentisse di non essere da solo. Come se qualcuno lo stesse osservando."chi c'è?!" urlò in preda a un panico inaspettato. Avanzò di qualche passo,lentamente,guardingo. Il rumore delle sue scarpe riecheggiava nel vicolo,riproducendo un suono spettrale. La porta cigolò alle sue spalle,facendolo sobbalzare,ma,quando si voltò di scatto,con il cuore in gola,scoprì che era già chiusa. "Che cazzo..." Ogni nervo del suo corpo era teso,e il suo cuore pulsava a un ritmo frenetico,minacciando di fargli esplodere le vene. Una folata di vento lo schiaffeggiò e Jasper la seguì come impazzito,quasi si fosse trattato di una presenza concreta. "Che è là?!" ripeté.
Un fragore lo sorprese alle spalle,mentre infondo al vicolo qualcosa si riversava al suolo cadendo dai cassonetti putridi.
In un istinto incontrollato,Jasper sì portò la mano sulla schiena serrando le dita sul ferro e cinque colpi frenetici squarciarono la notte prima che lui potesse controllare la sua reazione,riecheggiando fino a scomparire. Il suo respiro si faceva sempre più smorzato,mentre il corpo veniva nuovamente scosso dai tremori.
Tutto intorno a lui taceva.
Lentamente,Jasper si avvicinò al punto in cui aveva appena sparato,sforzandosi di mettere a fuoco ciò che l'oscurità tentava di nascondergli. Con un piede,scostò una grossa sagoma scura riversa al suolo,ma scoprì subito essere un sacco della spazzatura.
Un topo squittì,facendolo trasalire. "Topo di merda,ora ti ammazzo!" Sollevò la pistola per colpire il roditore,ma il lugubre latrato di un lupo,da qualche parte in lontananza,risuonò come il lamento di una bestia infernale,riecheggiando nel vicolo in un'eco minacciosa,facendogli accelerare i battito cardiaco come un timer impazzito. Jasper si sfregò gli occhi con una mano,la fronte imperlata di sudore freddo.
"Cazzo! Devo ricordarmi di non prendere più questa roba!" si ripromise con le mani tremanti.
Una leggera nebbia,gelata e inquietante,si insinuava nell'oscurità,rendendo l'atmosfera ancora più spettrale di quanto il suo istinto non suggerisse già. D'un tratto Jasper avvertì l'esigenza di allontanarsi da quel posto m. Si convinse a rientrare,percependo ancora sulla schiena l'abito di quella presenza agghiacciante,come di un fantasma deciso a tormentarlo.
Il silenzio era tornato a dominare la notte,mentre i suoi respiri si sforzavano di tornare regolari. Ma,per qualche ragione,non riusciva a muoversi,brividi di freddo ancora lo scuotevano. Si chiese se QUELLA notte non avesse esagerato,se il suo corpo avrebbe continuato a reggere i lussi che lui si concedeva.
Qualcosa,in un angolo remoto della sua coscienza,continuava a sussurrargli che la droga non centrava. Un'altro brivido gli sferzò la pelle. Deglutì,cogliendo un suono che non sembrava una provenienza.Era nell'aria,nella terra o forse dentro di lui. Non riusciva a stabilirlo,ma quel rumore minaccioso gli aveva gelato il sangue nelle vene,paralizzandolo. Rivoli di sudore gli scorrevano sulle tempie,mentre un ringhio spettrale,disumano,lo faceva tremare. Si preparò a premere il grilletto "chi cazzo..."
Un rumore violento,dietro le sue spalle,lo costrinse a girarsi e una fitta lancinante al petto lo colse impreparato,strappandogli il respiro dai polmoni,come una pianta sradica con violenza dal terreno.Le pupille fremettero un istante,cogliendo con terrore il ferro arrugginito che gli trafiggeva il corpo da parte a parte,all'altezza del cuore. Ma subito le palpebre persero vigore arrendendosi.
Sprazzi di vita scarlatti scivolarono sul ferro gocciolando sul terreno umido,in una pozza cremisi.
Con la vernice scrostata imbrattata di sangue,la rampa più bassa della scala antincendio vibrava ancora,ferro nella carne,dove la sua improvvisa,folle corsa si era fermata,scivolando sui binari senza controllo. Un ultimo spasmo involontario e la morte,fulminea,lo strappò alla vita mentre sul suo sguardo era ancora impresso il grido soffocato del suo mito sgomento.
Boccheggiò,lasciandosi sfuggire l'ultimo anelito di vita,il collo abbandonato in una posa disumana.
Poi un silenzio spettrale avvolse il suo corpo mentre,come un Angelo della notte,un'ombra si riflette nelle sue iridi ormai spente.L'ombra del destino.
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La carezza del destino
RomanceCosa sei disposta a sacrificare quando l'unica persona che può salvarti...è la stessa che deve ucciderti? Di: Elisa S. Amore