Capitolo 13: L'Incontro

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Uccisi tutti, ma per ultimo lasciai Lukas.

Lui più di tutti meritava di soffrire.

Lo chiamai per nome, volevo che mi sentisse arrivare, che la consapevolezza della morte lo stringesse in una morsa gelida e soffocante. Desiderai regalargli un po' della mia oscurità, della mia disperazione, di tutto quello che avevo patito per colpa sua.

- Lukas - dissi con voce ferma, senza tremori - posso sentire il tuo cuore battere, la tua mente impazzire. -

So dove sei. Mi hai addestrato tu, non ricordi? Non sono forse il migliore dei cacciatori?

Non lo vedevo, si nascondeva il codardo, per prendere tempo. Lo sapevo.

- Non ti servirà a nulla cercare di scappare, accumulare tempo inutile e rubare respiri. La tua ora è giunta. - dissi infine, e lo raggiunsi con uno scatto felino.

Lo spinsi contro al muro, gli afferrai il collo, lo guardai dritto negli occhi, sbarrati per la paura, ed entrai nella sua mente. Era così confusa, tutti i colori che la componevano schizzavano in ogni angolo e rimbalzavano, prepotentemente, sulle pareti del suo cervello; ad un certo punto incominciarono a virare sul nero e a immobilizzarsi. Paura. Ce n'era troppa.

Vorrei dire che mi dispiace vedere un guerriero del tuo livello ridotto così, ma mentirei.

Lukas non disse nulla, del resto come poteva? Ma i suoi occhi mi parlavano e non c'era più nulla, nemmeno una briciola, di quello che era stato;  nessun tipo di eroismo, o magari di forza, attraversava il suo animo.

Si era come perso. Era come impazzito.

È questo l'effetto che faccio? Porto oscurità, non è così?
Lo sapevate e per paura avete provato a rendermi ciò che non sono. Oggi pagate il conto.

Non staccai mai gli occhi da lui, volevo essere certo che fossero l'ultima cosa che avrebbero visto su questa terra.

Forse avreste dovuto uccidermi quand'ero ancora un neonato: piccolo e indifeso.

Lo uccisi.

Sentii scricchiolare le ossa del suo collo; era impazzito abbastanza e io cominciavo ad annoiarmi.

Ma grazie per non averlo fatto: non sarei qui ora.

Con Lukas tutti i miei aguzzini erano morti, o almeno lo erano tutti quella della riserva.

Mi si insinuò in testa un dubbio, come se, in realtà, ce ne fossero altri, magari in città o, forse, in un'altra riserva qui vicino.

Sono stato lontano un anno e mezzo. Molte cose saranno cambiate.

E non mi sbagliavo, ma questo ancora non lo sapevo.

Uscii all'aperto e socchiusi gli occhi, la luce era fortissima e la neve la faveva riflettere ancora di più.

***

Il freddo si accanì sulla mia pelle nuda e allora mi trasformai in lupo.
Io potevo farlo senza problemi. Io ero diverso. Io avevo controllo sulla mia natura.
Mi avevano solo reso più forte, forse alla fine avrei dovuto ringraziarli.

Fu lì,in mezzo alla neve bianca e fredda, nella mia forma di licantropo che la percepì per la prima volta.
Un qualcosa di tremendamente famigliare mi sfiorò la mente.
Era come un richiamo, mi sentivo una calamita.

Incominciai a camminare e poi a correrere. Le mie zampe sfioravano appena la neve, il mio corpo fendeva l'aria e io avanzavo veloce e potente. Non lo sentivo nemmeno l'attrito, semplicemente per me non esisteva. Ogni muscolo del mio corpo era teso spasmodico in molteplici movimenti protratti ad un unico obiettivo: dovevo arrivare alla fonte di quel dannato richiamo.

Io dovevo, era più forte di me.

Mi riempiva la testa, mi scuoteva dall'interno, scombussolava tutto il mio corpo fin dalle viscere.

Era qualcosa di simile a me.
Lo sentivo.
Lo sapevo.
Ne ero certo e così non facevo altro che correre.

Si fece buio alla fine,avevo perduto la cognizione del tempo, non avevo nemmeno notato la luna piena.

Se per caso ce ne sono altri, verranno a prendermi...

Lo pensai spontaneamente, come se dentro di me fossi certo che, nonostante i miei sforzi, non tutti i Dawn erano morti.

Si sarebbero trasformati e sarebbero venuti a prendermi.

Scossi violentemente il muso, non lo avrei mai permesso!

No, non avrei lasciato che mi imprigionassero di nuovo. Sarei morto piuttosto che dargli la mia vita e la soddisfazione di vedermi nuovamente in catene.
Li avrei uccisi tutti, tutti quelli che avrebbero avuto il coraggio di mettersi sulla mia strada, e dal primo all'ultimo avrebbero rimpianto il maledetto giorno in cui avevano incrociato il mio cammino, forgiandolo e indirizzandolo in una strada senza luci.

Correvo, il richiamo si faceva sempre più forte: era qualcosa di primordiale, un legame scaturito al mio primo respiro. Ne ero certo.

Era come me.

Un altro ibrido.

Non potevo crederci eppure qualcosa al mio interno mi diceva che era così.

Più mi avvicinavo più diventava una certezza e così aumentai il passo, le mie falcate si fecero sempre più potenti e impazienti, tanto da non farmi scorgere il pericolo.

Fu un attimo. Una frazione di secondo.

Un colpo forte e veloce mi scaraventò a terra, mi fece rotolare più volte nella neve bianca e così mi ritrovai ricoperto da piccoli cristalli candidi e gelidi. Tanto potente era stato l'impatto con l'altro corpo, che non mi ero nemmeno accorto di esser finito contro ad un pino che come una fine bacchetta si era piegato e accompagnato da un sonoro "crack" si era spezzato in due, ricadendomi addosso.

Frastornato alzai il muso e vidi un grosso licantropo dalla pellicia grigia e gli occhi dorati fissarmi. Aveva un espressione strana, indecifrabile, ma dietro di lui, a poca distanza, c'era il mio richiamo più forte: l'altro ibrido.

L'altro Me.

Il lupo se ne accorse e mi mostrò i denti affilati: era un avvertimento e significava solo una cosa

"Non avvicinarti. Non provarci nemmeno."

Ma non mi importava, mi alzai e per un attimo mi parve di sentire la voce di quell'altro nella testa

"Non farlo Elijah"

Giurerei di aver sentito il mio nome, ma era impossibile, di certo era colpa della botta che avevo preso.

Mi alzai, ma non feci in tempo a fare un passo che me lo ritrovai addosso.

Lo sentì mentre con una sola zampa mi colpiva in pieno muso, un taglio si fece strada affilato e bruciante dal mio occhio sinistro fino a quella che doveva corrispondere alla guancia destra.

Ululai dal dolore e poi un altro colpo, ancora più forte del precedente mi raggiunse e stese a terra.

Persi i sensi.

Gli occhi mi si chiusero.

Oblio.
Oscurità.

Buio.

***

Quando mi ripresi e aprii gli occhi credetti di essere morto.

Lo avrei giurato.

Davanti a me c'era un vampiro, ma non uno qualunque.

Cassandra.

Spazio autrice :

Eccomi qui ^^
Che ve ne pare? Fra i due asterisco (**) ho inserito un pezzo da "Hybrid", qualcuno forse l'ha riconosciuto, e ho inserito delle parti ex novo (che trovate sottolineate).
Ora inizia la "vera" storia, dove incontreremo Elijah così come lo abbiamo conosciuto in "Hybrid" :)
A presto!:) 

Hybrid II: Elijah [Completo]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora