Bè, si parlava di quella cosa di andare a vivere nella stessa casa, vivere insieme, insomma, si capisce no, quel tipo di cose che avevamo sempre detto di non fare mai, mai e poi mai. Eppure ci eravamo decisi, buttati nella corrente di magma rosso con tutto il resto del mondo e ci eravamo detti ma si, cosa vuoi che succeda, andiamo a vivere insieme, sotto lo stesso tetto di discordia e di pressione, ma anche di un po' d'amore. Così ce ne siamo andati a vivere insieme. Si lo so, ripeto sempre le stesse parole, le stesse frasi, è che mi sembra strano stare qua a raccontarlo, è che mi sembra di poter rallentare, come se potessi fermarmi adesso e la storia si bloccasse con la mia bocca che non parla più. Invece, continuo a blaterare. Così, un giorno d'autunno che faceva un freddo cane, ci siamo avviati per andare in quella casa. Eravamo un po' felici e sballottati, come i bambini che scoprono qualcosa per la prima volta. Allora ci siamo incamminati, abbiamo parlato poco, siamo entrati in macchina, Annie si è seduta dietro, per qualche assurdo motivo che ancora non mi spiego, si è seduta proprio dietro di me e si è messa a parlarmi di quando era una bambina, più parlava più la voce diventava sottile, non sentivo più nulla in mezzo a quel traffico infernale così le ho chiesto se poteva aspettare a raccontare quella storia e lei me lo ha concesso, dicendo comunque che non era niente di che. Io però gliel'ho vista sulla faccia una lacrima bastarda che scendeva. Non che Annie fosse una che piangeva spesso. Mai, a dire la verità. Lei non piangeva mai, già. Così m'è presa una preoccupazione assurda, mi dicevo Annie piange, allora deve essere successo qualcosa di davvero grave quando era una bambina. Guidavo e pensavo alla sua lacrima solitaria, solo una, niente di che se solo non avessi conosciuto quella ragazza cocciuta seduta dietro di me. Allora ho rallentato e ho accostato con la macchina vicino ad un bar affollato. Le ho detto Annie, cosa c'è, perché piangevi prima? Ti va di raccontarmi quella cosa di quando eri bambina? Perché il traffico, col traffico non ci ho capito niente. Scusami e ti prego, ti prego raccontamela. Allora Annie mi ha guardato diritto negli occhi, ci siamo cercati e incontrati proprio nello specchietto. Ha aperto un po' la sua bocca piccola e rossa e mi ha detto ero così contenta di andare a vivere con te. Poi ha continuato a parlare
Ti ho amato molto, ricordami.
Ha aperto lo sportello della macchina ed è uscita in mezzo al traffico infernale, senza voltarsi una sola volta, ha percorso il marciapiede ed è sparita all'angolo della strada. Io non mi sono mosso di un millimetro, respiro regolare, occhi un po' appannati.
Ho acceso la macchina e sono partito di nuovo, senza voltarmi una volta, come aveva fatto lei. Ho pensato a questo episodio qualche mese dopo, quando sono andato all'obitorio a trovarla in mezzo ad altri corpi bianchi e perfetti. Il cancro le aveva mangiato lo stomaco ed Annie aveva smesso di lottare. È stato strano vederla immobile, una come lei che si ammazzava di risate dalla mattina alla sera e che a furia di barcamenarsi nelle peggiori scelte della sua vita ci arrivava strisciando a notte inoltrata. Ho pensato che l'amavo tanto, anche se era andata a morire lontano da me, anche se non ne sapevo nulla e ho capito che non me ne farò mai una ragione, passerò il resto della mia vita a capire da dove è partito lo strappo e perché non si può ricucire. Sa, eravamo tanto innamorati.
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Goodbye Anne
RomanceAnnie e il suo ragazzo hanno deciso di andare vivere insieme. Fanno le valigie, prendono la macchina e si avviano verso la loro casa. Ma durante il viaggio qualcosa non va come previsto...