«Buon pomeriggio.»
«Buon pomeriggio a te, mia dama.»
Jane gli sorrise, un po' forzatamente, e William le diede un bacio.
«Cosa ti porta qui di primo pomeriggio?»
«Non avevo nulla da fare.» mentì.
«Meglio per me, allora.» scherzò e le diede un'altro bacio.
«Mi dispiace per ieri, comunque.» continuò.
«Non preoccuparti, è normale che tu abbia doveri e compiti da svolgere.»
«Sì, ma non era quello il caso. È innamorata di me e mio padre vuole che la sposi. È quella che al ballo mi ha chiesto chi eri.»
«Oh.»
«Lasciamo perdere questi discorsi per nulla interessanti. Ti va di andare in giardino?»
«Sì, certo.»
Andarono a sedersi sulla loro solita panchina e lui si lasciò andare in un sorriso.
Restarono lì per un bel po', a parlare e ridacchiare, finché iniziò il tramonto e la ragazza decise di andare via.
«Mi piacerebbe salutare Violet prima di andare, puoi dirmi dove è?»
«Nella sua camera, ti accompagno.»
Jane annuì e iniziò a seguirlo. Da quanto capì erano sul lato est del castello. Il ragazzo ad un certo puntò bussò a una porta, che si aprì poco dopo rivelando la cugina.
«Oh, ciao, Jane. Ti serve qualcosa?»
«No, volevo soltanto parlarti, se è possibile.»
«Vi lascio sole.» disse il principe e andò via, lasciando la bionda senza speranze per evitare di parlare con la ragazza.
«Entra pure.» le disse, sospirando, e si sedettero sul letto.
«Come stai?»
«Bene.»
«Ti va di venire con me a casa?»
«No, mi dispiace, ho un impegno.» mentì.
«Stasera? Facciamo un'altra cenetta, Jonathan ne sarebbe felice.»
«No.» disse, ma si accorse di essere stata troppo brusca e cercò di rimediare. «Voglio dire, avevo detto a William che avrei cenato qui stasera e-»
«Sicura di stare bene?»
Violet sospirò.
«Mi dispiace, Jane, ma non posso più venire da voi, non posso... Dì a Jonathan che... Che non posso più vederlo.»
«Lui mi ha raccontato di ieri sera, va bene? Davvero non vuoi più vederlo per tuo padre? Pensavo ci fosse qualcosa fra voi due.»
«Non posso, Jane! Per favore, non chiedermi più niente, va' via.»
«Puoi dirmi qualsiasi cosa, lo sai.»
«Sì, lo so, e ti sto chiedendo di andartene.»
«Va bene.» sospirò, così la salutò e andò via.
***
«Cosa?! Perché?!» chiese Jonathan stravolto, dopo che la ragazza gli ebbe detto tutto.
«Non lo so, te l'ho già detto. Due volte...»
«Io... Non posso crederci!» disse, e andò a nella sua stanza. Jane sentì sbattere la porta, sospirò e si alzò, andando da lui e bussando sul legno.
«Jonathan, aprimi.»
Lui non le rispose.
«Jonathan, dai, non lasciarmi qui fuori.»
Ancora silenzio.
«Jonathan...»
Si sentì un singhiozzo dall'interno.
«Vi conoscete da poco...»
Un altro singhiozzo.
«Jonathan, aprimi, non mi va di farti stare solo.»
«Voglio stare solo.»
«Poteva succedere, lo sai.»
«Lo so, ma pensavo che non sarebbe accaduto! Pensavo che stavolta sarebbe stato diverso!»
«Capisco che magari ci stai male, è normale, è la prima volta che doni completamente il tuo cuore a qualcuno, ma le sarà successo qualcosa, no?»
La porta si aprì, rivelando il ragazzo con il volto bagnato.
«Tu non sai quello che mi ha detto, tu non lo sai.» le disse, la voce bassa e tagliente, gli occhi spenti.
«Avrà avuto un motivo valido.»
«Mi aveva promesso che non mi avrebbe fatto male!» urlò, con le lacrime che gli scivolavano sulle guance.
«Tu non sai se sta male anche lei, non sembrava felice.»
«E allora perché lo sta facendo?»
«Io... Non so che dirti, mi dispiace.»
«Anche a me.» sussurrò, e chiuse la porta.
***
Jonathan non era uscito dalla sua camera per il resto del pomeriggio, lasciando Jane nella noia più totale. Era quasi ora di cena, così la ragazza prese un respiro e andò nuovamente davanti la porta del fratellastro.
«Jonathan, cosa vuoi per cena?»
«Niente.»
«Oh, smettila! Mi sto arrabbiando! Non sei l'unico in una situazione non esattamente bella, hai quasi ventun'anni, quindi alzati immediatamente, fai l'uomo ed esci!»
La porta si aprì poco dopo e Jane si trattenne dall'alzare gli occhi al cielo.
«Finalmente ti sei deciso! Vieni ad aiutarmi?»
Lui annuì, seguendola in cucina in totale silenzio.
«Capisco che tu ti sia innamorato, davvero, ma non dovresti starci così male.» gli disse.
«Tu hai avuto momenti peggiori, non sei proprio la persona più adatta a giudicarmi in questo momento.»
«Ma io sono una ragazza diciassettenne che ha fatto tanti errori e sprecato troppe lacrime per gente che non le meritava, e me ne pento. Tu dovresti essere più forte.»
«Non credo che di fronte all'amore ci siano forti e deboli.»
«Sei pazzo di lei, vero?»
«Non immagini quanto. Quando c'è lei io mi sento felice, più del normale, capisci?»
«Sì, capisco.»
«E adesso è come se non potessi essere più felice.»
«Passerà, te lo assicuro.»
«Voglio che torni. Non può lasciarmi così dopo tutto quello che mi ha detto.»
«Va' da lei.»
«Cosa?»
«Vai a palazzo.» scandì. «Chiedile una spiegazione, parlale, invece di dire queste cose a me.»
«Mi butterà fuori.» scosse la testa lui.
«Vale la pena provarci, no?»
Lui sospirò. «Al massimo ci vado domani.»
«No, ci vai adesso. Non starci troppo, l'ultima volta che sono rimasta sola non è stato il massimo.»
«Ti voglio bene.» le disse, le stampò un bacio sulla guancia e prese il suo cappotto, andando fuori.
Quasi corse andando verso il palazzo, la strada era quasi deserta e arrivò in cinque minuti. Sospirò prima di entrare, decidendo di passare dal retro: con sua madre non avrebbe avuto problemi e voleva anche salutarla, non lo faceva da troppo tempo.
«Ciao, chi sei?» gli chiese una donna e lui stava per rispondere, ma la porta interna si aprì e a sua mamma cadde quasi il vassoio che aveva in mano.
«Jonathan! Lascialo entrare, è mio figlio.» le disse e posò il vassoio d'argento per andarlo ad abbracciare.
«Come stai? Non è successo niente, vero?»
«Stiamo bene, tranquilla. Non vengo quasi mai, dovrei farlo più spesso.»
«Oh, non preoccuparti di questo, hai il tuo lavoro, è normale. Ti serviva qualcosa?»
«In realtà sì. C'è Violet?»
«Tu... Come la conosci?» indagò la donna.
«Conosce Jane, ma non è questo il punto. Non è che potrei vederla?»
«Cosa devi dirle?» continuò la donna, con un sorrisetto.
«Mamma!»
«Va bene, va bene, è nella sua camera, ma dovrebbero mangiare tra un po' e sai che se non vuole riceverti non posso costringerla, vero?»
Lui annuì e lei sospirò. «Seguimi.»
Entrarono a palazzo e il ragazzo non faceva altro che guardarsi attorno, un po' come Jane la prima volta che era stata lì. Lui non aveva idea di dove stessero andando, ma Marie non aveva nessun dubbio, ovviamente. Poco dopo arrivarono davanti a una porta e lei bussò.
«Signorina, c'è una visita per lei. Posso farlo entrare?»
«Sì.» rispose con voce annoiata e Marie aprì la porta, facendo un lieve inchino e scostandosi subito per far entrare Jonathan.
Violet rimase un attimo interdetta, ma Marie aveva già richiuso la porta e non poteva più mandarlo.
«Cosa ci fai qui?»
«Credo sia abbastanza ovvio, dopo quello che hai detto a Jane.»
«Lo sapevo che l'avevi mandata tu.» sospirò, mettendosi una mano tra i capelli.
«Sì, esatto, e credo che adesso dovrai spiegare meglio direttamente a me.»
«Non c'è nulla da spiegare, non devi più venire qua, non devi farti più vedere.»
«Perché? Devi darmi un motivo davvero convincente, perché dopo quello che abbiamo fatto e che ci siamo detti non puoi dirmi che non provi nulla nei miei confronti.»
«Jonathan, davvero, vattene.» disse, perdendo la voce ferma di cinque secondi prima.
«No, non me ne vado.»
«Me ne andrò io. E non intendo ora, intendo che domani partirò e tornerò a casa mia.»
«Questo non è possibile.» sorrise il ragazzo. «Tu sei venuta a casa mia di sera, sotto la pioggia, perché non volevi andartene per me! Non mi dire queste bugie, perché non ti credo. Dimmi la verità, Violet.»
«Ti sembra facile? Non lo è! Devi andartene!»
«La risposta non cambia, resterò qui finché non mi dirai tutto.»
«Cosa vuoi sapere? Ti ho già detto che non voglio più vederti!»
«Perché? Diamine! Cosa è cambiato? Centra tuo padre, vero?»
«Non metterlo in mezzo, adesso! È una mia decisione!» disse, mentre gli occhi le si inumidivano. Avrebbe preferito stare una notte intera sotto un alluvione piuttosto che dire quelle cose.
«Non ci credo! E adesso sai che c'è? Che vorrei soltanto baciarti e invece stiamo litigando!»
Alla ragazza scappò una lacrima. Lui non aveva idea di quanto stesse desiderando quel bacio. Si accasciò a terra, con la schiena appoggiata al letto e le mani sul viso. Non poteva continuare così.
Jonathan rimase bloccato, non sapeva cosa pensare, gli faceva male vederla in quel modo. Si sedette accanto a lei e la abbracciò, ma lei si scansò.
«Devi andartene. Tra noi non c'è mai stato nulla e continuerà ad essere così. Abbiamo passato del tempo insieme, non c'è mai stato sentimento, va' via.»
«Violet, non è vero, non è vero, smettila di dire queste cose!» disse, mentre anche lui iniziava a vederci male per colpa delle lacrime.
«Non so chi sia stato, non so a cosa stai pensando in questo momento, ma so che quello che dici è falso e non mi arrenderò così facilmente!»
«Avevo soltanto bisogno di passare del tempo con qualcuno dopo essere stata male per un mio vecchio fidanzato, è tutto qui.» mentì lei, conficcandosi le unghia nel palmo della mano.
«Puoi dirmi tutto quello che vuoi, ma continuo a non crederci. Sai benissimo quello che provo per te – non dirmi di no – e sono abbastanza sicuro di essere ricambiato, quindi non continuare a mentirmi.»
«Vuol dire che ti sei sbagliato. Mi dispiace che ti sia fatto strane idee, non provo assolutamente nulla per te.»
Lui si alzò e lei lo guardò, con il trucco colato.
«Andrai davvero via?»
Lei rimase zitta. No, non era vero, sarebbe rimasta.
«Non devi più tornare, Jonathan.» gli disse soltanto.
«Avevamo promesso di non farci del male. Non sta andando così.» le disse e andò via, non riuscendo più a stare in quel modo. Si strofinò gli occhi e andò a salutare sua madre, prima di andare via.
Lei rimase un altro paio di minuti sul pavimento a singhiozzare, diede pure un pugno a terra, facendosi male, ma poco le importava. Odiava suo padre, lo odiava con tutto se stesso. Come poteva far male a sua figlia in quel modo? Soltanto per uno stupido titolo. Le sarebbe piaciuto scappare, ma dove sarebbe andata? L'avrebbe trovata ovunque e sarebbe stato peggio. E, soprattutto, non voleva che ci andasse di mezzo Jonathan: se suo padre avesse fatto del male a lui, non sapeva cosa avrebbe fatto. Magari l'avrebbe ucciso, non lo sapeva. Amava Jonathan, lo amava troppo, e adesso ci stava male da morire. Sua madre l'avrebbe capita, l'avrebbe sostenuta, ma non c'era.
***
«Le è successo qualcosa, le è successo qualcosa!» disse Jonathan entrando in casa e facendo sussultare Jane.
«Cosa ti ha detto?»
Le raccontò tutto, con i pugni stretti, mentre la ragazza cercava qualcosa da dirgli per consolarlo, ma non le venne in mente nulla di buono.
«Magari è solo un periodo, ha le idee confuse e deve rifletterci sù.»
«No, no, è impossibile. Me l'avrebbe detto, non ci sarebbe stato nulla di male! Sarebbe stato del tutto comprensibile!»
«Forse non voleva parlartene.»
«Non credo sia questo il problema. C'è qualcosa che non va, ma non so cosa! Secondo te andrà davvero via?»
«Non lo so.» rispose sinceramente la ragazza. «Non ne ho idea, ma se non è vero farà di tutto per farti credere che lei non è qui. Posso provare a chiedere a William.»
«No, non ce n'è bisogno, hai già fatto tanto.»
«Non mi disturba.»
«Lo so, ma non c'è bisogno, davvero.»
«Come vuoi tu.» gli rispose semplicemente, abbracciandolo.||spazioautrice||
Buonasera! Lo so, sono passati soltanto tre giorni, ma domani non potevo aggiornare e lunedì ricomincia la scuola, e poi voglio andare avanti con questa storia, quindi aggiorno. Il capitolo è quasi tutto incentrato su Violet e Jonathan, spero sia abbastanza carino.
Al momento sono a letto e ho creato una specie di mini-tenda con le coperte per non far vedere la luce dell'iPad. Tecnicamente avrei aggiornato anche prima, a un orario più normale, ma sono dovuta andare da mia zia. Dalla camera di mia madre sento "C'è posta per te" in tv XD Tutto questo perché mi ha detto di stare poco con l'iPad... Okay, sto dicendo cose senza senso, quindi la smetto. Domattina devo ripassare per lunedì e domani sera ho il compleanno di mio cugino, fa 1 anno, spero che non cominci a urlare in continuazione come fa quasi sempre.
Beh, allora direi buonanotte per chi sta leggendo adesso e buona giornata per chi leggerà domani!
~Rob ❤️
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Kalos
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