Bliss

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Era stato un anno movimentato e pieno di cambiamenti, cose da sistemare, ma finalmente eravamo riusciti a passare quei mesi di preparativi e di accordi, per trovare un po' di pace, solo per noi due. Il fuoco nel caminetto era l'unica fonte di luce che rischiarava la stanza in cui ci trovavamo. L'arredamento era elegante e moderno, nonostante mantenesse il suo stile montanaro, con la poca illuminazione si poteva intravedere la scaffalatura in legno sul lato e il tavolino di fronte al divano su cui eravamo. Quella baita in cima alle montagne canadesi era un piccolo angolo di paradiso. Soprattutto perché mi trovavo accoccolato dolcemente su un petto caldo, con un dolce ritmo sotto il mio orecchio a darmi conforto. Delle grandi braccia che mi circondavano, stringendomi dolcemente. Zero era dietro di me e aveva poggiato il viso nell'incavo del mio collo. Aveva disteso una coperta calda su di noi, per scaldarci meglio in quella notte fredda. Stavamo lì, abbracciati. Senza far nulla a parte osservare la distesa di neve fuori dalla grande vetrata che si apriva affianco al caminetto. Osservare un tale spettacolo stretto tra le braccia del tuo uomo. Nulla mi avrebbe reso più felice. Lontani da qualunque preoccupazione e pensiero che non fosse stare insieme e rilassarsi per qualche giorno.

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Dopo gli eventi frenetici causati dall'aggressione a Jelena, tutta l'indagine, il matrimonio e la costituzione del nuovo team dei Devils, i ritmi non erano rallentati più di tanto.

Zero come nuovo capitano della squadra sembrava metterci il doppio dell'impegno in allenamento e nello studio di nuovi schemi di attacco e io ero sommerso dal lavoro di ufficio dati i nuovi acquisti da fare e l'inizio del nuovo campionato. In più gli accordi per i lavori della nuova casa sembravano prendere più tempo del previsto.

Così i mesi erano passati, tra mille impegni lavorativi e controlli ai lavori di costruzione.

Finalmente a fine Agosto però la casa era finita. Niente più operai in giro o scoperte di nuovi problemi nella struttura. Potevamo trasferirci finalmente ed entrambi non vedevamo l'ora. Avevamo organizzato il trasporto del mobilio con i camion nel giorno libero di entrambi, quel giovedì, ma quando il telefono squillò quella mattina dovetti andare all'arena per delle riunioni urgenti organizzate all'ultimo momento.

Finalmente alle sette di sera ero fuggito dall'ultima riunione e ora stavo andando verso la nostra nuova casa. Una nuova emozione mi stava nascendo dentro pensandoci e immaginando Zero che mi aspettava dentro. Certo avevamo praticamente convissuto per più di un anno, quasi due, ma quella sarebbe stata la nostra casa.

Parcheggiai lungo il vialetto di casa e scesi sorridendo e sospirando felice per l'atmosfera dolce che già sentivo trasparire da quelle mura. Mi avvicinai alla porta e notai che da dietro le tende della finestra del salotto si intravedeva solo una fievole luce. Probabilmente Zero era sul retro o al piano superiore e aveva lasciato acceso qualcosa.

Aprii la porta e dissi a voce alta –Ehi! Sono a casa.- faceva tutto un altro effetto dirlo tra quelle pareti. In risposta solo il silenzio. Accigliato avanzai, poggiando la giacca e la valigetta da ufficio nell'atrio. Entrai in salotto e il fiato mi si mozzò.

La luce che avevo intravisto da fuori proveniva da un paio di candele disposte su una tavola apparecchiata. Sul lato destro c'era un mazzo di rose rosse e sotto qualcosa. Mi avvicinai annusando il dolce profumo che già da lì emanavano e vidi di cosa si trattava. Una piccola scatolina blu. Senza respiro e con la mano che tremava, allungai il braccio. La sfiorai dolcemente prima di prenderla in mano. Mentre l'aprivo i miei occhi si erano già fatti lucidi e vidi abbastanza sfocate le due fedine d'argento che conteneva. Mi portai una mano alla bocca mentre cercavo di mettere in ordine tutte quelle cose, ma mancava qualcosa.

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