Continuo ad osservare la ragazza a bocca aperta
<Sophie? Ti senti bene?> mi richiama il prof scioccando le dita. Annuisco lentamente. <Bene Molly. Vai a sederti accanto a Sophie, più tardi ti fará fare il giro della scuola!> dice il prof gurdandola, e indicandole con la mano il posto accanto al mio. <Ma prof...> dico contrariata. <Niente ma. E non essere scortese. Te ne prego.> dice il prof. Sbuffo e poi concentro lo sguardo sul mio libro di chimica.
L'ora di chimica vola velocemente. Per la prima volta non avevo ascoltato la lezione del prof. Corro verso il mio armadietto. Appena arrivo lì accanto trovo Molly. Ora Molly è anche la mia vicina di armadietto. Non posso farcela. Penso sospirando. Apro il mio armadietto senza dire nulla. <Sai, mi piace molto la tua felpa, è molto pelusciosa, e anche pucciosa.> dice Molly chiudendo l'armadietto. Chiudo l'armadietto anche io e dopo un lungo sospiro dico:<Grazie. Anche a me piace il tuo... fiocco!> <Non mentire. Lo so che non ti piace il mio fiocco.> dice lei abbassando lo sguardo. <Okay... forse abbiamo iniziato con il piede sbagliato.> dico sospirando. <Piacere. Io sono Sophie. E tu sei...?> dico sorridendo e allungando la mano. <Piacere mio. Sono Molly.> dice lei senza manifestare alcune emozioni. <Okay... ti andrebbe di fare un giro nella scuola?> dico sordidendo. <Si, okay.> risponde lei sorridendo. <Parlami un po di te.> dico iniziando a camminare. <Dunque. Prima di venire qui per stabilirmi definitivamente, ho viaggito molto.> racconta lei guardandosi attorno. <Capisco. E invece, hai fratelli o sorelle?> dico guardandola. <Ehm... avevo un fratello. Ma poi tutto è iniziato ad andare a rotoli. I miei sono morti in un incidente, e lui invece... è morto dopo una brutta rissa per proteggermi.>dice lei abbassando lo sguardo. La guardo e poi dico:<Scusami, mi dispiace tanto. Anche la mia vita ha iniziato ad andare a rotoli un po di mesi fa.> <Giá... ti ho visto piangere...> sussurra lei. <Cosa?> chiedo non capendo a cosa si riferisse. <Niente.> si affretta a rispondere aumentando il passo. La guardo mentre cammina e si guarda attorno.
L'ultima campana suona, e tutti gli studenti si recano fuori dalle classi. Io rimango in classe seduta sul mio banco a guardare fuori dalla finestra. Avevo visto uscire Molly pochi minuti fa, e ora mi stavo dedicando a pensare a quello che aveva detto Molly in corridoio. <A che pensi?> sento chiedere da dietro. Mi volto velocemente e vedo Molly con un sorriso quasi angelico che mi guarda. <Mi hai fatto perdere tredici anni di vita come minimo!> le dico quasi arrabbiata.
In questo periodo perdo facilmemte la calma. <Non vorrai dirmi che ci credi veramente...> disse Molly ridendo. <É ovvio che non ci credo, ma adoro dirlo per far sentire la gente in colpa!> dico sorridendo. <Quanto sei cattiva...> dice lei abbassando lo sguardo sul mio quaderno di matematica. <Settantatremila per duemila non fa centoquarantacinquemilioni, fa centoquarantaseimilioni.> dice lei indicando l'espessione che non mi era risultata. <Giusto. Hai ragione.> sussurro correggendo.
Subito dopo aver corretto chiudo il quaderno e lo ripongo dentro il mio zaino. <Ti andrebbe di accompagnarmi a casa, e farmi vedere un po la zona?> chiede Molly. <Si, ma facciamo in fretta che poi devo andare a lavorare.> dico prendendo lo zaino e avviandomi fuori dalla scuola.Stiamo camminando dentro un parco enorme. Siamo immerse nel verde. "Drinnn... drinn..." suona il mio telefono. Lo prendo alla svelta e rispondo.
<Pronto?> <Sophie corri subito qui. Durante il suo turno dei ragazzi strani hanno aggredito Edward!> mi dice Dafne, la mia collega. <Okay. Sto arrivando. Aspetta cinque minuti.> dico riattaccando. Guardo Molly e poi dico:<Scusa Molly... ci sono dei problemi al locale. Devo andare. Sará per un altra volta. Ci vediamo domani.> Lei annuisce. Inizio a correre. Rischio di cadere più volte, ma devo sbrigarmi.Arrivo al locale. Trovo Edward seduto per terra con un fazzoletto davanti al naso. Edward ha i capelli rossi, e gli occhi verdi. È più alto di me, ed ha 18 anni. Il fazzoletto è insanguinato, e Brit, un altra delle mie colleghe gli tiene il ghiaccio sulla testa. Corro da lui e mi abbasso accovacciandomi. <Brit, vai, a lui ci penso io.> dico prendendo il ghiaccio. Brit va via, e io ed Edward rimaniamo da soli. Io e Edward ci conosciamo da quando eravamo solo due bambini, poi quando nella mia famiglia hanno iniziato a nascere quei piccoli casini, lui mi consolava. Oramai io e lui siamo come fratelli. Gli ho pure dato un soprannome molto tenero, e lui me ne ha dato uno a me. Teddy e Winnie, è così che ci chiamiamo tra di noi. <Teddy? Cosa è successo?> chiedo. <Winnie, dei ragazzi ti cercavano. Io ho detto loro che tu non eri qui. Volevano sapere dove eri, ma io non gliel"ho detto. E loro poi hanno iniziato a tirarmi pugni e calci. Ma è tutto okay, sto bene.> mi risponde Teddy. <Cody!> sussurro pensando a tutto.
Lo aiuto ad alzarsi. <Brit dì a Dafne che sto riaccompagnando Teddy a casa.> urlo per farmi sentire. Prendo Teddy a braccietto e lo aiuto a tornare a casa.Stiamo camminando. <Scusa, é colpa mia!> sussurro mentre continuiamo a camminare. <Ti prego. Vieni a stare da me, oppure andiamo a prenderci una casa tutta nostra.> dice lui. <Mi piacerebbe moltissimo vivere con te. Ma ho solo diciassette anni. I mieo genitori potrebbero fare ricorso ad un giudice.> dico abbassando lo sguardo. <Okay. Ma per qualsiasi cosa chiamami che ti vengo a prendere.> dice Teddy. Annuisco e poi continuo a camminare in silenzio.
Arriviamo davanti casa di Edward. <Winnie? Mi prometti che starai attenta?> mi chiede sfiorandomi la guancia con una carezza. <Questo non posso prometterlo. Sai bene che anche se sto attenta rischio di perdere la calma e picchiare qualcuno.> dico accennado un sorriso. <Allora promettimi che penserai a ciò che ti ho detto!> dice lui. <Te lo prometto!> dico dandogli un bacio sulla guancia e andando via.
La voglia di lavorare mi passa in pochissimo tempo. Così chiamo a Dafne. <Dafne?> chiedo appena qualcuno risponde al telefono. <Si sono io. Che c'è Sophie?> chiede lei. <Senti, sto avendo alcuni problemi con Edward, ma niente di grave, e quindi ho difficoltá a venire oggi. Ti dispiace se salto il turno oggi?> chiedo. <Va bene. Come ti ho giá detto tre giorni fa: se hai qualche problema e non puoi venire, tranquilla. Hai solo diciassette anni e capisco che oltre alla scuola e al lavoro hai i tuoi impegni.> mi dice lei. <Okay. Grazie mille!> dico, e poi riatracco il telefono.
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Lettere ai mortali
FantasySophie è una ragazza di 17 anni. La sua famiglia va avanti solo grazie a lei. La madre è caduta in depressione, il padre è diventato un ubriacone da quando a perso il lavoro, e il fratello ventunenne a causa di queste difficoltá familiari ha iniziat...