Lacrime, solo lacrime scendevano calde rigando il viso pallido e stanco di Ted Lupin.
Erano giorni, ormai, che non mangiava, non dormiva, non viveva più.
Era rimasta soltanto un ombra del giovane uomo che era, dalla morte della sua ragazza, avvenuta due settimane prima.
Non usciva più, rifiutava le visite di tutti tranne di Dominique, la sorella di Victoire, distrutta quanto lui.***
Theodore deglutì, poggiandosi con i polpastrelli alla scrivania di legno.
I capelli ora scuri, davanri agli occhi neri, lo facevano sentire protetto, meno vulnerabile.
Il labbro inferiore iniziò a tremare e un nodo gli si strinse in fondo alla gola: ormai conosceva bene quella sensazione, stava per scoppiare a piangere un'altra volta.
La trovava estremamente fastidiosa, spesso cercava di reprimerla, ma tornava peggiore di prima.
Una lacrima gli rigò la guancia, scendendo fino al mento e cadendo a terra, sul pavimento impolverato.
Bussarono alla porta.
Cosa volevano ancora? Ted non lo sapeva. Eppure Harry aveva detto a tutti che voleva star solo, no? Avanzò a piccoli passi verso la porta, prendendosi tutto il tempo necessario.
«C-Chi è?» Domandò, la voce spezzata dal pianto.
Nessuno rispose.
«C-C'è nessuno?» Chiese ancora. Quando non ricevette risposta per la seconda volta, decise di aprire.
L'aria fredda si Dicembre si insinuò nella vecchia casa, scivolando tra le fessure nel legno e sibilando tetra.
Non c'era nessuno, davanti alla porta. Ted allora abbasso la testa: un mazzo di fiori, gigli bianchissimi, giaceva sulla soglia.
Sembrava tremassero dal freddo, a causa del vento che li muoveva leggermente, facendo frusciare la plastica che li teneva insieme.
Ted si chinò a raccoglierli e lesse il biglietto.Ted,
Questi sono i fiori che mi hai chiesto. Ho preso dei gigli, non sapendo quali volevi: sai, li porto sempre a mia madre, quando vado a trovarla. Ho fatto in modo che nessuno vada al cimitero, oggi pomeriggio, così sarai solo. Se vuoi parlare, sfogarti, o hai bisogno di qualcosa, manda un gufo.
Con affetto,
HarryTed si alzò in piedi, chiudendo la porta. Uscire di casa, eh? Significava esporsi alla gente, agli sguardi che domandavano muti "perché è così pallido?" e "perché ha quelle occhiaie?".
No, non l'avrebbe fatto. Sarebbe stato un tragitto troppo lungo, si sarebbe smaterializzato al cimitero.
Prese la giacca, gettandosela sulle spalle e stringendo i fiori.
Si mise al centro della stanza, gli occhi chiusi e, pian piano, iniziò a scomparire.Ricomparve, nello stesso momento, in un cimitero.
Pioveva.
Le gocce gli bagnavano i capelli, ma non gli importava, non gli inportava più di niente, ormai.
Camminò lentamente, nel cimitero deserto, fino a una tomba di marmo bianchissimo, un sottile lapide con incisioni dorate.Victoire Isabelle Weasley
Ted si sedette davanti alla tomba, mentre lacrime iniziavano a bagnarli il viso.
Sono qui, Ted. Non puoi vedermi, ma sono qui.
«Victoire, amore mio» Mormorò il ragazzo, posando i fiori alla base della tomba e lasciò che l'acqua li bagnasse.
«Io non... Non so se mi senti,»Si che ti sento, Ted. Io sono con te in ogni momento, amore.
«Non so se mi senti,» Ripeté. «se mi senti, sappi che ti amo e... E che non ce la faccio più, Victoire.»
No, no Teddy, amore mio. Io ti sento, anch'io ti amo, non fare sciocchezze, ti prego.
«La verità... La verità, Victoire, è che questo non è più il mio posto. Senza di te non sono nulla, amore, nulla.»
Victoire gli posò una mano sulla spalla, sorridendo triste.
Tutti ti voglio bene, a casa, fatti aiutare. Devi superare la mia morte, andare avanti.
Non fare idiozie.«Quando eravamo piccoli,» Riprese Ted, «stavamo sempre insieme, ricordi? Quando andai a Hogwarts la prima volta, mi feci promettere che ri avrei scritto una lettera al giorno e mi regalasti una collana di cuoio, con attaccata una piccola T. La adorai fin da subito. Appena a Hogwarts ti scrissi una lettera lunghissima, raccontandoti del mio smistamento.»
Lo so, amore mio, lo so. Me lo ricordo. Non lo dimenticherò mai, lo giuro.
Ted si asciugò le lacrime che, insieme alla pioggia, bagnavano la terra smossa davanti alla lapide.
«Sono proprio stupido,» Si rimproverò Ted. «lo sai già, perché te lo sto raccontando? Quando te ne sei andata, io... Ok, tanto vale che te lo dica: io stavo per chiederti di uscire, volevo chiederti di sposarmi.
Oh, per Godric, quanto rimpiango di non essere venuto con te, quel giorno, a Diagon Alley. Forse saresti ancora viva... È colpa mia, Vì. Dovevo venire, dove morire io, non te.
Hanno detto che uno sul sedile del passeggiero si sarebbe salvato, MALEDIZIONE!» Ted urlò l'ultima parola con tutto il fiato che aveva, iniziando a singhiozzare forte, poi a tremare, perché l'acqua aveva ormai bagnato il giubbotto e i capelli, che gli si erano incollati davanti al volto.Non fare così, Ted. Sì, sì, sì, volevo sposarti con tutto il mio cuore. Eri e sei il ragazzo più fantastico del mondo, io volevo dei figli da te ma... Non ci è stato permesso. Comunque non è colpa tua, hai fatto bene a restare a casa, fidati.
Ted tirò su col naso, rumorosamente, poi sfiorò la tomba con tre dita della mano.
«Ho deciso,» Disse alzandosi in piedi.Cosa, Ted? Cos'hai deciso? Non fare cose di cui potrai pentirti, sei troppo impulsivo, pensa, Ted, pensa!
«Non posso immaginare la mia vita senza di te, poiché il mio ultimo ricordo è il tuo volto pallido, ma ancora meraviglioso, riverso sull'asfalto. Mi sono gettato accanto a te, sollavandoti la testa e posandola sulle mie gambe, poi ho premuto le mie labbra contro le tue, ti ho chiamata, ti scossa, ma non hai fatto nulla.
Sembrava stessi dormendo, amore. Non c'erano ferite, niente di niente. Eri ancora perfetta.
Ho premuto le mie labbra contro le tue, mentre Dominique e Louis singhiozzavano alato della strada, disperati.
Il tuo corpo era freddo, ma la tua pelle ancora morbida. Non hai sofferto, almeno. Aspettami lì, tesoro, sto arrivando.»Theodore Remus Lupin, non dire cavolate. Non farlo, vivi la tua vita, Ted. Non farlo!
Prese con mano tremante la bacchetta dalla tasca, per poi spostarsi un po' dalla tomba.
Si mise davanti ad essa, puntandosi la bacchetta alla gola.Oh, Ted, non farlo! Ci sono io qui, sono sempre con te! No, Ted, no!
Sentiva il sapore delle lacrime in bocca, alzò la testa verso il cielo e guardò un ultima volta il mondo, il cielo, gli alberi.
Poi chiuse gli occhi. Prese un ultimo, lungo respiro e, con la mano tremante, mosse un po' la bacchetta.
«Arrivo, amore mio!»
In preda ai singhiozzi pronunciò:
«Avada Kedavra.»
Il suo corpo cadde a terra, ormai senza vita.***
«Ted!»
«Victoire!»
«Perché l'hai fatto? Soffriranno, a casa. La nonna, zio Harry, tutti.»
«Non potevo vivere senza di te, sarebbe stato un pallido riflesso di una vita decente.»
Victoire si strinse a lui.
«Almeno ora staremo insieme.»
«Sempre»
Lo baciò, mentre le cinceva la vita con le mani.
«Ti amo.»
«Ti amo.»..........................
Spazio autrice
Salve piccoli Wattpaddiani! Sono tornata con questa nuova one-shot, che spero vi piaccia. Sto lavorando a un'altra che spero di pubblicare presto, arrivederci! 👐
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Un pallido riflesso
Short StoryLacrime, solo lacrime scendevano calde rigando il viso pallido e stanco di Ted Lupin. Erano giorni, ormai, che non mangiava, non dormiva, non viveva più. Era rimasta soltanto un ombra del giovane uomo che era.