Capitolo 18

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Peter mi venne a chiamare un'ora prima delle 19 dicendomi di prepararmi, mi disse che saremmo andati in un ristorante di lusso e di vestirmi di conseguenza. Avevo chiamato i miei genitori e Cande quella mattina, dicendogli che gli avrei presentato la famiglia di Peter. Dopo che io e Peter avevamo "litigato", in realtà era stato lui ad arrabbiarsi con me, avevo chiamato Cande e le avevo detto tutto, lei mi aveva detto che non poteva venire, ma di dire a Peter la verità, ovvero che lo amavo, ma io le avevo detto che avevo troppa paura e lei mi aveva fatto capire che non dovevo essere stupida, che così l'avrei perso ed avrei passato il resto della mia vita da sola a lavorare e ad odiarmi per aver perso l'uomo della mia vita, io le avevo risposto che guardava troppe telenovelas, e lei mi aveva detto alla fine che ne dovevo guardare pure io e che ero troppo dura ed acerba per poter aprirmi all'amore e che non riuscivo a vedere che anche Peter mi amava, era solo arrabbiato. Dopo quell'ultima frase aveva dovuto chiudere la telefonata, ed ora io mi stavo vestendo e pensando a se Cande avesse potuto aver ragione. Dopo che mi ero infilata il vestito e guardata allo specchio mi era detta che Cande non aveva per nulla ragione, Peter non poteva amarmi, poteva avere tutte le donne che voleva e poi se mi avesse amata non mi avrebbe trattata così, per quanto fosse arrabbiato con me. Scesi le scale, cercando di togliermi quei pensieri dalla testa e lisciandomi il vestito rosa e brillanttinato che indossavo. Peter era già in salotto, stava scrivendo al cellulare e non si accorse della mia presenza, così lo fissai. Indossava dei pantalone bianchi, delle scarpe bianche, giacca rossa e camicia bianca, una cravatta argentata, i capelli appena lavati erano lisciati all'indietro, e profumava di pino e di qualcosa di dolce che non sapevo descrivere. Scesi l'ultimo gradino, il tacco sul parquet provocò un forte rumore, perciò Peter si accorse della mia presenza e si girò -Allora sei pront...?- non aveva terminato la frase e mi stava fissando a bocca aperta. Gli sorrisi. Lui respirò profondamente, inghiottì un po' di saliva e poi disse -Sei molto bella Mariana- alzai un sopracciglio, mi sembrava strano che mi facesse dei complimenti. Le miei guance si colorarono di un leggero rossore. -Grazie, anche tu- gli risposi. Lui fece cenno di si con la testa, come se lo sapesse già, ed infatti era chiaro che già lo sapesse, era stupendo, un opera d'arte. -Andiamo- disse girandosi ed aprendo la porta. Non parlammo per tutto il viaggio, ma quando arrivammo al ristorante Peter mi aprì la portiera e mi aiutò a scendere, inoltre mi offrì il suo braccio per camminare. Mentre camminavamo lo fissai, ma non dissi nulla, mi piaceva la sua vicinanza, anche se il suo amore era solo finzione ed il suo sorriso era forzato, sembrava tutto così vero ed io volevo che continuasse così. I miei genitori e Cande erano già arrivati, ci aspettavano fuori, salutai tutti e tre con un abbraccio. Cande mi prese da parte e mi chiese -Avete risolto?- scossi la testa, mentre guardavo Peter da dietro la sua spalla parlare con i miei genitori, era cordiale e rideva alle battute di mio padre. -Mamma e papà non lo sanno che ci siamo sposati perché eravamo ubriachi, nemmeno i suoi genitori o sua sorella, così abbiamo deciso di fingere di amarci- le spiegai. -A me mi sembra più che ovvio che voi vi amiate veramente- ribatte lei. Io scossi la testa. -Peter mi odia, me lo ha detto- dissi e mi allontanai e mi riunii al resto del gruppo. Intanto che parlavo con Cande, erano arrivati anche i genitori di Peter ed Eugenia, che Peter stava presentando. Sembrava una persona completamente diversa, ora che c'erano anche altre persone, sorrideva, rideva, parlava cordialmente, era calmo e quando mi guardava, non mi fissava con odio o disprezzo, ma come se fossi la persona più bella ed importante del mondo. Il ristorante era veramente bello, il piano di sotto era riservato alla sala da pranzo, mentre il secondo piano era dedicato alla sala da ballo. -Poi andiamo sopra, mi va tanto di ballare- disse Eugenia quando ci sedemmo al tavolo. -Come vuoi- le rispose Peter e le sorrise, lei ricambiò il sorriso del fratello e si concentrò sul menù, c'erano piatti molto elaborati, cibi normali, ma con ingredienti pregiati e costosi. La cena andò bene, il cibo era ottimo, ridemmo, scherzammo, ed i miei genitori sembrarono apprezzare molto Peter. La sala da ballo era dipinta di bianco, erano appesi dei festoni rossi per la vicinanza del Natale, e c'era un lampadario d'oro e di cristalli appeso al centro della sala. Tutto era molto raffinato e costoso, mi sentivo troppo fuori posto. Nella sala risuonava un valzer, i miei genitori e quelli di Peter iniziarono a ballare. -Peter, non fai ballare tua moglie?- lo punzecchiò Euge. Lui si ritrovò un po' sotto pressione. -Non so ballare- dissi di botto, per non ballare con Peter, per non forzarlo. -Peter è bravissimo. Ti guiderà lui- continuò lei imperterita. Peter sembrava perplesso, non sapeva cosa dire. -Non voglio pestargli i piedi per tutta la serata, non mi sembra una buona idea- provai a ribattere. Lui scosse la testa, mi prese la mano e disse -Non fa nulla, ti insegno io a ballare- e mi portò in pista. Cande da bordo pista mi fece un cenno di incoraggiamento. Peter mi sorrise, sembrava meno stressato, meno arrabbiato, forse il ballo gli faceva bene. La musica era dolce e lenta, il mio cuore batteva allo stesso ritmo. Mi appoggiai alla sua spalla, sentì il suo respiro sul collo. I miei capelli si rizzarono, ma non mi mossi. Peter mi fece fare una giravolta, e poi tutto andò con più calma. Lo guardai negli occhi, avevano cambiato colore, erano diventati leggermente più scuro, verde oliva con qualche sfumatura color cioccolato. -Non sei tanto male a ballare- mi disse. Gli sorrisi. -Stare accanto a te mi migliora- gli dissi, lui ampliò il sorriso. Stavamo parlando a bassa voce quindi nessuno ci sentiva. -Sei bellissima oggi, Lali- mi disse, le miei guance si colorarono di un rosso color pesca. -I tuoi non ci sentono, perché mi fai tanti complimenti?- gli domandai. -Perché te li meriti- disse. Le sue labbra si avvicinarono alle miei, le sfiorò e quando le schiusi, mi baciò con foga e dolcezza allo stesso tempo, il mondo scomparve in torno a noi e capì che lo amavo e che volevo battermi per il suo amore, perché sapevo per certo che una parte di lui mi amava. 

Ti amerò per sempre. LaliterDove le storie prendono vita. Scoprilo ora