Capitolo 37

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Poggio la mano sul finestrino e guardo con occhi vuoti l'aeroporto. Coppiette e famigliole corrono per non perdere il volo che li porterà da qualche parte per una vacanza o un impegno lavorativo.

Poi ci sono io. Che non sorrido. Perché ho nella mente un viso che forse non vedrò più.

Lui è lontano. Di pochi chilometri, ma lo sento distante anni luce in questo momento. Il cuore mi fa male. Mi fa davvero male.

Tra poco ci separerà un oceano. Metà mondo.

Non è come quando lui è in tournée. È peggio. È decisamente peggio. Questa volta non siamo separati solo fisicamente. Ma anche di mente e di anima.

La paura sta prendendo possesso di me.

E se non dovessi più vederlo ?

Se mi odiasse ?

Non avrebbe tutti i torti, anzi.

L'aereo si alza, ma non sono entusiasta. Sento che potrei iniziare a piangere da un momento all'altro. Vorrei andare dal pilota e farlo tornare indietro. Dirgli che c'è stato uno sbaglio.

Mia madre poggia la mano sulla mia spalla, ma io mi scosto con un ringhio.

《 Giulia per favore...》sibilla a denti stretti e provando di nuovo ad avere un contatto con me.

《 Senti, lasciami stare. 》ringhio staccandomi di nuovo e incollandomi ancora di più alla parete dell'aereo.

Il cielo è azzurro, come uno zaffiro.

Porto la mano davanti al viso e mi osservo il polso. Un bracciale blu con un piccolo zaffiro come ciondolo.

Me lo ha regalato al compleanno.

Sa che è il mio colore preferito.

E sa anche che mi piacciono molto i bracciali.

Questo copre, o almeno nasconde un po', un segno rosso. Una piccola linea scarlatta.

Mi fa ancora male.

L'ho fatto solo ieri notte. Con lui che dormiva nell'altra stanza.

Ha sentito i miei singhiozzi ed è venuto da me correndo.

Si è abbassato alla mia altezza e mi ha stretta tra le braccia. Ha pianto, l'ho sentito sulla mia spalla.

Il dolore al polso è nulla in confronto a quello che ho provato nel vederlo in quello stato.

Magro, pallido, distrutto.

E mi ci mettevo pure io.

Che idiota che sono.

Mi ha detto che avremmo superato anche questa. Che non appena sarei tornata non avrebbe permesso più a nessuno di portarmi via.

Ma la verità è che ho paura di non riuscire a tornare.

Ho paura che i miei trovino dei modi per impedirmi di tornare in Italia.

Un po' come quando la piccola Heidi viene trascinata a Francoforte. Lo sapete come va, no ? La zia subdola le promette che se si sarebbe trovata male l'avrebbe riportata dal nonno. Bene. Dopo tre giorni Heidi chiede di tornare. Sapete quando torna a saltare con le caprette sulle sue amate montagne ?
Ve lo dico io, dopo un anno.

Immaginate questo mettendo una diciannovenne, gli Stati Uniti, una mamma che non vuole mai deludere e tanti altri piccoli stupidi dettagli che rendono ancora più complicata la situazione.

Sospiro e provo a immaginare cosa potrei fare in quel continente. Siamo a giugno e comunque non avrei mai iniziato l'università lì. Potrei trovarmi un lavoretto e con i soldi che mi metterò da parte comprerei un biglietto di sola andata per l'Italia.

Sì, farò così.

Mi toglierò anche qualche sfizio.

Mordo l'interno della guancia e chiudo gli occhi, sperando di addormentarmi. Non voglio guardare fuori.

Piero

La mia Giulia è partita questa mattina presto. Penso di non aver mai pianto così tanto in vita mia. 

L'ho stretta al mio petto, penso di averle fatto anche un po' male, ma in quel momento non me ne importava. Volevo tenerla con me. Non volevo farla andare via.

La casa è silenziosa, troppo silenziosa.

Non ci sono i suoi passi trascinati, non c'è la televisione che trasmette qualche cartone animato, non c'è il frigorifero che viene aperto ogni mezz'ora. Semplicemente non c'è lei.

Se penso che la situazione sarà questa per tutto il mese, se non oltre, mi viene voglia di spararmi. Non è la prima volta che sono a casa da solo, ma dopo tre anni di convivenza la differenza si sente in maniera spaventosa. 

Mi sdraio sul divano e guardo con espressione vuota il soffitto. Lei tornerà tra trenta giorni.

E se si trovasse bene ?

E se non volesse tornare ?

Io le ho sempre detto he non deve assolutamente preoccuparsi del lavoro, perché ci sono io.

Lei rispondeva che non voleva essere mantenuta.

Ma non lo diceva in modo sprezzante o comunque che sembrava che mi stesse facendo il favore.

Lo diceva perché lei le cose se le vuole guadagnare. Vuole ottenere ciò che vuole con i suoi sacrifici.

A quest'ora si trova a metà viaggio.

Spero solo che quello di oggi non sia stato un addio.

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