«Hai ragione, va bene? Cosa devo fare? Ti ho già detto che mi dispiace!» esclamò esasperato il biondo, ignorando l'occhiata omicida del marito.
«Tu non hai detto che ti dispiace. Hai detto "sì certo teme, hai ragione" e pretendi che non mi arrabbi? Cosa hai in quella testa, eh dobe?!» ringhiò furioso il moro, voltandogli le spalle. Naruto abbassò lo sguardo, sentendosi terribilmente in colpa. Credeva fosse una bella idea. Voleva solo fare una sorpresa al marito, nulla di più.
«Io mi chiedo tu come faccia ad essere così impulsivo. Mi va bene quando si deve decidere per una vacanza, ma cazzo, questa è una cosa importante!» urlò Sasuke, terribilmente fuori di sé.
«Io... io lo so che ho sbagliato! Ma sul momento non ci ho pensato. Mi sono detto "ma sì, perché no, a Sasuke farebbe piacere, e così facendo tolgo anche di mezzo il problema delle pratiche" e l'ho fatto. Dimmi cosa c'è di male in tutto ciò!» esclamò esasperato Uzumaki.
«Cosa c'è di sbagliato dici? C'è che qui si tratta delle nostre vite! Dio mio, sei così stupido da non rendertene conto?»
Lo sguardo leggermente offuscato di Naruto si posò sulla foto del loro matrimonio. Sorrise, al ricordo della proposta azzardata di Sasuke, e della felicità che aveva provato in quel momento.
«Anche quando mi hai chiesto di sposarti hai agito d'impulso, e c'erano di mezzo le nostre vite» mormorò, con un sorriso amaro.
Alzò lentamente il volto, incontrando quello color catrame dell'Uchiha. Il marito indurì lo sguardo, contraendo la mascella. «Già, ma quello fu un mio errore di valutazione, mi pento amaramente di non averci pensato.»
Crack.
Un suono indistinto, accompagnato da un dolore atroce al petto di Naruto. L'aveva detto. Aveva detto quelle parole che aveva sempre sperato di non sentire.
Mi pento amaramente.
Naruto non distolse mai lo sguardo, e non diede segno di cedimento. A dir la verità, in quel momento non sapeva neanche se fosse vivo. Respirava, quello sì, ma si è vivi solo se si respira? Naruto non lo sapeva, e non avrebbe mai voluto sapere la risposta.
Sasuke, d'altro canto, si era aspettato di tutto. Urla, pianti, oggetti butti all'aria, ma non quello. Non quel silenzio assordante, nel quale non sentiva nemmeno il proprio respiro. Stava respirando? Probabilmente sì, poiché era ancora vivo. Naruto era difronte a lui, lo vedeva, poteva quasi toccarlo, ma era distante. Lo sguardo vacuo che gli rivolse servì a capire quanto in profondità lo aveva ferito. Naruto si alzò, con una grazia che non sapeva essere propria. Guardò per l'ultima volta il volto del marito, e senza esitazioni prese i fogli per l'adozione. Li strinse in una mano, mentre con l'altra si scompigliava i capelli biondi. Sorrise, falsamente, e con una voce fredda, quasi glaciale, disse: «Hai ragione, non avrei dovuto prendere una decisione del genere senza consultarti.» voltò le spalle, e sempre camminando in modo composto uscì. E, per la prima volta, Sasuke sperò di essersi sbagliato.**
Due settimane, quattro giorni, e nove ore. Il tempo complessivo che era passato dall'ultima litigio tra Naruto e Sasuke. Le cose erano tornate apparentemente normali. Continuavano a baciarsi. Continuavano a discutere sulle piccole cose. Continuavano a fare l'amore tutte le sere. Eppure... eppure Sasuke sentiva che qualcosa non andava. Nei loro baci c'era sempre meno passione. Nelle loro liti sempre meno voglia di vincere. Nelle loro ore d'amore sempre meno... amore. Era tutto così... banale. Sempre la solita routine. Si svegliavano, facevano colazione, andavano a lavoro e si rivedevano la sera a casa. Nessuna fuga durante la pausa pranzo. Nessun weekend in un posto sperduto all'insegna del sesso sfrenato. Sapeva che in parte era colpa sua, ma non sapeva cosa fare, mentre vedeva Naruto spegnersi giorno dopo giorno. Alcuni giorni tornava tardissimo, tanto che Sasuke temeva che lo stesse tradendo. Ma ogni volta che quell'idea gli sfiorava la mente, lui la rifiutava. Il suo dobe non l'avrebbe mai fatto. L'amava, ne era certo. Ma allora... perché era sempre più distante? Perché non gli parlava anche della più piccola sciocchezza?
«Allora, come è andata a lavoro?» chiese il moro, tentando di fare conversazione. Il coniuge alzò lo sguardo, guardandolo inizialmente confuso, per poi tornare a guardare il proprio piatto. «Le solite cose che si fanno in ufficio. Sai... scartoffie, clienti esigenti, colleghi esuberanti... il solito» borbottò, per poi portare il proprio piatto -intatto- nel lavandino. Rivolse al marito un sorriso incerto, rispondendo al suo sguardo sorpreso. «Scusa, in questi giorni non ho molta fame» si giustificò, girandosi verso le scale. Le salì lentamente, quasi come se non lo sapesse, per poi dirigersi nella loro camera da letto.
Effettivamente Naruto era dimagrito parecchio, e ogni volta che cenavano spiluccava solo qualcosina. Strano per lui.