Capitolo 4

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Osservo la perla di cioccolato, golosa: le dita me la negano soltanto per una manciata di secondi in più, per poi lasciarmela assaporare.
<< Siete troppo avida di piacere, Caterina >>
La voce che mi rimprovera è suadente, mi accarezza senza farmi rimpiangere le mie scelte. E' per questo che amo il suo suono... Le labbra che la modulano.
<< E voi troppo liberale nel donarlo, Aris. Siamo pari, dunque >>, sorrido, alzandomi dal piccolo trono che mi rende regina nella mia stanza.
Mi sento afferrare per la vita: un braccio mi circonda i fianchi, possessivo, impedendomi di andarmene; sento il suo fiato rovente contro una guancia, e poche parole sussurrate bastano a farmi avvampare: << Potrei offrirvene molto più di quanto immaginate, mia signora >>.
Mi allontano di scatto, prendendo le distanze: proprio in quel momento, Angelo fa il suo ingresso nella camera da letto, portandosi appresso le polveri con cui realizzare sul momento il colore. Ci osserva quasi sprezzante, s'impossessa immediatamente del tavolo da lavoro e si mette all'opera, ignorando il fratello e concentrando la sua attenzione su di me, due iridi di ghiaccio che mi lasciano di sasso.
La somiglianza tra i due è impressionante: non sono gemelli, ma hanno gli stessi capelli cinerini, lo stesso taglio del mento, la stessa andatura sicura e spavalda...
E allo stesso tempo sono come il Giorno e la Notte: l'uno mi adora, l'altro mi odia; nello sguardo del maggiore, l'ardore - negli occhi che adesso mi trafiggono, distacco, astio.
<< Prego, riprendete posizione >>, mi esorta il nuovo arrivato. 
Non so perché obbedisco al suo tono perentorio, perché mi lascio dissuadere dall'incapricciarmi; assecondo il gesto con cui Angelo mi indica di sedermi, docile come non mai... E come sempre, non basta.
<< Abbassate le ciglia, mostratevi più pudica di quel che siete. Fratello, rammentate le vostre origini: non siete un nobile, non avete titolo né terre, essere il cane di una duchessa non dev'essere il vostro obiettivo >>
Aggiunge l'ultima frase con un tono di voce appena percettibile da dove mi trovo, accoccolata sullo scranno che simboleggia il mio rango: forse è per questo che il mio ritratto ha quella nota di velata tristezza, in viso.
Perché anche se Aris appaga il bisogno d'attenzione che mi dilania, soltanto Angelo potrebbe realmente saziarlo.


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