Cry a river, build a bridge, get over it

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~Cry a river, build a bridge, get over it~

Passano vicino al bar della piazza, girano a sinistra del cavalcavia della superstrada e percorrono la stretta stradina che collega il centro alla periferia della città. Si fermano ad osservare il parco, dove i bambini giocano con i cani e gli anziani leggono il giornale.

Un normale parco di città come se ne vedono molti altri. Ma buttato lì, nella vita di una ragazza che deve ancora capire il suo nome... beh, ha un che di magico. Si rende conto di non sapere neanche il nome di quel ragazzo così disponibile verso di lei, così diverso dagli altri che adesso le sta accanto a osservare i bambini che gridano felici.

"Ehm senti... non so come ti chiami." dice imbarazzata.

"Ah, scusa... mi chiamo Dorian" sfoggia un sorriso spontaneo. Lei nota ogni dettaglio del suo volto, ogni lineamento. È colpita da ogni singola parte di lui, di come lui, pur non avendolo mai conosciuto, attragga la sua curiosità. Non può fare altro che sorridere, lui è così... naturale. La fa sentire sé stessa.

- Ma cosa sto pensando? Fino a poco tempo fa non avrei neanche parlato con uno sconosciuto, e adesso addirittura lascio che mi porti in giro dove vuole solo perchè la sua presenza mi fa stare bene? Beh, certo è meglio che sentirmi smarrita per colpa del mio stupido nome segreto - e si mette a ridere.

"Cosa c'è?"

"Cosa... oh, niente, stavo pensando."

"A cosa? Non voglio essere indiscreto..."

"No no, non lo sei, tranquillo. Comunque pensavo al mio nome... al fatto che non lo so. È strano, vero?"

"Sì, è alquanto strano. Però... da una parte penso sia una specie di sfida per te, una missione. Per trovare il tuo nome e, di conseguenza, scoprire te stessa. Secondo me ti aiuta, ti valorizza, ti rende più forte."

"Ehm, grazie, nessuno me l'aveva mai detto."

È imbarazzata, ma cerca di non darlo a vedere. In ogni caso, adesso si sente meglio. E sa di poter riporre la sua fiducia in Dorian. Ne è pienamente consapevole.

La guida verso una destinazione che solo lui conosce. Continua a camminare, lo sguardo fisso davanti a sé. Ogni tanto la guarda con la coda dell'occhio, per controllare se ha bisogno di qualcosa. Ma lei è sempre lì, di fianco a lui, che sorride e si guarda intorno, come se vedesse per la prima volta il luogo in cui vive. Perchè, anche se la città è sempre la stessa, è lei ad essere cambiata. Ma è cambiata dentro, nel profondo, dentro di lei si è insinuata la convinzione che siano gli altri il problema, e non lei. E ci crede sempre di più.

Di colpo si risveglia dai suoi pensieri e si ricorda di essere nel centro della sua città con un ragazzo che l'ha seguita con il pretesto di amarla. Si accorge di essere arrivata in un punto nuovo: adesso sono vicini a un ponte, in una zona della città che non ha mai visto. Lui la tiene delicatamente per la mano e insieme iniziano a salire per una stradina che porta all'imbocco dell'enorme ponte sospeso. È di ferro spesso, verniciato di bianco e laccato per sembrare più lucido. È stato costruito di recente, e solo per questo la vernice non è scrostata, altrimenti lo smog della città trafficata ne avrebbe di sicuro corroso lo strato esterno. Lei si chiede per quale motivo non si sia mai spinta fino a quel punto: è la parte della città che preferisce, per dirla tutta. Sembra una di quelle serene cittadine americane che mischiano il centro sviluppato a una periferia disseminata di villette a schiera, tutte circondate da un ritaglio di terra che chiamano giardino frontale e uno che chiamano giardino sul retro. - Però è strano che mi piaccia così tanto, di solito detesto il posto in cui vivo. Sarà la sua presenza - e pensandolo rivolge uno sguardo timido al suo ammiratore-inseguitore. Lui ricambia sorridendo e annuncia con gioia che hanno finalmente raggiunto la meta.

Lei si gira, e quasi sviene: davanti a lei si estende un panorama mozzafiato, vede la periferia, i prati verdi e umidi e poi il bosco che prima inizia rado e poi inizia a infoltirsi sempre di più. La cosa che la colpisce di più in assoluto è il contrasto tra gli enormi grattacieli che svettano sulla zona circostante e il resto del paesaggio che pare illimitato. Fa correre lo sguardo sulla linea dell'orizzonte, poi in cerchio attorno a sé e infine dall'alto del cielo al profondo del fiume che passa sotto il ponte. Poi, i suoi occhi si posano su colui che è l'artefice di questa meraviglia, colui che l'ha condotta a scoprire quel luogo stupendo.

"È... è bellissimo, grazie." balbetta. Non sa cosa dire, perciò rimane lì a fissarlo imbarazzata, sentendosi arrossire sempre di più. Inaspettatamente una forza sovrumana viene sprigionata da dentro di lei e le dà la forza di spingersi in avanti e appoggiare le labbra a quelle di Dorian. Le allontana solo per respirare e guardarlo negli occhi, poi, con una sicurezza che non credeva di avere, si butta in avanti e si immerge di getto in quello che si potrebbe considerare uno dei baci più appassionati dei suoi ultimi dieci anni di vita.

Si accorge di farlo solo mentre accade, sgrana gli occhi e si allontana.

"Scusa... è che l'atmosfera, e l'energia che mi dai, il momento... tutto. Avremmo dovuto prima conoscerci, poi io non riuscivo a fermarmi e..." mentre si morde nervosamente il labbro, lui le posa un dito sulla bocca.

"Shh..." le prende il viso tra le mani, le sorride e le dice, con voce dolce: "Possiamo fare un gioco per conoscerci meglio. Serve anche per scoprire quante cose abbiamo in comune, ed è semplicissimo: ci sediamo uno vicino all'altra, a turno ognuno fa una domanda a cui rispondiamo sia io che tu"

"E ogni volta che troviamo qualcosa in comune ci abbracciamo"

"Allora lo conoscevi già?"

"Si ma volevo sentirtelo dire". Ride, libera da tutto, la testa svuotata dalle preoccupazioni, il cuore riempito dall'amore.

Si è vero, la vita le ha insegnato a non credere nell'amore a prima vista. Spesso non è vero, è solo una di quelle cotte passeggere che capitano a tutti, che servono solo a confonderci. È una di quelle convinzioni instaurate dentro di noi da amici o tendenze del momento, che però non rispecchia i reali sentimenti e mette in serio dubbio le nostre sensazioni. Ma questa volta sente che non è così. E poi, avverte il bisogno di rischiare.

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